Impegnati perché il centro sinistra vinca le elezioni. Che fare?

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Con questa legge elettorale la sinistra senza alleati ha già perso
di Alfiero Grandi

I partiti dovrebbero affrontare una discussione sui rimedi alla crisi della nostra democrazia, segnalata da un dato inequivoco come l’allontanamento dei cittadini dal voto, che non è affatto normale come si vorrebbe far credere.
La legge elettorale forma il parlamento, il cui ruolo è decisivo nel bene e nel male. Sia quando funziona, sia quando come nell’ultima legislatura ha segnato il punto più basso di credibilità.
Il vero problema è se c’è o meno consapevolezza della gravità del momento e se c’è bisognerebbe trarne la conseguenza che il problema di fondo è bloccare la destra in nome della Costituzione.
Il Coordinamento per la democrazia costituzionale ha manifestato a Enrico Letta appena eletto segretario del PD le ragioni di fondo che spingevano a chiedere una modifica del Rosatellum. Due volte la crisi politica dei governi (Conte 1 e Conte 2) aveva portato alla soglia del voto anticipato. Questo consigliava di non perdere tempo. Una nuova crisi avrebbe potuto portare ad elezioni anticipate senza la possibilità di modificare la legge elettorale. Così è avvenuto con la crisi del governo Draghi e le imminenti elezioni.
La legge elettorale non è sufficiente a risollevare le sorti della democrazia che in Italia, e non solo, deve affrontare una crisi profonda. Tuttavia la legge elettorale forma il parlamento, il cui ruolo è decisivo nel bene e nel male. Sia quando funziona, sia quando come nell’ultima legislatura ha segnato il punto più basso di credibilità.
Il taglio dei parlamentari ha sancito la profondità della crisi e il capovolgimento del rapporto con il governo che nel periodo Draghi ha segnato il ruolo più basso del parlamento, arrivando a decidere sui decreti del governo una camera a turno. L’altra poteva solo ratificare le decisioni di quella che aveva avuto il tempo di esaminare il provvedimento. La Costituzione è stata ignorata e i riconoscimenti del ruolo del parlamento servivano a nascondere la verità.
Il capovolgimento dei ruoli tra governo e parlamento non è iniziato con Draghi ma con il suo governo è diventato regola, preannunciando una tendenza al cambio di fatto della nostra Costituzione. Nel rimpianto del governo Draghi esiste anche questa componente.
I partiti dovrebbero affrontare una discussione sui rimedi alla crisi della nostra democrazia, segnalata da un segnale inequivoco come l’allontanamento dei cittadini dal voto, che non è affatto normale come si vorrebbe far credere.
Tuttavia questo richiede tempo e fatica e per ora è un discorso che (quasi) tutti preferirono rinviare. Quindi concentriamoci sulle prossime elezioni e sulla legge elettorale che troppi non conoscono e alcuni pensano di usare a loro vantaggio.
Il nuovo parlamento
Con il taglio dei parlamentari i futuri deputati saranno 400 e i senatori 200, un terzo in meno della legislatura finita. Di fatto questo porta ad una soglia elettorale implicita di partenza più alta del 3 per cento. Inoltre la legge elettorale prevede che l’elettore esprima (pena annullamento) un voto solo per i collegi uninominali e per la circoscrizione proporzionale. Una previsione incostituzionale ma che resta in vigore perché non è stata cambiata e quindi deciderà del futuro del nostro paese, delle scelte che verranno fatte. Altre previsioni sono incostituzionali perché non garantiscono parità reale di voto ai cittadini e anche queste restano in vigore.
Le conseguenze del voto unico per uninominale e proporzionale sono il punto più grave. Il centro destra ha una distribuzione nel territorio nazionale che potrebbe fargli ottenere gran parte dei collegi uninominali perché chi non sta con la destra è diviso e si attarda in considerazioni che non fanno i conti con la legge elettorale più il taglio dei parlamentari.
È come giocare all’asso di denari. Chi ha l’asso parte in vantaggio, così è per la destra. La destra potrebbe vincere e potrebbe fare anche di più, arrivando ai numeri che consentono di cambiare unilateralmente la Costituzione e il presidenzialismo è il loro obiettivo.
Ci si chiede come potrebbe uno schieramento che non riesce a presentare una coalizione per vari motivi presentarsi insieme nell’uninominale maggioritario, dove chi prende un voto in più fa cappotto. Anche un convinto proporzionalista come sono comprende che la difesa e l’attuazione della nostra Costituzione antifascista e democratica è un punto che può unire uno schieramento ampio senza contraddire le differenze che si debbono manifestare nel proporzionale. Se c’è una coalizione nell’uninominale chi vota il proporzionale automaticamente vota anche per l’uninominale, ma segnala la propria preferenza politica che avrà valore nel proporzionale.
Il vero problema è se c’è o meno consapevolezza della gravità del momento e se c’è bisognerebbe trarne la conseguenza che il problema di fondo è bloccare la destra in nome della Costituzione.
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LETTA PEDALA IN SALITA. CONTE ROSSOVERDE
28 Luglio 2022 su C3dem
Elena Stancanelli, “Giorgia e il potere, lezione per la sinistra” (Corriere della sera). PD E CENTRISTI: Giovanna Vitale, “Letta: irreversibile il no ai 5 stelle. Arriva il nuovo centrosinistra” (Repubblica). Roberta D’Angelo, “Letta pedala in salita. L’addio al M5s divide ancora i dem” (Avvenire). Fabrizio D’Esposito, “I Democratici sono morti democristiani, anzi dorotei” (Il Fatto). Eugenio Fatigante, “Un progetto minimale buono per partire, ma serve uno scatto” (Avvenire). Carmelo Caruso, “Letta non ha ancora la coalizione e mezzo Pd detesta Calenda” (Foglio). Maria Teresa Meli, “Con Calenda la trattativa più difficile” (Corriere della sera). Alessandra Arachi, “Letta: non ci sono veti su Renzi” (Corriere). Stefano Baldolini, “Orlando esorta Letta: bisogna recuperare i valori degli albori della sinistra” (Repubblica). Marianna Rizzini, “I consiglieri del principe /1: Enrico Letta” (Foglio). FDI: Marcello Sorgi, “Gli alleati spiazzati dal ciclone FdI” (La Stampa). Bill Emmot, “Il problema di Giorgia non è il fascismo ma la politica economia anti-europea” (La Stampa). CINQUE STELLE: Giuseppe Conte, “Non è un diktat il tetto dei due mandati” (intervista al Corriere). Simone Canettieri, “Conte rossoverde” (Foglio). SINISTRA: Alfonso Gianni, “Un cartello elettorale contro la destra per salvare la Costituzione ma anche contro la guerra” (Manifesto). Nicola Fratoianni, “Altro che agende Draghi. Su ambiente e sociale servono scelte radicali” (intervista a La Notizia).
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COME INCANALARE LE ENERGIE DELLA SOCIETA’ CIVILE
28 Luglio 2022 su C3dem
Sergio Harari, “Il nostro mondo dopo la pandemia non è migliore” (Corriere della sera). Andrea Nicastro, “Ponte aereo per 400 afghani” (Corriere della sera). Alessio Celestini, Tommaso Di Francesco, Luigi Manconi, “Servono fondi per far vivere il modello Riace” (Manifesto). DEMOCRAZIA: Moises Naim, “Inflazione e sfiducia nella politica, mix devastante per la democrazia” (intervista a La Stampa). Sabino Cassese, “La democrazia non è a rischio. Quello che manca al Paese sono politici davvero capaci” (intervista al Messaggero). Gianluca Salvatori, “Come incanalare le energie della società civile” (Avvenire). Silvia Roggiani, “La carica dei 100 mila volontari dem” (intervista al Manifesto). Ilario Lombardo, “Ombre russe dietro la crisi” (La Stampa). SULLE ELEZIONI: Paolo Pombeni, “E’ l’ora della prova elettorale” (mente politica) e “I programmi dei partiti e i contenuti necessari” (Messaggero). Gianfranco Pasquino, “Il nuovo bipolarismo senza più programmi” (Domani). Giuseppe Gargani, “E’ il momento di superare il personalismo e le liste vanno qualificate con chi ha cultura di governo” (intervista a Il Dubbio). Piero Ignazi, “Solo il fronte repubblicano può arginare le destre” (Domani). Stefano Feltri, “Come evitare che i partiti rendano irrilevanti queste elezioni” (Domani). GOVERNO/ECONOMIA: Paolo Baroni, “Il piano anti-inflazione” (La Stampa). Alessandro Barbera, “Una finanziaria anticipata, e ora il fisco. Draghi: situazione grave, e non si va in ferie” (La Stampa). Federico Fubini, “Tempi stretti sui fondi Ue” (Corriere della sera). Stefano Lepri, “Stretti tra carovita e disoccupazione” (La Stampa). Leonardo Becchetti, “Comunità energetiche per frenare l’inflazione” (Avvenire). INOLTRE: Monica Perosino, “Ucraina, fronte Sud. Kiev vince la battaglia dei ponti” (La Stampa). Stefano Stefanini, “Taiwan, il passo falso di Pechino” (La Stampa).
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L’APPELLO A DRAGHI: “E’ PRONTO, PRESIDENTE, A LASCIARSI TROVARE DAGLI ITALIANI?”
26 Luglio 2022 su C3dem
“Puntare meno sulla carta dell’avversario da demonizzare, puntare un po’ meno sulla carta del paese da salvare e puntare un po’ di più sulla carta del paese da cambiare”, così Claudio Cerasa: “Addio all’agenda Tafazzi” (Foglio). Giorgio Tonini, “Non c’è agenda Draghi senza Draghi candidato. Un appello” (Foglio). Lorenzo Dellai, “Arduo recuperare Draghi, ma va seguita la sua strada” (lettera a Avvenire). Istituto Cattaneo, “Elezioni 2022 ai nastri di partenza”. R. Mannheimer e P. Pasquini, “L’esito di queste elezioni non è affatto scontato” (Il Riformista). Giovanni Diamanti, “I sondaggio premiano il Pd soltanto se si allea con i centristi” (Messaggero). Roberto D’Alimonte, “Se il Pd riuscisse ad acciuffare i centristi…” (intervista al Riformista). Tommaso Ciriaco, “La destra al 60%. Lo scenario da incubo che spaventa il centro sinistra” (Repubblica). Aldo Torchiaro, “Il dubbio di Letta: provare a vincere o vendicarsi di Renzi” (Il Riformista). Umberto Ranieri, “I buoni risultati del Pd quando va da solo” (lettera al Foglio). Intervista a Mara Carfagna che lascia Forza Italia: “No a salti nel buio, il Paese prima di tutto” (Repubblica). Tommaso Labate, “Conte e la tentazione della ‘Cosa Rossa’ sul modello Mélenchon” (Corriere della sera). Daniela Preziosi, “Il Pd pensa a Calenda ma rischia di regalare la sinistra a Conte” (Domani). A sinistra però Gaetano Azzariti avanza “Una proposta radicale per salvare almeno la Costituzione” (Manifesto), e Fabio Vender annota: “Di fronte al Pd una sinistra elettorale senza partito” (Manifesto). Stefano Folli, “Il dilemma di tutti: chi a Palazzo Chigi?” (Repubblica). Angelo Panebianco, “Chi tifa per Putin” (Corriere della sera). SOCIETA’: Dario Di Vico, “Operai al voto. Quanto peseranno globalizzazione e immigrazione” (colloquio con Emilio Reyneri – Foglio). Mario Deaglio, “Condizionatori e divari sociali” (La Stampa).

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Editoriale precedente.
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98535798-4bec-4d19-996b-489d40abad8fIl Pd e le ragioni della responsabilità verso i cittadini

Gentile segretario del Partito democratico, Le scriviamo queste righe presumendo di interpretare i sentimenti di tante cittadine e cittadini che probabilmente non sono mai stati scelti per partecipare alle vostre agorà e che vivono con crescente disagio la situazione che si è creata.

Molti di loro pagano già concretamente i drammatici effetti delle diseguaglianze diffuse e temono che ciò che li aspetta non sia un’inversione di tendenza, ma un aggravamento. È al loro disincanto che inasprisce l’astensionismo che sarebbe corretto guardare, molto più che agli elettori di Forza Italia.

Le scriviamo perché il Suo partito ha in questa tornata elettorale una responsabilità che trascende i limiti consueti della convenienza di parte: senza il Suo partito non è possibile costruire un argine consistente a un possibile governo di destra, che se si insediasse con la larga maggioranza parlamentare che si paventa, potrebbe, se lo volesse, stravolgere i fondamenti costituzionali della Repubblica.

Per questo riteniamo che il Suo compito sia in questo momento quello di fare di tutto affinché si produca un’alleanza credibilmente alternativa alla destra, capace di rispondere alla gigantesca crisi di fiducia nei confronti della politica e quindi in grado di contendere il successo elettorale.

Lei ha certamente tutto il diritto di organizzare una proposta politica alle Sue condizioni, ma ha il dovere di trovare il punto di mediazione tra l’inevitabile convenienza per il Suo partito e una responsabilità supplementare per l’intero Paese, senza la quale il rischio di consegnarsi alla destra resterebbe intatto.

Mentre appartiene al legittimo esercizio delle valutazioni politiche scegliere di interrompere l’alleanza politica con il M5S, potrebbe non essere responsabile politicamente ignorare le proposte per accordi di natura elettorale con il M5S volti a limitare i danni di una pessima legge elettorale (non averla cambiata a tempo dovuto è un altro imperdonabile indice di irresponsabilità di quanti oggi si lamentano del suo mantenimento in vigore). Sarebbe oltretutto non conveniente per il Partito democratico, che senza l’accordo con il M5S rischia di mancare l’obiettivo di contendere il successo elettorale alla destra.

Le ventilate ipotesi di alleanze con personalità e partiti che rappresentano una lunga e mai rinnegata storia di demolizione dei diritti sociali, di ostilità per il ruolo e la funzione del settore pubblico e di ripetuti attacchi alla Costituzione, rischiano di apparire così incoerenti da minare ogni credibilità alla proposta d’insieme.

È incomprensibile perché si consideri ciò che ha fatto il M5S imperdonabile, mentre si guarda con favore ai fuoriusciti da Forza Italia, partito del quale essi hanno condiviso quasi trent’anni di nefandezze. Se l’intento è sedurre gli elettori di Forza Italia, l’effetto sarà solo quello di accentuare la sfiducia e il disorientamento dei tanti cittadini delusi dall’incoerenza della politica.
Infine, la responsabilità politica impone che il Pd si distingua nettamente dalle posizioni della destra in tema di assetto istituzionale del Paese, dichiarando subito e in maniera esplicita il proprio impegno, quale che sia l’esito delle elezioni, a difendere la Costituzione da ogni progetto di trasformazione che punti a indebolire ulteriormente la forma di governo parlamentare.

*Libertà e Giustizia
https://ilmanifesto.it/il-pd-e-le-ragioni-della-responsabilita-verso-i-cittadini
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One Response to Impegnati perché il centro sinistra vinca le elezioni. Che fare?

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