Pace e Disarmo. Nulla di intentato. Da Torino esempio virtuoso per i Comuni sardi
Il consiglio comunale di Torino approva l’odg di sostegno al Trattato ONU per il bando delle armi nucleari (TPNW)
Su Pressenza, 12.06.22 – Coordinamento AGiTe
Abbiamo appreso con grande soddisfazione l’approvazione a larga maggioranza (24 favorevoli 2 contrari) da parte del consiglio comunale di Torino dell’ordine del giorno di sostegno al Trattato ONU che mette al bando le armi nucleari (TPNW), in cui si chiede al nostro governo di partecipare alla conferenza degli Stati parte del trattato. E’ un risultato cui il nostro coordinamento ha lavorato dallo scorso gennaio anniversario dell’entrata in vigore del TPNW, ed in linea con altri pronunciamenti del consiglio comunale di Torino; l’odg approvato contiene anche l’adesione alla campagna “Italia Ripensaci” cui il coordinamento AGITE fa parte dalla sua nascita nel 2017. Ora la richiesta che viene dai cittadini e dalle istituzioni di un’Italia ed un mondo senza più armi nucleari ha ancora più forza e speriamo che anche il governo tenga conto di questa volontà popolare. [segue]
Eravamo già pronti a brindare a questo successo (che non è solo nostro ma di tutta la cittadinanza), quando apprendiamo che, nella stessa seduta del consiglio comunale, è stata approvata una mozione, anch’essa a larga maggioranza (21 favorevoli e 2 contrari), in cui si chiede che Torino diventi sede del cosiddetto “acceleratore” NATO per l’innovazione della difesa (in sigla DIANA, dea della caccia). Aldilà delle belle e complicate parole si tratta di favorire il sorgere di industrie militari tecnologicamente innovative, e ciò va a sposarsi col progetto della Leonardo (principale industria di armi italiana) di realizzare nella nostra città un polo dell’industria militare, progetto che coinvolge comune, regione, politecnico e unione industriale.
Ci spaventa l’idea che Torino si avvii a diventare il polo dell’industria delle armi italiane, che dopo essere stata la città dell’auto, aver rinunciato ad un ruolo significativo nell’innovazione tecnologica sostenibile, si trovi a dover vivere sull’industria della morte; una riconversione al contrario contro cui ci siamo già battuti e continueremo a batterci.
Dispiace che dopo sollecitazioni che negli anni scorsi avevamo fatto nei confronti delle autorità cittadine a discutere di questo problema prima di lanciarsi in avventure, i consiglieri comunali accettino e sponsorizzino questo processo di militarizzazione crescente.
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