Per la Pace in Ucraina e nel Mondo. Nulla di intentato!
Dalla chat whatsapp del Patto per la Sardegna, riportiamo due contributi al dibattito sulla Pace in Ucraina e nel Mondo che riteniamo di generale interesse
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[Angelo] Cari amici,
mentre sono chiuso a casa per via del Covid, rifletto sulle posizioni sull’ Ucraina: armi si, armi no, disarmo incondizionato, responsabilità della NATO, manifestazioni pacifiste, raccolta firme a sostegno del disarmo ecc. Devo confessare di essere abbastanza frastornato e confuso (e non solo per il Covid) a differenza di molti di voi che (beati voi) avete solo certezze ed abbondanza di iniziative conseguenti. Si afferma che le armi portano solo ulteriori morti e si invitano i contendenti ad una pace immediata che mi pare al momento assai poco verosimile anche col generoso sostegno di alcuni di noi.
Mi chiedo, al di là delle belle parole, che alternative concrete diamo al Popolo Ucraino, brutalmente e pretestualmente invaso: senza le “nostre” armi potrebbe certo arrendersi, ma a quali condizioni e con quali perdite di vite umane e di territori (la vicenda israelo-palestinese dovrebbe quanto meno farci riflettere) e poi, in ogni caso, è una decisione che spetta a loro, a noi nel caso resterebbe il rimorso per un pacifismo sterile che non tiene conto delle vittime e che davanti alla violenta sopraffazione “ sta a guardare “ e quindi la incoraggia o tutt’ al più indice qualche marcia o conferenza.
Certo in un mondo ideale le armi andrebbero bandite e le dispute regolate presso organismi internazionali che, se ancora esistono, sono di fatto ostaggio di veti incrociati, vuotate di ogni potere. Ma il mondo non è (ancora) affatto ideale e pieno di tagliagole.
Putin dice che la Russia si sente minacciata dalla NATO, ma la corsa dei Paesi ex Patto di Varsavia verso la NATO, anche quelli tradizionalmente neutrali, dimostra invece che sono questi paesi a sentirsi minacciati dalla Russia e loro sanno, per passate esperienze, cosa questo voglia dire.
Su queste problematiche mi piacerebbe sentire altri punti di vista “non ideologici” ma liberi e non conformisti. Chiedo troppo ? Un caro saluto.
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[Franco] Caro Angelo e cari amici e compagni. Intanto auguri di pronta guarigione a Angelo, e grazie per le sue riflessioni che portano elementi al vivace dibattito in corso in molte sedi (tra cui le nostre chat, blog e pagine fb). Dico la mia. Credo che tutti noi dobbiamo concordare sull’obbiettivo di fondo, sulla finalità, cioè la Pace tra i popoli e la scelta di sostituire sempre le trattative e i negoziati alla guerra. Pertanto attuando per quanto poco possiamo e richiedendo che si attuino le indicazioni/prescrizioni delle vigenti Carte internazionali e ovviamente ridando spazio, vitalità, potere alle Nazioni Unite. Sappiamo tutti in quale stato di debolezza si trovano l’Onu e gli altri organismi mondiali di gestione della Terra. Il nostro impegno va quindi nella direzione di rafforzarli, anche se allo stato appare un’Utopia. Ma questa Utopia, io penso, sia quanto di più realistico oggi ci possa essere e per cui dobbiamo combattere, sapendo che siamo tornati maledettamente indietro rispetto al dopoguerra. Al riguardo io ho come riferimento il movimento Costituzione della Terra, fondato da Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli e altri (https://www.costituenteterra.it). Sulla finalità che credo debba unificarci (credenti, non credenti e altrimenti credenti, come amiamo definire la nostra aggregazione) mi sembra utile riportare alcune considerazioni di Mario Capanna sul perseguire l’abolizione della guerra, facendone un tabù, come è riuscita a fare l’Umanità per tanti altri terribili comportamenti umani (cannibalismo, incesto, schiavitù, …). A mio parere Capanna, che comunque apprezzo nel bilanciamento complessivo della sua storia e personalità, non sempre dice cose condivisibili, ma in questo caso sì, anche perchè si muove nella linea di illustri pensatori e operatori di pace (Capitini, Dolci, Moravia, Cassola, Pasolini, Sciascia, Strada…, per citare solo intellettuali italiani) [rif. Capanna: https://www.radiondadurto.org/2022/05/11/mario-capanna-vicini-a-una-sorta-di-terza-guerra-mondiale-inviare-armi-significa-piu-morti/?fbclid=IwAR2DcOYVPGCww3ydsiqlUCkOKLiqTu7b2N0ZFebdMn-Uyl4Lkbn03CvMYlA] Veniamo invece alla vexata quaestio: gli ucraini si devono difendere, dunque armi sì o armi no? Io credo che gli ucraini debbano difendersi dalla brutale e ingiustificata aggressione russa, come già fanno, e per questo vanno aiutati. Ma come? Con l’invio di armi, le più efficaci, sofisticate, micidiali possibili, come sta facendo la Nato e come stanno facendo direttamente Usa, Gb, Turchia, e i diversi paesi UE? Comunque la pensiamo – io personalmente sono contrario all’invio di armi – davanti al proseguire della guerra con spaventose distruzioni, morti e feriti (soprattutto tra i civili) e al suo allargarsi, fino al possibile conflitto nucleare mondiale, occorre imporre, per quanto possibile il CESSATE IL FUOCO e costringere le parti da subito, anche in corso di combattimenti, a sedersi intorno a un Tavolo permanente per mettere fine al conflitto armato e accordarsi su intese pacifiche e sostenibili. Le parti quali? Presto detto: Russia e Ucraina, Usa, Ue, Cina e altre eventuali (Turchia) con la presenza dell’Onu. In realtà questo Tavolo, più o meno completo, già esiste, ma il confronto avviene molto sottobanco con evidenza pubblica solo di sparate defatigatorie e/o propagandiste. Occorre invece che il Tavolo sia il più possibile formale e visibile, con il massimo di impegno a valorizzarlo, attraverso il sostegno dei grandi (i presidenti in persona e il segretario generale Onu). Tutto questo va sostenuto in tutti i modi possibili e nelle diverse forme tradizionali e/o nuove: marce, appelli, raccolta di firme, sit-in, flash mob… Non lasciamo niente di intentato. Noi dobbiamo fare la nostra parte, per quanto piccola. Come sappiamo, da sempre, il popolo, i popoli nella stragrande maggioranza delle persone vogliono la PACE. I governanti si muovono con altre priorità (spesso, per non dire quasi sempre, non nobili e inconfessabili). Non possiamo nella gran parte dei casi delegittimarli, ma far sentire la nostra voce sì, perchè si muovano positivamente di conseguenza nell’interesse dei popoli che rappresentano. Per ultimo, per noi credenti, ma anche per quanti comunque lo vogliano: dobbiamo pregare per la PACE, pregare perchè gli uomini (l’Umanità) si ritrovino ad essere e comportarsi come fratelli e sorelle e chiedano a Dio di essere aiutati a salvare se stessi e la Terra. Così ci invita a fare anche Papa Francesco, di cui ammiriamo e sosteniamo l’alto magistero. Salute e saluti!
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Manifesto Russell-Einstein
Nel 1955 il filosofo-matematico Bertrand Russell e lo scienziato Albert Einstein si fanno promotori di una importante dichiarazione in favore del disarmo nucleare e della scelta pacifista per l’umanità, sottoscritta da scienziati e intellettuali di prestigio.
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Nella tragica situazione che l’umanità si trova ad affrontare, riteniamo che gli scienziati debbano riunirsi per valutare i pericoli sorti come conseguenza dello sviluppo delle armi di distruzione di massa e per discutere una risoluzione nello spirito del documento che segue.
Non parliamo, in questa occasione, come appartenenti a questa o a quella nazione, continente o credo, bensì come esseri umani, membri del genere umano, la cui stessa sopravvivenza è ora in pericolo. Il mondo è pieno di conflitti, e su tutti i conflitti domina la titanica lotta tra comunismo
e anticomunismo. Chiunque sia dotato di una coscienza politica avrà maturato una posizione a riguardo. Tuttavia noi vi chiediamo, se vi riesce, di mettere da parte le vostre opinioni e di ragionare semplicemente in quanto membri di una specie biologica la cui evoluzione è stata sorprendente e la cui scomparsa nessuno di noi può desiderare.
Tenteremo di non utilizzare parole che facciano appello soltanto a una categoria di persone e non ad altre. Gli uomini sono tutti in pericolo, e solo se tale pericolo viene compreso vi è speranza che, tutti insieme, lo si possa scongiurare.
Dobbiamo imparare a pensare in modo nuovo. Dobbiamo imparare a domandarci non già quali misure adottare affinché il gruppo che preferiamo possa conseguire una vittoria militare, poiché tali misure ormai non sono più contemplabili; la domanda che dobbiamo porci è: “Quali misure occorre adottare per impedire un conflitto armato il cui esito sarebbe catastrofico per tutti?”
La gente comune, così come molti uomini al potere, ancora non ha ben compreso quali potrebbero essere le conseguenze di una guerra combattuta con armi nucleari. Si ragiona ancora in termini di città distrutte. Si sa, per esempio, che le nuove bombe sono più potenti delle precedenti e che se una bomba atomica è riuscita a distruggere Hiroshima, una bomba all’idrogeno potrebbe distruggere grandi città come Londra, New York e Mosca.
È fuor di dubbio che in una guerra con bombe all’idrogeno verrebbero distrutte grandi città. Ma questa non sarebbe che una delle tante catastrofi che ci troveremmo a fronteggiare, e nemmeno
la peggiore. Se le popolazioni di Londra, New York e Mosca venissero sterminate, nel giro di alcuni secoli il mondo potrebbe comunque riuscire a riprendersi dal colpo. Tuttavia ora sappiamo, soprat- tutto dopo l’esperimento di Bikini, che le bombe atomiche possono portare gradatamente alla distruzione di zone molto più vaste di quanto si fosse creduto.
Fonti autorevoli hanno dichiarato che oggi è possibile costruire una bomba 2500 volte più potente di quella che distrusse Hiroshima. Se fatta esplodere a terra o in mare, tale bomba disperde nell’atmosfera particelle radioattive che poi ridiscendono gradualmente sulla superficie sotto forma di pioggia o pulviscolo letale. È stato questo pulviscolo a contaminare i pescatori giapponesi e il loro pescato.
Nessuno sa con esattezza quanto si possono diffondere le particelle radioattive, ma tutti gli esperti sono concordi nell’affermare che una guerra con bombe all’idrogeno avrebbe un’alta probabilità di portare alla distruzione della razza umana. Si teme che l’impiego di molte bombe all’idrogeno possa portare alla morte universale – morte che sarebbe immediata solo per una minoranza, mentre alla maggior parte degli uomini toccherebbe una lenta agonia dovuta a malattie e disfacimento.
In più occasioni eminenti uomini di scienza ed esperti di strategia militare hanno lanciato l’allarme. Nessuno di loro afferma che il peggio avverrà per certo. Ciò che dicono è che il peggio può accadere e che nessuno può escluderlo. Non ci risulta, per ora, che le opinioni degli esperti in questo campo dipendano in alcuna misura dal loro orientamento politico e dai loro preconcetti. Dipendono, a quanto emerso dalle nostre ricerche, dalla misura delle loro competenze. E abbiamo riscontrato che i più esperti sono anche i più pessimisti.
Questo dunque è il problema che vi poniamo, un problema grave, terrificante, da cui non si può sfuggire: metteremo fine al genere umano, o l’umanità saprà rinunciare alla guerra? È una scelta con la quale la gente non vuole confrontarsi, poiché abolire la guerra è oltremodo difficile.
Abolire la guerra richiede sgradite limitazioni alla sovranità nazionale. Ma forse ciò che maggior- mente ci impedisce di comprendere pienamente la situazione è che la parola “umanità” suona vaga e astratta. Gli individui faticano a immaginare che a essere in pericolo sono loro stessi, i loro figli e nipoti e non solo una generica umanità. Faticano a comprendere che per essi stessi e per i loro cari esiste il pericolo immediato di una mortale agonia. E così credono che le guerre potranno continuare a esserci, a patto che vengano vietate le armi moderne.
Ma non è che un’illusione. Gli accordi conclusi in tempo di pace di non utilizzare bombe all’idrogeno non verrebbero più considerati vincolanti in tempo di guerra. Con lo scoppio di un conflitto armato entrambe le parti si metterebbero a fabbricare bombe all’idrogeno, poiché se una parte costruisse bombe e l’altra no, la parte che ha fabbricato le bombe risulterebbe inevitabilmente vittoriosa. Tuttavia, anche se un accordo alla rinuncia all’armamento nucleare nel quadro di una generale riduzione degli armamenti non costituirebbe la soluzione definitiva del problema, avrebbe nondimeno una sua utilità. In primo luogo, ogni accordo tra Oriente e Occidente è comunque positivo poiché contribuisce a diminuire la tensione internazionale. In secondo luogo, l’abolizione delle armi termonucleari, nel momento in cui ciascuna parte fosse convinta della buona fede dell’altra, diminuirebbe il timore di un attacco improvviso come quello di Pearl Harbour, timore che al momento genera in entrambe le parti uno stato di agitazione. Dunque un tale accordo andrebbe accolto con sollievo, quanto meno come un primo passo.
La maggior parte di noi non è neutrale, ma in quanto esseri umani dobbiamo tenere ben presente che affinché i contrasti tra Oriente e Occidente si risolvano in modo da dare una qualche soddisfa- zione a tutte le parti in causa, comunisti e anticomunisti, asiatici, europei e americani, bianchi e neri, tali contrasti non devono essere risolti mediante una guerra. È questo che vorremmo far capire, tanto all’Oriente quanto all’Occidente.
Ci attende, se lo vogliamo, un futuro di continuo progresso in termini di felicità, conoscenza e saggezza. Vogliamo invece scegliere la morte solo perché non siamo capaci di dimenticare le nostre contese? Ci appelliamo, in quanto esseri umani, ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità, e dimenticate il resto. Se ci riuscirete, si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; altrimenti, vi troverete davanti al rischio di un’estinzione totale.
Invitiamo questo congresso, e per suo tramite gli scienziati di tutto il mondo e la gente comune, a sottoscrivere la seguente mozione:
In considerazione del fatto che in una futura guerra mondiale verrebbero certamente impiegate armi nucleari e che tali armi sono una minaccia alla sopravvivenza del genere umano, ci appelliamo con forza a tutti i governi del mondo affinché prendano atto e riconoscano pubblicamente che i loro obbiettivi non possono essere perseguiti mediante una guerra mondiale e di conseguenza li invitiamo a trovare mezzi pacifici per la risoluzione di tutte le loro controversie.
Albert Einstein Bertrand Russell
Max Born
(Premio Nobel per la fisica)
Percy W. Bridgman
(Premio Nobel per la fisica)
Leopold Infeld
(Professore di fisica teorica)
Frédéric Joliot-Curie
(Premio Nobel per la chimica)
Herman J. Muller
(Premio Nobel per la fisiologia e medicina)
Linus Pauling
(Premio Nobel per la chimica)
Cecil F. Powell
(Premio Nobel per la fisica)
Józef Rotblat (Professore di fisica)
Hideki Yukawa
(Premio Nobel per la fisica)
Trad. it. di Aurelia Martelli
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