No alla guerra in Ucraina e nel mondo

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Il Coordinamento per la democrazia costituzionale condanna fermamente l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, chiede l’immediato cessate il fuoco, il ritiro delle truppe russe e l’avvio di vere trattative.
La posizione dell’Italia si deve fondare, in primo luogo, sull’articolo 11 della nostra Costituzione, che prevede il ripudio della guerra per la soluzione di controversie internazionali, nonché sul divieto dell’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza degli Stati, come previsto dal quarto comma dell’articolo 2 della Carta dell’Onu. [segue]
Le Nazioni Unite sono la sede appropriata di una mediazione, cui possono contribuire istituzioni internazionali, paesi estranei al conflitto, o personalità, e che deve avere come primo e immediato obiettivo il cessate il fuoco. E’ evidente infatti che nessun dialogo può svolgersi fruttuosamente sotto il ricatto dei bombardamenti che fanno vittime tra i civili.
Una pace duratura non può che fondarsi sulla neutralità dell’Ucraina, escludendo un suo ingresso nella Nato e su una soluzione condivisa dalle popolazioni dello status della Crimea e del Donbass, già martoriato da un sanguinoso conflitto che dura da otto anni.
La via dell’inasprimento delle sanzioni economiche non dà effetti in tempi ravvicinati e quelli che dà ricadono generalmente sui popoli e non sui loro governi. Mentre la scelta dell’invio delle armi agli ucraini così come è stato deciso dal nostro governo con un decreto-legge e poi dal parlamento con un voto quasi unanime si muove in una direzione diversa e non priva di rischi per il nostro paese. Rischi che sarebbero ancora accresciuti se fosse accolta la richiesta ucraina di una no fly zone o dell’invio di aerei Nato.
Siamo convinti che una trattativa sia l’unica strada razionale, a meno che non si voglia portare il mondo sulla soglia, e forse oltre, di una terza guerra mondiale generalizzata. Una trattativa che nel disegnare il futuro dell’Ucraina deve tener conto delle ragioni degli eventi di oggi, e delle relative responsabilità.
Vi è la responsabilità dell’attuale gruppo dirigente della Russia. Putin, reprimendo duramente ogni dissenso interno, rilegge la storia in modo sbagliato e unilaterale, guardando al recupero dello status di grande potenza per progressive acquisizioni territoriali, e negando l’esistenza stessa di un’autonomia ucraina. Al tempo stesso, l’allargamento della Nato a paesi ex-sovietici ed ex-jugoslavi ha contribuito negli anni a disegnare un isolamento della Russia che è stato considerato un errore da personaggi certo non sospetti come Kennan, Kissinger e lo stesso Prodi.
Ci si può dividere ed avere sensibilità diverse nel valutare ragioni e responsabilità. Ma di certo la risposta non è nel ricorso alle armi e nella spinta a un riarmo generalizzato che si sta manifestando in Europa ed anche in Italia, dove la Camera dei deputati si è espressa per un incremento della spesa annuale complessiva del settore difesa in misura non inferiore al 3,5 per cento del totale del bilancio finale dello Stato, sottraendo risorse per la spesa sociale.
È invece indispensabile intensificare e potenziare la trattativa in corso che, per quanto esile, non si è mai interrotta. E’ necessario che venga assicurata la massima protezione e la migliore accoglienza ai profughi delle zone di guerra, come da ogni altra parte del mondo. E’ necessario che i movimenti per la pace, pur con differenze di approccio, si uniscano sotto la bandiera dell’arcobaleno. E’ necessario che le intense parole di papa Francesco, e l’esempio laico e appassionato di Gino Strada, diventino bandiere del movimento per la pace. E’ necessario che quella che il New York Times definì, ai tempi del “No alla guerra in Iraq”, come la “seconda potenza mondiale”, torni a ripopolare le piazze e i paesi.
Sappiamo bene che il mondo, dopo la pandemia, le crisi economiche e soprattutto questa guerra non sarà più come prima e saremo chiamati a nuovi e più complessi compiti. Ma ora è urgente e prioritario fermare ogni massacro in quella parte del nostro continente che già molte guerre ha partorito e conosciuto.
La Presidenza del Coordinamento invita tutti i comitati locali, con tutti coloro che sono disponibili, a cercare unità sugli obiettivi di pace, a dare vita a manifestazioni e iniziative che mettano la vita e le persone al centro degli obiettivi contro la volontà di potenza e le derive di supremazia nazionalista.
La Presidenza del Coordinamento per la democrazia costituzionale
Roma, 26 marzo 2022

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