A un amico della Toniolo
LA TONIOLO È QUELLA COSA …
(a Nanni Murgia)
Dalla via Fara partirono,
alla conquista di un futuro immaginato
non lontano dalla ratantina
che tutti anni ritornava
prima della passione.
[segue]
Protettiva – a quel tempo -
l’ombra del campanile.
Innocenti i primi sguardi rubati in vicoli
lastricati da sassi ovaloidi levigati.
Da Sassari – si dice – arrivassero.
“Squadrone” si auto-battezzarono.
Ma era solo boria.
Il mondo non tremò al loro passaggio.
Appena ingannarono l’ingenuo
che pretese di acquistare quell’ombra
nella drogheria di Pirlo.
Che un giorno partirono
- senza ricordare esattamente quando fu -
questo, sì, è vero;
nessuno lo potrà mai negare.
Ma di dove ciascuno piantò la propria tenda
-frammento non secondario del patrimonio genetico -
non tutto si è venuto sapere.
Fu quando la campana incominciò a chiamarli
ad uno ad uno …
Erano tutti maschi, sì, anche questo è vero,
ma a quel tempo è così che si costumava.
Ritornarono all’ombra di quel campanile,
si annusarono,
ebbero nostalgia.
Si domandarono, l’un l’altro,
dei misteri del destino.
Ma si riconobbero, sì, anche questo è vero.
Perché l’odore della domenica mattina
lungo la via Azuni
gli era rimasto appiccicato nell’anima,
e nel cuore.
Le foglie decidue,
per quanto l’albero sia possente,
son destinate a cadere, ad una ad una.
Anche se fossero petali di rosa profumata.
Sì’, anche se fossero di rosa,
anche se ci ricordassero
di quando uscivamo da casa con la bardunfula in tasca
e facevamo la fila
per il ping-pong.
Sì. Il tennis tavolo.
È per questo che ritorniamo,
ogni volta che il banditore
ci raccomanda di vestirci a lutto.
In via Fara tutto è cambiato,
salvo il campetto della murialla
dove Giampiero si illudeva di emulare Hamrin.
Oggi è toccato a Nanni.
2 marzo 2022
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Gianni Loy
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