Oggi sabato 29 gennaio 2022
——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————————-
Camillo Bellieni 100 anni fa ad oggi c’indicava la via sardista al federalismo
29 Gennaio 2022
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Nel 1921 nascevano insieme il Partito comunista e il Partito sardo, due partiti rivoluzionari, uniti da una comune idea di trasformazione delle istituzioni, il federalismo. Mentre Gramsci si batteva per uno Stato federale formato da cinque macroaree, Sardegna, Sicilia, Nord, Centro e Sud, Lussu delineava un federalismo fondato sulle regioni. Al secondo Congresso del […]
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Ecco la proposta vincente di Salvini!
29 Gennaio 2022
Amsicora su Democraziaoggi.
Ecco la nuova proposta vincente di Salvini. Leggete e capirete il nome del nuovo presidente voluto dal kingkaker leghista. E non dite che Matteo non è uno statista!
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LA COSTITUZIONE DELLA TERRA HA BISOGNO DI UNA SOCIETÀ GLOBALE
26 GENNAIO 2022 / COSTITUENTE TERRA / IL PROCESSO COSTITUENTE / su Costituente Terra.
“Credo che la sfida sia quella di riuscire a conservare – anzi a “rifondare” – un costituzionalismo che operi localmente, se si vuole dare forza ad un costituzionalismo oltre lo Stato”
di Gaetano Azzariti su il manifesto (ripreso su chiesadeipoverichiesaditutti).
[segue]
L’idea di una Costituzione cosmopolitica ha origini antiche, Kant ne è il padre nobile. Una prospettiva che è da sempre al centro della riflessione teorica di Luigi Ferrajoli e che da ultimo viene rilanciata sul piano più propriamente politico e culturale. Lo scopo dichiarato è infatti quello di “dar vita ad un movimento d’opinione”. Alcune iniziative sono già state organizzate assieme a Raniero La Valle, ed ora viene pubblicato il testo “teorico”, con – in appendice – una bozza di 100 articoli di “Costituzione per la Terra”.
È questa una sfida che chiama in primo luogo in causa il costituzionalismo moderno. Lo ha evidenziato su queste pagine Pietro Bevilacqua: la proposta di una costituzione universale “nasce da una conclamata insufficienza della tradizione giuridica occidentale, quella del costituzionalismo”. Si potrebbe pensare a questo punto che sia utile abbandonare una via (quella del costituzionalismo nazionale) per abbracciare l’altra (quella del costituzionalismo universale). In fondo nel derby tra sovranisti e cosmopoliti l’alternativa è spesso riproposta.
La mia opinione, invece, è che si debbano tenere strettamente legate le due dimensioni: quella globale per affrontare le catastrofi che coinvolgono l’intero pianeta, quella locale per riuscire a imporre limiti e vincoli ai poteri selvaggi degli Stati sovrani e dei mercati globali, a garanzia dei diritti fondamentali delle persone e dei beni comuni di tutti. Volendo riprendere uno slogan di successo potrebbe sintetizzarsi così il futuro del costituzionalismo moderno: “Pensare globalmente, agire localmente”.
Non v’è dubbio, infatti, che ormai e da tempo la sfida del costituzionalismo esige una risposta globale che non può essere fornita solo a livello locale. Dall’emergenza eco-ambientale alle guerre diffuse, dalla lesione delle libertà e dei diritti delle persone migranti alle garanzie che assicurino il rispetto della dignità di tutti e dei subalterni in specie, dalla regolamentazione dei mercati e della finanza alle tutele del lavoro, dalla difesa dei beni comuni alla limitazione e controllo democratico dei poteri sovrani, sono tutte questioni che si pongono a fondamento della convivenza e che richiedono un sistema di salvaguardia in grado di operare anche sul piano internazionale.
È però da chiarire un punto: non è sufficiente scrivere un testo costituzionale, per quanto illuminato, affinché si possa ritenere di avere conseguito il risultato di una società globale nella quale la garanzia dei diritti sia assicurata e la limitazione dei poteri fissata; che rappresenta la ragion d’essere di un costituzionalismo normativo. È dunque sulla forza (o capacità) di imporsi ai sovrani pubblici e privati (Stato e mercato) che si deve misurare il futuro del costituzionalismo, sia quello nazionale che quello cosmopolitico.
Ebbene se spostiamo lo sguardo su questo aspetto scopriamo che non sono i testi costituzionali a mancare, neppure a livello sovranazionale. Le costituzioni democratiche nazionali certamente, ma anche la Carta dell’Onu e i tanti trattati o convenzioni sottoscritte dagli Stati e che forniscono – sulla carta – una fitta rete di garanzie. Tanto questo è vero che la stessa proposta di “Costituzione per la Terra” viene presentata come un modo per “rifondare il patto di convivenza pacifica” tra tutti i popoli, visto che sino ad ora il sistema delle garanzie è rimasto “vistosamente ineffettivo”. Se di questo si tratta – e mi sembra indiscutibile – bisogna interrogarsi sulle cause, non potendo illudersi che un’ennesima Carta dei diritti universale di per sé possa avere un diverso destino di inattuazione.
In proposito Ferrajoli evidenzia l’importanza di creare istituzioni di garanzia di carattere sovranazionale e funzioni globali di governo che possano assicurare il rispetto dei principi di giustizia sostanziale indicati nella “Costituzione della Terra”. Ma anche in questo caso non può dirsi non esistano organi sovranazionali istituiti da tempo. Sia istituzioni di governo come l’Assemblea dell’Onu o l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sia istituzioni economiche e finanziarie come la Banca Mondiale o l’Organizzazione Mondiale del Commercio, sia istituzioni di garanzia come il Tribunale penale internazionale, se non anche quei tribunali d’opinione che giudicano sulle responsabilità politiche e sociali degli Stati alla ricerca dei “crimini di sistema” e che emanano “giudizi di verità”. Esperienze, per quanto esemplari, non in grado di contrastare – tantomeno prevenire – i crimini perpetrati nelle più diverse parti del mondo. Rimane aperta dunque la domanda: quali le cause di questa debolezza delle istituzioni della globalizzazione e del costituzionalismo sovranazionale?
La risposta a questa così impegnativa domanda ci porterebbe a riflettere sui presupposti materiali necessari per dare forza alle Costituzioni qualunque sia la dimensione spaziale. Scopriremmo allora che è l’assenza di un popolo organizzato e consapevole dei suoi diritti – di un soggetto costituente reale – che rende fragile ogni prospettiva. Discorso lungo e complesso. Mi limito a una considerazione puramente istituzionale, che assume lo stato di fatto come realtà, ma cercando di scrutare ad un possibile futuro.
Certamente è vero che a fronte della ancora forte debolezza nel farsi valere delle carte dei diritti sovranazionali e delle istituzioni globali, assistiamo ad una parallela crisi di effettività e capacità prescrittiva anche delle costituzioni e delle istituzioni di garanzia costituzionale nazionali, impossibilitate – se isolatamente considerate – ad affrontare temi universali, che coinvolgono i popoli del mondo e non solo quelli del proprio territorio nazionale. Ma è anche evidente – e la tragedia planetaria della pandemia ha mostrato anche ai più ciechi – il valore e il ruolo insostituibile degli Stati: è a livello locale che si assicurano i diritti fondamentali, mentre sono i poteri e le istituzioni regionali che forniscono i mezzi per renderli effettivi.
Così, la salute, le cure gratuite, la distribuzione dei farmaci, la salvaguardia della natura, il salvataggio – in mare e in terra – delle vite, la regolamentazione dei flussi migratori, i diritti del lavoro, la tutela dei disabili, l’eguaglianza tra le persone, le libertà sociali e politiche, la democraticità delle istituzioni, i limiti dei poteri politici nazionali (non invece quelli globali e dei mercati), hanno tutti una dimensione nazionale, che certamente si intreccia con quella globale, ma non è da questa assorbita. Per questo io credo che la sfida sia quella di riuscire a conservare – anzi a “rifondare” – un costituzionalismo che operi localmente, se si vuole dare forza ad un costituzionalismo oltre lo Stato.
(dal Manifesto del 21 gennaio 2022)
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Gaetano Azzariti
GAETANO AZZARITI è professore ordinario di “Diritto costituzionale” presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, dove insegna anche “Istituzioni di Diritto pubblico”.
Ha organizzato ed è stato relatore in seminari e convegni sia in ambito nazionale che internazionale, partecipando attivamente alle attività culturali promosse in sede accademica. Ha fatto parte del Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti per il triennio 2009-2012, durante il quale ha fondato e diretto la Rivista dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti. È stato presidente dell’Associazione “Gruppo di Pisa”, per lo studio del diritto costituzionale per il triennio 2014-2016. È presidente dell’Associazione “Salviamo la Costituzione: aggiornarla, non demolirla”. Attualmente è direttore di due riviste: “Politica del Diritto” (cartacea) e “Costituzionalismo.it” (telematica). Collabora inoltre con numerose altre riviste scientifiche e, in particolare, fa parte del Consiglio direttivo di “Democrazia e Diritto”, del Comitato scientifico di “Giurisprudenza Costituzionale”, del Comitato scientifico di “Nomos. Le attualità del diritto”. Editorialista del quotidiano “il manifesto”, svolge un’intensa attività pubblicistica.
Tra le ultime monografie pubblicate si segnalano: Critica della democrazia identitaria (Laterza 2005), Studi sui diritti in Europa (Aracne 2006), Diritto e conflitti (Laterza 2010), Il costituzionalismo moderno può sopravvivere? (Laterza 2013), Contro il revisionismo costituzionale. Tornare ai fondamentali (Laterza 2016), «È dell’uomo che devo parlare». Rousseau e la democrazia costituzionale (Mucchi 2020).
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