RICERCA CNA. Competitività territoriale: analisi comparata del sistema socio economico della Sardegna nel contesto europeo
La notizia
Imprese, per la Cna Sardegna fanalino di coda in Europa per qualità della vita
Sardegna fanalino di coda per qualità della vita, benessere, distribuzione della ricchezza. Ma non solo, sempre secondo la ricerca il 75% delle regioni d’Europa è più competitiva dell’isola con performance peggiori di Cipro, Baleari, Canarie e Croazia.
Il 98% delle regioni europee ha più laureati della Sardegna e l’isola ha una capacità innovativa inferiori di oltre il 90% rispetto alle altre regioni del vecchio continente.
“Non si può parlare – hanno detto Bruno Marras e Francesco Porcu, presidente e segretario regionali di Cna – di competitivita in una regione in cui solo l’11% dei residenti tra 25 e 64 anni risulta in possesso di un titolo di studio universitario”. Il tasso di disoccupazione dei giovani è il più elevato tra le regioni italiane e tra i primi dieci in Europa.
E non va bene anche il turismo. Per Cna l’isola registra dati negativi rispetto ai concorrenti e si piazza agli ultimi posti negli arrivi limitando la stagione estiva al periodo di Ferragosto: i turisti si fermano in Sardegna mediamente poco più di cinque notti contro le circa 7 di chi trascorre le vacanze nelle Canarie o a Creta o le 6 a Cipro e nelle Baleari.
Ma cosa si può fare nel concreto per migliorare la situazione? Queste le richieste della Confederazione: “Semplificare la filiera istituzionale-amministrativa e riconfigurare il bilancio dalla Regione la cui composizione è un deterrente alla crescita: necessario investire su giovani, istruzione, innovazione e ricerca”.
Per il Cna, nemmeno la Zona Franca può essere una soluzione. “Non risulterebbe decisivo – spiega l’organizzazione – senza interventi più strutturali. Le stesse isole Canarie non hanno ottenuto performance di competitività migliori grazie alla zona franca doganale e fiscale”.
La zona franca, per quello che si può fare, e cioè i punti franchi doganali (a Cagliari il punto franco doganale si può fare da dodici anni) è poca cosa, ma comunque poca cosa buona, che porterebbe pochi ma preziosi posti di lavoro e, inoltre, costituirebbe opportunità di attrazione di altri investimenti, come ci insegna l’esperienza di Barcellona: cara CNA non buttare questa opportunità aggiungendoti alla schiera dei “benaltristi” e dando quindi alibi a chi questa tipologia di zona franca (ripetiamo consentita dall’UE) non la vuole proprio fare. A proposito: che fa il Sindaco di Cagliari che dell’ente di gestione della zona franca di Cagliari dovrebbe essere naturalmente il presidente? Quanto alle cd “zone franche urbane”, sono anch’esse opportunità realizzabili con i soldi europei già disponbili nelle casse della Regione. Si tratterebbe pertanto di “riprogrammare” interventi altrove destinati (per il Sulcis il discorso è diverso). Occorre quindi rifletterci bene, ma da subito. Senza oneri ulteriori e utilizzando i copiosi finanziamenti alla ricerca universitaria allo scopo orientabile per uno studio ad hoc (basterebbero alcune borse di ricerca, magari in capo a ricercatori in azienda finanziati con il progetto Innovare).