DIRITTO al LAVORO DIRITTO al REDDITO
INAUGURAZIONE SEDE NAZIONALE DELLA CSS – Via Marche, 9 Cagliari - Il programma di oggi (col direttore di Aladinpensiero e il presidente della Casa del quartiere Is Mirrionis)..
Ore 16.30 Conferenza/Dibattito “Reddito di cittadinanza legato all’impegno nel sociale, al lavoro utile e dignitoso nel proprio Comune e territorio”. Confronto tra sociologi ed operatori delle Comunità terapeutiche e del mondo del Volontariato. Coordinano Franco Meloni e Terenzio Calledda.
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SARDEGNA MONITORAGGIO RDC
Dati a settembre 2019.
A settembre 2019 il 5,7% dei nuclei familiari residenti in Sardegna è beneficiario del Reddito/Pensione di Cittadinanza,
per un totale di 40.457 nuclei suddivisi tra Pensione di Cittadinanza (10,6%) e Reddito di Cittadinanza (89,4%). L’ambito
con il più alto numero di nuclei beneficiari è quello di Sassari. La media dell’importo mensile per i nuclei beneficiari
RDC/PDC è pari a 468,8 euro ed è più bassa della media nazionale, ma la Sardegna è la regione con la più alta percentuale
regionale di beneficiari che ricevono tra i 1001 e i 1380 euro (il 9,5%). Il 46,1% dei nuclei beneficiari è composto da
1 single (sopra la media nazionale) e le famiglie con almeno un minore sono il 27,3%. Il 51,9% dei nuclei beneficiari RdC
è indirizzato ai Centri per l’Impiego (sopra la media nazionale), il 41% è indirizzato ai Servizi Sociali (sotto la media
nazionale), mentre il 7,1% dei nuclei beneficiari non è tenuto agli obblighi (poco sotto la media nazionale).
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ITALIA
Dati a settembre 2019.
A settembre 2019 il 3,54% dei nuclei familiari italiani è beneficiario del Reddito/Pensione di Cittadinanza, per
un totale di 904.267 nuclei suddivisi tra Pensione di Cittadinanza (12,6%) e Reddito di Cittadinanza (87,4%).
L’incidenza sul totale dei nuclei residenti nel mezzogiorno è del 6,8%, nel centro è del 2,6% e nel nord del
1,1%. La regione con l’incidenza più alta di nuclei beneficiari è la Campania (8,1% dei nuclei residenti). Il
38,9% dei nuclei beneficiari RDC/PDC è composto da 1 single e le famiglie con almeno un minore sono il
35,2%. In tutte le regioni ad eccezione del Veneto, la maggior parte dei nuclei beneficiari RDC riceve un
beneficio superiore ai 401 euro mensili. Il 48,6% dei nuclei beneficiari RDC è indirizzato ai Centri per l’Impiego,
il 46% è indirizzato ai Servizi Sociali, mentre il 5,4% dei nuclei beneficiari non è tenuto agli obblighi.
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Torna a crescere la povertà assoluta
Nel 2020, sono in condizione di povertà assoluta poco più di due milioni di famiglie (7,7% del totale da 6,4% del 2019) e oltre 5,6 milioni di individui (9,4% da 7,7%).
Dopo il miglioramento del 2019, nell’anno della pandemia la povertà assoluta aumenta raggiungendo il livello più elevato dal 2005 (inizio delle serie storiche).
Per quanto riguarda la povertà relativa, le famiglie sotto la soglia sono poco più di 2,6 milioni (10,1%, da 11,4% del 2019).
16 GIUGNO 2021
La percentuale di famiglie che si trovano in povertà assoluta nel Mezzogiorno
7,6% al Nord, 5,4% al Centro
9,4%
Numero di minori in povertà assoluta (13,5%)
1,3 mln
L’incidenza della povertà assoluta tra i cittadini stranieri residenti (26,9% nel 2019)
È il 7,5% tra gli italiani (5,9% nel 2019).
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Lettera di Papa Francesco ai movimenti e alle organizzazioni popolari: “Forse è giunto il momento di pensare a una forma di retribuzione universale di base che riconosca e dia dignità ai nobili e insostituibili compiti che svolgete; un salario che sia in grado di garantire e realizzare quello slogan così umano e cristiano: nessun lavoratore senza diritti”.
Ai fratelli e alle sorelle dei movimenti e delle organizzazioni popolari
Cari amici,
Ricordo spesso i nostri incontri: due in Vaticano e uno a Santa Cruz de la Sierra, e confesso che questa “memoria” mi fa bene, mi avvicina a voi, mi fa ripensare ai tanti dialoghi avvenuti durante quegli incontri, ai tanti sogni che lì sono nati e cresciuti, molti dei quali sono poi diventati realtà. Ora, in mezzo a questa pandemia, vi ricordo nuovamente in modo speciale e desidero starvi vicino.
In questi giorni, pieni di difficoltà e di angoscia profonda, molti hanno fatto riferimento alla pandemia da cui siamo colpiti ricorrendo a metafore belliche. Se la lotta contro la COVID-19 è una guerra, allora voi siete un vero esercito invisibile che combatte nelle trincee più pericolose. Un esercito che non ha altre armi se non la solidarietà, la speranza e il senso di comunità che rifioriscono in questi giorni in cui nessuno si salva da solo. Come vi ho detto nei nostri incontri, voi siete per me dei veri “poeti sociali”, che dalle periferie dimenticate creano soluzioni dignitose per i problemi più scottanti degli esclusi.
So che molte volte non ricevete il riconoscimento che meritate perché per il sistema vigente siete veramente invisibili. Le soluzioni propugnate dal mercato non raggiungono le periferie, dove è scarsa anche l’azione di protezione dello Stato. E voi non avete le risorse per svolgere la sua funzione. Siete guardati con diffidenza perché andate al di là della mera filantropia mediante l’organizzazione comunitaria o perché rivendicate i vostri diritti invece di rassegnarvi ad aspettare di raccogliere qualche briciola caduta dalla tavola di chi detiene il potere economico. Spesso provate rabbia e impotenza di fronte al persistere delle disuguaglianze persino quando vengono meno tutte le scuse per mantenere i privilegi. Tuttavia, non vi autocommiserate, ma vi rimboccate le maniche e continuate a lavorare per le vostre famiglie, per i vostri quartieri, per il bene comune. Questo vostro atteggiamento mi aiuta, mi mette in questione ed è di grande insegnamento per me.
Penso alle persone, soprattutto alle donne, che moltiplicano il cibo nelle mense popolari cucinando con due cipolle e un pacchetto di riso un delizioso stufato per centinaia di bambini, penso ai malati e agli anziani. Non compaiono mai nei mass media, al pari dei contadini e dei piccoli agricoltori che continuano a coltivare la terra per produrre cibo senza distruggere la natura, senza accaparrarsene i frutti o speculare sui bisogni vitali della gente. Vorrei che sapeste che il nostro Padre celeste vi guarda, vi apprezza, vi riconosce e vi sostiene nella vostra scelta.
Quanto è difficile rimanere a casa per chi vive in una piccola abitazione precaria o per chi addirittura un tetto non ce l’ha. Quanto è difficile per i migranti, per le persone private della libertà o per coloro che si stanno liberando di una dipendenza. Voi siete lì, presenti fisicamente accanto a loro, per rendere le cose meno difficili e meno dolorose. Me ne congratulo e vi ringrazio di cuore. Spero che i governi comprendano che i paradigmi tecnocratici (che mettano al centro lo Stato o il mercato) non sono sufficienti per affrontare questa crisi o gli altri grandi problemi dell’umanità. Ora più che mai, sono le persone, le comunità e i popoli che devono essere al centro, uniti per guarire, per curare e per condividere.
So che siete stati esclusi dai benefici della globalizzazione. Non godete di quei piaceri superficiali che anestetizzano tante coscienze, eppure siete costretti a subirne i danni. I mali che affliggono tutti vi colpiscono doppiamente. Molti di voi vivono giorno per giorno senza alcuna garanzia legale che li protegga: venditori ambulanti, raccoglitori, giostrai, piccoli contadini, muratori, sarti, quanti svolgono diversi compiti assistenziali. Voi, lavoratori precari, indipendenti, del settore informale o dell’economia popolare, non avete uno stipendio stabile per resistere a questo momento… e la quarantena vi risulta insopportabile. Forse è giunto il momento di pensare a una forma di retribuzione universale di base che riconosca e dia dignità ai nobili e insostituibili compiti che svolgete; un salario che sia in grado di garantire e realizzare quello slogan così umano e cristiano: nessun lavoratore senza diritti.
Vorrei inoltre invitarvi a pensare al “dopo”, perché questa tempesta finirà e le sue gravi conseguenze si stanno già facendo sentire. Voi non siete dilettanti allo sbaraglio, avete una cultura, una metodologia, ma soprattutto quella saggezza che cresce grazie a un lievito particolare, la capacità di sentire come proprio il dolore dell’altro. Voglio che pensiamo al progetto di sviluppo umano integrale a cui aneliamo, che si fonda sul protagonismo dei popoli in tutta la loro diversità, e sull’accesso universale a quelle tre T per cui lottate: “tierra, techo y trabajo” (terra – compresi i suoi frutti, cioè il cibo –, casa e lavoro). Spero che questo momento di pericolo ci faccia riprendere il controllo della nostra vita, scuota le nostre coscienze addormentate e produca una conversione umana ed ecologica che ponga fine all’idolatria del denaro e metta al centro la dignità e la vita. La nostra civiltà, così competitiva e individualista, con i suoi frenetici ritmi di produzione e di consumo, i suoi lussi eccessivi e gli smisurati profitti per pochi, ha bisogno di un cambiamento, di un ripensamento, di una rigenerazione. Voi siete i costruttori indispensabili di questo cambiamento ormai improrogabile; ma soprattutto voi disponete di una voce autorevole per testimoniare che questo è possibile. Conoscete infatti le crisi e le privazioni… che con pudore, dignità, impegno, sforzo e solidarietà riuscite a trasformare in promessa di vita per le vostre famiglie e comunità.
Continuate a lottare e a prendervi cura l’uno dell’altro come fratelli. Prego per voi, prego con voi e chiedo a Dio nostro Padre di benedirvi, di colmarvi del suo amore, e di proteggervi lungo il cammino, dandovi quella forza che ci permette di non cadere e che non delude: la speranza. Per favore, anche a voi pregate per me, che ne ho bisogno.
Fraternamente,
Città del Vaticano, 12 aprile 2020, Domenica di Pasqua.
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Pubblichiamo di seguito una parte del testo del Videomessaggio che il Santo Padre Francesco ha inviato ai partecipanti alla seconda Sessione del IV Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari (EMMP), che si è svolta sabato 16 ottobre 2021 online .
[…] 4. Tempo di agire
Spesso mi dicono: “Padre, siamo d’accordo, ma in concreto, che dobbiamo fare?”. Io non ho la risposta, perciò dobbiamo sognare insieme e trovarla insieme. Tuttavia, ci sono misure concrete che forse possono permettere qualche cambiamento significativo. Sono misure che si trovano nei vostri documenti, nei vostri interventi, e di cui ho tenuto molto conto, sulle quali ho meditato e ho consultato esperti. In incontri passati abbiamo parlato dell’integrazione urbana, dell’agricoltura familiare, dell’economia popolare. A queste, che ancora richiedono di continuare a lavorare insieme per concretizzarle, mi piacerebbe aggiungerne altre due: il salario universale e la riduzione della giornata lavorativa.
Un reddito minino (l’RMU) o salario universale, affinché ogni persona in questo mondo possa accedere ai beni più elementari della vita. È giusto lottare per una distribuzione umana di queste risorse. Ed è compito dei Governi stabilire schemi fiscali e redistributivi affinché la ricchezza di una parte sia condivisa con equità, senza che questo presupponga un peso insopportabile, soprattutto per la classe media – generalmente, quando ci sono questi conflitti, è quella che soffre di più –. Non dimentichiamo che le grandi fortune di oggi sono frutto del lavoro, della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnica di migliaia di uomini e donne nel corso di generazioni.
La riduzione della giornata lavorativa è un’altra possibilità. Il reddito minimo è una possibilità, l’altra è la riduzione della giornata lavorativa. E occorre analizzarla seriamente. Nel XIX secolo gli operai lavoravano dodici, quattordici, sedici ore al giorno. Quando conquistarono la giornata di otto ore non collassò nulla, come invece alcuni settori avevano previsto. Allora – insisto – lavorare meno affinché più gente abbia accesso al mercato del lavoro è un aspetto che dobbiamo esplorare con una certa urgenza. Non ci possono essere tante persone che soffrono per l’eccesso di lavoro e tante altre che soffrono per la mancanza di lavoro.
Ritengo che siano misure necessarie, ma naturalmente non sufficienti. Non risolvono il problema di fondo, e non garantiscono neppure l’accesso alla terra, alla casa e al lavoro nella quantità e qualità che i contadini senza terra, le famiglie senza una casa sicura e i lavoratori precari meritano. Non risolveranno nemmeno le enormi sfide ambientali che abbiamo davanti. Ma ho voluto menzionarle perché sono misure possibili e segnerebbero un positivo cambiamento di direzione.
È bene sapere che in questo non siamo soli. Le Nazioni Unite hanno cercato di stabilire alcune mete attraverso i cosiddetti Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS), ma purtroppo non conosciute dai nostri popoli e dalle periferie; e questo ci ricorda l’importanza di condividere e di coinvolgere tutti in questa ricerca comune.
Sorelle e fratelli, sono convinto che il mondo si veda più chiaramente dalle periferie. Bisogna ascoltare le periferie, aprire loro le porte e permettere loro di partecipare. La sofferenza del mondo si capisce meglio insieme a quelli che soffrono. Nella mia esperienza, quando le persone, uomini e donne, che hanno subito nella propria carne l’ingiustizia, la disuguaglianza, l’abuso di potere, le privazioni, la xenofobia, nella mia esperienza vedo che capiscono meglio ciò che vivono gli altri e sono capaci di aiutarli ad aprire, realisticamente, strade di speranza. Quanto è importante che la vostra voce sia ascoltata, rappresentata in tutti i luoghi in cui si prendono decisioni! Offrirla come collaborazione, offrirla come una certezza morale di ciò che si deve fare. Sforzatevi di far sentire la vostra voce, e anche in quei luoghi, per favore, non lasciatevi incasellare è non lasciatevi corrompere. Due parole che hanno un significato molto grande, del quale non parlerò ora.
Riaffermiamo l’impegno che abbiamo preso in Bolivia: mettere l’economia al servizio dei popoli per costruire una pace duratura fondata sulla giustizia sociale e sulla cura della Casa comune. Continuate a portare avanti la vostra agenda di terra, casa e lavoro. Continuate a sognare insieme. E grazie, grazie sul serio, perché mi lasciate sognare con voi.
Chiediamo a Dio di effondere la sua benedizione sui nostri sogni. Non perdiamo le speranze. Ricordiamo la promessa che Gesù ha fatto ai suoi discepoli: “Sarò sempre con voi” (cfr Mt 28,20); e ricordandola, in questo momento della mia vita, voglio dirvi che anche io sarò con voi. L’importante è che siate consapevoli che Lui è con voi. Grazie!
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