Che succede?
L’INTESA ITALIA-FRANCIA. VERSO UNA LEGGE SUL FINE VITA
26 Novembre 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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Luigino Bruni, “Black Friday e religione del consumo” (Avvenire). TRATTATO ITALIA-FRANCIA: Vittorio E. Parsi, “Tra Roma e Parigi il trattato che decide il percorso per il futuro” (Messaggero). Andrea Bonanni, “Il significato di un’alleanza” (Repubblica). Franco Venturini, “Italia-Francia, le spine di un utile accordo” (Corriere della sera). Il testo del “Trattato del Quirinale tra Italia e Francia“. QUESTIONI D’EUROPA: Bernard Guetta, “Venti di guerra nei Balcani” (Repubblica). Angelo Bolaffi, “Il nuovo governo tedesco. Oltre e la linea d’ombra” (Repubblica). Jean Asselborn, “Non mi riconosco in questa Europa assente sull’immigrazione” (intervista al Manifesto). Piero Ignazi, “Sui migranti siamo diventati tutti di destra?” (Domani). Roberto Ciccarelli, “Salario minimo, primo sì del Parlamento europeo” (Manifesto). GOVERNO E PARTITI: Stefano Lepri, “Se la politica ascolta il Paese” (La Stampa). Andrea Fabozzi, “Il Parlamento serve ancora?” (Manifesto). Giulio Sapelli, “Draghi, la ripresa e il ruolo dei partiti” (Sole 24 ore). Alessandro Campi, “Gli accordi per il Colle e l’affidabilità dei 5 stelle. Il ruolo di Conte” (Messaggero). Massimo Franco, “Le incognite di un movimento che rischia l’autogol” (Corriere della sera). Goffredo Bettini, “Per una democrazia con il popolo” (The Post International). Carmelo Caruso, “Giustizia, le ipotesi sono ormai diventate reati. Parla Pisapia” (Foglio). Chiara Saraceno, “Il governo ci ha ignorati. Sul rdc vince il pregiudizio” (intervista a Il Fatto). EUTANASIA: Fabrizio Mastrofini, “La vita bene indisponibile? No, la Chiesa non lo dice” (Il Riformista). Vito Mancuso, “Su etica e diritti la Chiesa non brilla. La vita è sacra solo se è libera” (intervista a La Stampa). Vladimiro Zagrebelsky, “Se Mario è costretto a un’altra guerra” (La Stampa). Donatella Di Cesare, “Diritto di morire e l’arte di vivere” (La Stampa). Ferdinando Camon, “Venduta l’anima per comprare la libertà di morire” (LaVerità). Federico Capurso, “Fine vita, ora si tratta. Il Pd apre a Lega e FdI per scongiurare il flop” (La Stampa). Alessandra Arachi, “Suicidio assistito, accordo sui tempi. Legge in aula in 15 giorni” (Corriere della sera).
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SUICIDIO ASSISTITO, IL PRIMO SÌ. TURBAMENTO E RIFLESSIONE TRA I CATTOLICI
24 Novembre 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem
Patrizia Maciocchi, “Suicidio assistito. Il primo sì arriva dal Comitato etico” (Sole 24 ore). Maria Novella De Luca, “’I medici hanno capito che soffro troppo per vivere. Stiamo scrivendo la storia’” (Repubblica). Giusi Fasano, “’Ho fatto una rivoluzione stando fermo nel letto’. La mamma: ‘Sono fiera di lui’” (Corriere della sera). Stefano Massini, “Auguri, cara Eluana. E grazie” (Repubblica). Francesco Grignetti, “Mario. Non è finita” (La Stampa). Maria Antonietta Farina Coscioni, “Il fine vita di Mario e una burocrazia che prolunga il dolore” (La Stampa). Antonio Greco, “Urge una legge sull’eutanasia” (Quotidiano di Puglia). Luigi Manconi, “Fine vita, la diserzione della politica” (La Stampa). Massimo Villone, “Corte costituzionale, una sentenza dirompente” (Manifesto). Massimo Adinolfi, “La dignità e la civiltà giuridica” (Mattino). Eugenia Roccella, “Quei tristi obiettivi” (Avvenire). Marco Grieco, “I cattolici che vogliono l’eutanasia legale, nonostante il Vaticano” (Domani). Bruno Forte, intervistato da Luigi Accattoli, “La vita non è mai disponibile. Provo turbamento, ma anche rispetto” (Corriere). Gaetano Quagliariello, “E’ la fine della solidarietà” (intervista a Il Tempo). Valentina Stella, “Perché è così difficile morire con dignità e libertà in questo Paese?” (Il Dubbio). Roberto Romboli, “Riflessioni costituzionalistiche circa l’ammissibilità del referendum sull’art. 579 c.p” (relazione al seminario del 26.11 di Amicus curiae su “La via referendaria al fine vita”)
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Sinodo
una Chiesa sinodale
L a R if o rm a d i p a p a F r a n c e s c o
Un Sinodo che parla del sinodo. La Chiesa che parla di se stessa. Da ottobre 2021 a ottobre 2023, la
Chiesa cattolica celebrerà un Sinodo che vedrà il coinvolgimento dapprima delle Chiese locali e poi
dell’assemblea vera e propria (cf. Regno-doc. 17,2021,527).
Azzardando, potremmo dire così: il sinodo come tema, come stile e come evento, posto al centro
della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, rappresenta l’appuntamento ecclesiale
più importante di questo pontificato. Così come per Giovanni Paolo II lo fu il Giubileo del 2000. Una
meta orientativa e un processo ecclesiale in atto. È questa la vera riforma di papa Francesco: la
sinodalità come identità e stile ecclesiale.
Tutto si è posto con chiarezza fin dall’inizio. Se il documento fondativo del pontificato rimane
l’esortazione apostolica Evangelii gaudium,
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il tema, lo stile, l’evento sinodale – che reca il titolo «Per una
Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione» – contiene in sé lo sviluppo ecclesiale più
coerente del concilio Vaticano II, che papa Francesco ha saputo interpretare: «Il cammino della sinodalità
è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio (…) Quello che il Signore ci chiede, in un
certo senso, è già tutto contenuto nella parola “sinodo”».2
Nel Sinodo, con lo stile sinodale, la Chiesa si mostra per quello che è: una comunità di discepoli che
riconosce l’iniziativa salvifica di Dio nel suo Figlio, che coltiva una visione universale e non settaria della
salvezza, che esprime cioè nella fede in Cristo la vocazione all’unione con Dio e all’unità in lui di tutto il
genere umano. Dunque è l’azione di Dio nella storia che convoca il suo popolo, ciascuna persona
singolarmente e assieme. Questa dimensione fa sorgere la sinodalità come stile e come prassi.
La presenza della Scrittura, l’azione dello Spirito nelle coscienze, il magistero e il ruolo dei pastori
illuminano e accompagnano il discernimento, delineano una partecipazione fraterna e guidano il
processo decisionale. Ma tutto questo la Chiesa non lo vive per se stessa. L’annuncio inevitabile della
Chiesa è rivolto a una persona che è capace in se stessa d’ascoltare nella storia concreta della sua
esperienza la parola del Dio libero. Questo cammino con gli uomini, ispirato al volto misericordioso di
Dio, traguarda il cielo.
La Commissione teologica internazionale, nello studio elaborato tra il 2014 e il 2017, e pubblicato nel
2018, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa,
3
aveva ribadito e argomentato la sinodalità
come forma storica del cammino escatologico della Chiesa (cf. nn. 23. 50). La sinodalità non si vincola
alla cronaca ecclesiale, ma si qualifica come la riscoperta della dimensione teologica del mysterium
salutis (K. Rahner).
Nuove vie
per l’evangelizzazione
A questo percorso già si rivolgeva l’esortazione apostolica Evangelii gaudium (EG). La sua intenzione
profonda era e rimane quella, dichiarata fin dall’inizio, di trovare vie nuove all’evangelizzazione nel nostro
tempo, secondo uno stile sinodale. E per questo, oltre alle questioni impellenti della vita ecclesiale,
affrontava i temi della riforma della Chiesa in uscita missionaria; la Chiesa intesa come totalità del popolo
di Dio che evangelizza; le motivazioni spirituali per il dialogo e l’inclusione dei poveri; il cristianesimo
come stile della misericordia di Dio. E non era casuale che sempre nel 2015, aprendo i lavori del
Convegno nazionale della Chiesa italiana, il papa raccomandasse di ripartire dall’esortazione e di farlo
con un sinodo nazionale.
Occorre tenere ben presente che l’esortazione apostolica era ed è anzitutto una chiamata alla
responsabilità delle Chiese locali e delle conferenze episcopali, Italia compresa. L’esortazione apostolica,
prima e a premessa dell’elencazione delle sfide che la Chiesa ha di fronte in questo tempo, poneva due
criteri esplicativi: la necessità che i medesimi temi e altri ancora fossero «oggetto di studio e
d’approfondimento»; che si procedesse nella Chiesa a un «salutare decentramento». A dire della
necessità di un maggiore e diretto coinvolgimento delle Chiese locali e delle conferenze episcopali,
nazionali e continentali in questo compito magisteriale.
«Non credo – affermava papa Francesco – che si debba attendere dal magistero papale una parola
definitiva e completa su tutte le questioni che riguardano la Chiesa e il mondo. Non è opportuno che il
papa sostituisca gli episcopati locali nel discernimento di tutte le problematiche che si prospettano nei
loro territori» (EG 16; EV 29/2122). Sono posizioni già presenti nella riflessione del magistero e
dell’ecclesiologia conciliare e postconciliare (cf. in particolare la costituzione dogmatica sulla Chiesa
Lumen gentium), che hanno una radice profonda nel magistero di Paolo VI (in particolare nella Evangelii
nuntiandi e, per lo specifico riferimento alle Chiese locali, nell’Octogesima adveniens, cf. n. 4).
Ora proprio il tema della misericordia, che è proprietà fondamentale del Dio rivelato (cf. EG 37),
costituisce il principio ermeneutico della teologia pastorale del papa. Essa richiede un cambio di
paradigma nella relazione tra la Chiesa e il mondo, entro il quale il magistero di sempre della Chiesa
viene ridetto, passando da un metodo deduttivo a uno induttivo, in quanto la Chiesa e il cristiano
partecipano della situazione umana concreta. È lì che si è prossimo ai fratelli, chiunque essi siano; è lì,
concretamente, che si decide del nostro rapporto con Dio: essi sono il criterio per interpretare la concreta
volontà di Dio (cf. Lc 10,25-37).
L’occasione
di un sinodo nazionale
La Chiesa italiana dopo lunghe titubanze, qualche diniego e alcune resistenze ha deciso
d’assecondare le richieste del papa e d’indire un sinodo nazionale che si intreccia con quello universale.
Occorre osservare che al momento c’è poca attesa nel popolo di Dio, e una certa tiepidezza in una
parte dell’episcopato. Bisogna confidare che a un certo punto il processo si metta in moto.
Convintamente. E questa constatazione suscita più che un’amarezza: una preoccupazione.
C’è come ancora uno scarto di comprensione tra il pontificato di Francesco e una parte
dell’episcopato. Anche quello italiano. Compresa la cosiddetta ala progressista. Dietro alle critiche a papa
Francesco, alla sua gestione, soprattutto a quella istituzionale, al governo della Chiesa, si nascondono
talora abitudini conservative, riflessi meramente gestionali, delusioni personali, qualche obiezione o
timore dottrinale: tutte cose ricapitolabili in un disegno più ampio, qual è quello di papa Francesco.
Se non fosse che il male della Chiesa, anche della Chiesa in Italia, sembra essere quello di una certa
stanchezza. È l’effetto di un processo di secolarizzazione che ha permeato non solo il gregge, ma è
penetrato anche nell’istituzione ecclesiastica, che rischia di non essere diversa dalla società nel suo
insieme.
Nel disegno ecclesiale di papa Francesco non è dunque chiesto a nessuna Chiesa di dimenticare la
propria storia, ma d’annunciare il Vangelo di salvezza nella nostra storia attuale; non è chiesto alle
Chiese locali e ai vescovi di produrre una cesura rispetto al proprio passato, quasi dimentichi delle
pagine di fedeltà, dei giacimenti di spiritualità che l’intero popolo di Dio, a cominciare dai suoi santi, ha
scritto nella storia spirituale e civile d’ogni paese. Italia compresa. Ma in questi oramai 9 anni, una sintesi
convinta ed efficace tra la nostra storia cristiana e la visione di papa Francesco non è arrivata. Il sinodo
nazionale è una grande occasione per poterla proporre.
Gianfranco Brunelli
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1 FRANCESCO, esortazione apostolica Evangelii gaudium; EV 29/2104.
2 FRANCESCO, discorso Mentre è in pieno svolgimento in occasione del 50o anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi, 17.10.2015; EV 31/1662-1663.
3 COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa; Regno-doc. 11,2018,330.
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