Per un diverso sviluppo economico

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Mariana Mazzucato per un nuovo patto sociale
Posted by Redazione Sviluppo felice.
Mariana Mazzucato su Social Europe del 14 ott. 2021 lancia un manifesto per un nuovo patto sociale. Lo riassumiamo, sottoscrivendolo dalla prima all’ultima parola.
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Sta per sparire il Washington Consensus, che ha dominato per almeno 50 anni e che teorizza il neoliberismo. Il Comitato per la resilienza economica dei G7 (dove l’autrice rappresenta l’Italia) chiede un rapporto radicalmente diverso fra settore pubblico e privato.

I postulati responsabili dell’attuale disastro, sono stati teorizzati dal Washington Consensus, praticati da Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale e hanno guidato le istituzioni. Essi hanno esacerbato le disuguaglianze e perpetuato la subordinazione del sud del mondo. Nel 2020 abbiamo evitato per poco un collasso economico a causa del Covid, e oggi dobbiamo affrontare rischi senza precedenti, incertezza, moti sociali e catastrofi climatiche. I leader mondiali devono scegliere fra sostenere ancora un sistema economico fallimentare o buttare a mare il Washington Consensus e sostituirlo con un nuovo contratto sociale.

L’alternativa è il “Cornwall Consensus” (Consenso di Cornovaglia), emerso dall’incontro dei G7 del giugno scorso. Mentre il Washington Consensus riduceva al minimo il ruolo economico dello stato e promuoveva un’aggressiva politica di deregulation, privatizzazione e iper-liberismo, il nuovo Consenso rafforzerebbe l’economia pubblica, permettendoci di perseguire fini sociali, costruire una solidarietà internazionale e riformare il governo mondiale nell’interesse del bene comune.

Garanzie e investimenti dello stato e degli organismi multilaterali verrebbero concessi a condizione di una rapida decarbonizzazione, invece della liberalizzazione del mercato che il FMI esige per gli aiuti strutturali. I governi passerebbero dal riparare (cioè intervenire solo a danno compiuto) al preparare (anticipare le misure per proteggersi da danni futuri), dalla riparazione reattiva dei fallimenti del mercato al plasmare in modo pro-attivo i tipi di mercato che ci servono per un’economia verde. Questo permetterebbe di sostituire la redistribuzione con la pre-distribuzione, mediante progetti guidati pubblico-privati che creerebbero un’economia equa, sostenibile e resiliente.

Tutto ciò, spiega la Mazzucato, è necessario perché il vecchio modello non produce più vantaggi per la maggioranza, se mai lo ha fatto. Esso si dimostra incapace di reagire agli shock economici, ecologici ed epidemiologici. Con gli accordi voluti dal quel modello, è stato sempre difficile raggiungere gli obbiettivi del Programma ONU di sviluppo sostenibile del 2015. Ma durante l’epidemia è stato addirittura impossibile.

Siamo sull’orlo di un cambio di paradigma, atteso a lungo ma reversibile. Molte istituzioni economiche sono ancora governate dalle vecchie regole, che impediscono di dare le risposte necessarie per metter fine alla pandemia. Per non parlare dell’obiettivo, fissato dall’Accordo di Parigi sul clima, di non superare il surriscaldamento di 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali.

Il rapporto dei G7 sottolinea innanzitutto l’urgenza di rafforzare la resilienza mondiale contro rischi e shock futuri, sia acuti (la pandemia) che cronici (disuguaglianze estreme e polarizzazione dei redditi). Chiede un radicale cambiamento di parametri nel misurare lo sviluppo economico, passando da crescita di PIL, valore aggiunto lordo o profitti finanziari al raggiungimento di obbiettivi comuni.

Chiediamo equità nella distribuzione dei vaccini, nel finanziamento dei programmi sanitari e nell’accesso alle innovazioni che aiutano la popolazione e che sono state finanziate dallo stato. Questo esige un approccio nuovo sui diritti di proprietà intellettuale. Anche il Consiglio per l’economia della salute pubblica (dell’Organizzazione Mondiale della Sanità), presieduto dalla stessa Mazzucato, afferma che la politica della proprietà intellettuale va riformata perché la conoscenza è frutto di un processo collettivo di creazione di valore.

Inoltre nella Commissione del G7 si chiedono maggiori investimenti pubblici per il recupero post-pandemico e si appoggia la proposta di Nicholas Stern di aumentare questa spesa del 2% del PIL l’anno, arrivando a mille miliardi annui fino al 2030. Ma non basta aver i soldi, è importante come si spendono. L’investimento pubblico va regolato con nuovi meccanismi contrattuali e istituzionali che incentivino la creazione di valore di lungo periodo anziché il profitto privato di breve periodo.

Infine, per rispondere alla sfida più grande, la crisi climatica, chiediamo di creare un CERN per la tecnologia climatica (come fu fatto il CERN per la ricerca sull’atomo) per ricerche su come decarbonizzare l’economia, convogliando investimenti pubblici e privati in progetti ambiziosi, come l’eliminazione della CO2 dall’atmosfera o soluzioni a carbone zero per le industrie inquinanti che non si possono chiudere, come navi, aerei, settori del siderurgico e del cemento. Questa istituzione multilaterale e interdisciplinare agirebbe da catalizzatore per dar forma a nuovi mercati di energia rinnovabile e di produzione circolare.

Solo una nuova cooperazione fra stati, conclude Mazzucato, cioè un nuovo contratto sociale, può impedire che le crisi future crescano e si incastrino l’una con l’altra.

https://socialeurope.eu/a-new-global-economic-consensus

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