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LA SENTENZA
UN MARE DI VERGOGNA
Care Amiche ed Amici,
[segue]
nell’aprile di due anni fa un’Associazione di volontariato intitolata a Luciano Tavazza tenne un convegno il cui tema di studio era: la solidarietà è un reato? La risposta dei partecipanti all’incontro fu che sì, era un reato. Lo accertarono citando le relazioni svolte qualche giorno prima da due illustri giuristi all’assemblea nazionale di “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri”: il primo, Luigi Ferrajoli, aveva detto che le politiche messe in atto dal governo in carica, e in particolare dal ministro Salvini, criminalizzando la solidarietà verso gli immigranti e gli stranieri (chiusura dei porti, divieto di soccorso e sequestro dei naufraghi) erano esse stesse dei “crimini di sistema”, in contrasto con la Costituzione e in molti casi anche con il codice penale; la seconda, la Sostituto Procuratore della Repubblica Mariarosaria Guglielmi aveva detto che la politica penale del governo culminata nei cosiddetti “decreti sicurezza” criminalizzando condotte in ragione del loro autore (poveri, migranti) o di fenomeni spesso riconducibili a contesti di marginalità, ed enfatizzando le esigenze di ordine e di sicurezza erigeva la massima repressione a strumento di governo ed escludeva dalla società soggetti marginali all’insegna di un’antropologia razzista della disuguaglianza. Ambedue avevano sostenuto però che non si trattava di novità, ma dello sviluppo di un’iniquità dell’ordinamento contro i migranti già adottata dal precedente ministro Minniti e da altri governi europei e di una torsione dell’idea di giustizia che nella visione del radicalismo vincente si avvicinava sempre più all’idea di vendetta, mentre venivano annientate intere esperienze di integrazione e inclusione e distrutte intere comunità cresciute intorno al valore dell’accoglienza degli stranieri e di altri soggetti poveri e indifesi: politiche “crudeli” che stavano avvelenando e incattivendo la società, in Italia e in Europa (per non parlare dell’involuzione americana giunta con Trump a investire la Corte Suprema).
La condanna di Mimmo Lucano a 13 anni e due mesi di carcere per un cumulo, quale è stato calcolato dal tribunale di Locri, di reati di solidarietà, è una conferma di queste diagnosi. Il governo non è più lo stesso, il ministro Salvini è stato assolto da un evidente reato di falso che pur aveva commesso avendo affermato che mediante il contrasto ai naufraghi difendeva i confini, ed ecco che arriva una sentenza che svela la verità interna dell’ordinamento vigente: un ordine giuridico di esclusione e privilegi anche quando le sue grandi parole affermano diritti ed eguaglianza. La sentenza è stata criticata in termini molto duri dallo stesso Ferrajoli che l’ha definita iniqua e disumana; tuttavia non si può dire che si tratti di un errore giudiziario in quanto il diritto lascia ai giudici l’interpretazione, più o meno afflittiva, delle norme; quello che è certo è che ci troviamo di fronte a un accanimento giudiziario che, come dice Ferrajoli, colpisce un modello di accoglienza e non si spiega in alcun modo: sembra voler imprigionare nella fattispecie penale i quattro verbi che secondo papa Francesco (come ha detto nel messaggio per la giornata del migrante del 2018) dovrebbero ispirare le condotte dei singoli e degli Stati verso i migranti: accogliere, proteggere, promuovere e integrare, che è appunto ciò che si stava facendo a Riace.
Ma allora è di una crisi del diritto che si sta parlando e non solo dei codici e delle leggi ma di come si stanno evolvendo in Italia e nell’intero Occidente e nel mondo gli ordinamenti concreti – norme e istituzioni – sempre meno capaci di abbracciare tutti e di rispondere alle esigenze di tutti, e sempre più forieri di selezione e di scarti. Ma un ordine che discrimina e esclude è in contrasto con la vocazione stessa dell’Occidente che è l’universalità, è la giustizia incorporata nel diritto, è la libertà che supera e rende obsoleta la legge, come afferma la lettera paolina ai Galati che papa Francesco sta commentando proprio in questo periodo. È dunque a una riforma di quest’ordine che si deve porre mano, ed è la politica che deve farsene artefice.
L’autore di questa politica non sarà questo o quel partito, questo o quello Stato, ma dovrà essere la comunità umana tutta intera. Essa, costituita in comunità politica, dovrà essere il soggetto che costruisce il nuovo ordine mondiale, prendere su di sé la sofferenza di tutti e fare dei diritti che sono oggi negati, dal diritto di migrare al diritto al lavoro, il potere costituente di una nuova comunità internazionale fondata sull’eguaglianza e la pari dignità di tutti gli esseri umani.
Con questo progetto e questa speranza vi inviamo i più cordiali saluti

www. costituenteterra.it

P.S. Nel sito www. costituenteterra.it pubblichiamo la relazione di Luigi Ferrajoli al convegno di MD dal titolo “Un mare di vergogna”

www.costituenteterra.it

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