Oggi venerdì 17 settembre 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————————
Cambiare le regole del patto di stabilità europeo è necessario al PNRR
17 Settembre 2021
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
All’inizio in sordina, tra gli addetti ai lavori, ora in modo sempre più evidente si sta aprendo la discussione tra gli stati europei sul futuro delle regole del patto di stabilità. Dopo il trattato di Maastricht (1992) si arrivò al patto di stabilità e crescita nel 1997, con un’impostazione segnata da un’egemonia tedesca ispirata […]
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Non sono in grado di prevedere se la destra vincerà le prossime elezioni politiche.
di Tonino Dessì, su fb.
[segue]
Comunque arriveranno dopo l’elezione del Presidente della Repubblica e immagino che tutta la partita si giocherà sulle garanzie da precostituire affinchè quelle elezioni non causino sconquassi, specie con un prossimo Parlamento decurtato di rappresentanza e probabilmente eletto, se non con il maggioritario del Rosatellum, di sicuro non con il proporzionale (sarà cioè un Parlamento piuttosto blindato).
Può essere che, se non sarà disponibile Mattarella alla riconferma, alla più alta carica della Repubblica vada Draghi.
Sono un po’ agnostico sulla questione, al momento, ma se l’alternativa fossero che so, Prodi o peggio Casini o affini, non potrei sottrarmi dall’esprimere una preferenza per Draghi.
Il troppo vecchio stufa, datemi retta.
Per quanto convinto che una donna alla Presidenza della Repubblica sarebbe un grande passo avanti di civiltà, non posso nascondere che a mio avviso soluzioni alla Cartabia o alla Lamorgese partirebbero con un’ipoteca politica di debole neutralità “tecnica” e ovviamente non potrei auspicare una Presidenza Casellati.
Premesso tutto questo, la destra ha un solo atout per vincere le prossime elezioni, cioè la debolezza soggettiva di immagine, di contenuti, di nerbo, del centrosinistra (non mi si interroghi sulla “sinistra politica”, perché è ormai riconducibile a una o più componenti esterne tributarie del PD) e del M5S, che Conte rischia troppo di rappresentare in chiave moderata.
Tuttavia che la destra italiana stia attraversando un momento di crisi andrebbe colto.
Potrei sostenere all’impronta che chi di populismo ferisce, di populismo perisce.
Salvini sembra un pugile suonato. Alla Camera la Lega si è allineata a Fratelli d’Italia contro la conversione in legge del primo decreto istitutivo del greenpass, che tuttavia è passata a maggioranza e al Senato la Lega ha votato comunque la fiducia posta dal Governo sul medesimo testo approvato dalla Camera.
La verità è che ad onta di ogni speculazione astratta e di ogni strumentalizzazione agitatoria, la maggior parte degli italiani si sta stufando delle tergiversazioni. Tutte e tutti vorrebbero avere qualche certezza non solo sulle regole formali, ma anche sulla più concreta routine quotidiana.
Se oggi si indicesse un referendum popolare sul greenpass o sull’obbligo vaccinale, il risultato sarebbe un “si” scontato e a furor di popolo.
Non è necessariamente una considerazione soddisfatta, però la corda oltre una certa misura non si può tendere.
Infatti Giorgia Meloni sta ripiegando sulla posizione: “Ma che almeno il Governo si assuma la responsabilità di istituirlo, l’obbligo vaccinale, accollando allo Stato ogni onere anche eventualmente risarcitorio per gli effetti collaterali di cui non abbia informato”.
Posizione tartufesca (quell’onere sta già nei principi dell’ordinamento, nelle norme civili, nella giurisprudenza in materia di trattamenti farmacologici), ma significativa che la partita anche nel grosso dell’elettorato di FdI è considerata persa.
Si ripiega quindi su xenofobia e profughi.
Ma siccome non basta, Salvini apre al nucleare (“Subito favorevoli a una centrale in Lombardia!”) e Meloni apre al pogrom contro i poveri (“Via il reddito di cittadinanza!”).
Mah, io non aggiungo altro.
Uno schieramento democratico e progressista più determinato, meno ambiguo e più coraggioso, a questi potrebbe ancora, scusate il termine, fargli il culo.
Non mi capacito che non ci si stia attrezzando.

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