Oggi giovedì 9 settembre 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————————
Università: 300 professori contro l’obbligo del green pass, invocando la Costituzione. A torto o a ragione?
9 Settembre 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
C’è molta confusione sotto il cielo e l’informazione non aiuta. Ciò che è certo è che più di 300 professori e ricercatori si sono espressi ufficialmente contro l’obbligo della certificazione verde negli ambienti accademici, firmando una petizione online.
Come è noto, infatti, al pari di quanto successo per la scuola, anche per l’università il green […]
—–Giovanna d’Arco: una straordinaria figura di riferimento——
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- https://www.aladinpensiero.it/?p=7228
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Vaccini e greenpass. La replica di Tonino Dessì (su fb).
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Dò conto di un articolo di Andrea Pubusa di sostegno all’appello di alcuni universitari italiani contro il greenpass (http://www.democraziaoggi.it/?p=7303).
Ho già inviato a Pubusa un commento di disaccordo completo, che immagino sarà nelle prossime ore pubblicato su Democrazia Oggi.

Di seguito anticipo qui la posizione che gli ho rappresentato.
“Caro Andrea,
mi sento obbligato a esprimere il mio totale dissenso su questo appello e il mio sconcerto per la tua adesione.
Quando ero studente, non so se ancora oggi sia così, per poter fruire di servizi connessi al fondamentale diritto allo studio, quali gli alloggi pubblici e le mense per universitari, era richiesta la certificazione di negatività alla reazione Wassermann (concernente l’assenza di affezione da sifilide) e la certificazione di positività al test della tubercolina (concernente l’immunizzazione dalla TBC).
Era un greenpass ante litteram, ha obbligato milioni di studenti, nessuno mai ne ha contestato il contrasto con la Costituzione.
Forse ai docenti non era richiesta e ciò non fece insorgere impulsi corporativi come quello che mi pare ispiri l’appello in questione.
Non mi addentrerò oltre nella confutazione giuridica dell’appello, anche perché abbastanza tempestivamente la stragrande maggioranza del mondo accademico lo ha nei giorni scorsi respinto.
E lo ha respinto anche con sdegno, perché il passaggio in cui si paragona il greenpass ad altri funesti istituti del passato (il richiamo nemmeno troppo implicito è all’imposizione del giuramento fascista ai docenti universitari e alle discriminazioni antiebraiche) è suonato e suona offensivo per qualunque sensibilità democratica e costituzionale. [segue]
Il greenpass è stato introdotto con un decreto-legge che il Parlamento sta convertendo in legge in queste ore.
A opporvisi sono le due destre, quella leghista di governo e quella neofascista di opposizione, con argomenti identici a quelli dell’appello, ma anche col preannunzio di una opposizione radicale all’eventuale proposta di istituire l’obbligo vaccinale.
Perciò dove si annidi in questa circostanza il clima politico fascistoide dentro e fuori la maggioranza che sostiene il Governo Draghi, a mente lucida non dovrebbe sfuggire.
L’istituto del greenpass non è privo di limiti: direi che si aggiunge alle già tante complicazioni burocratico-amministrative che affliggono (e perciò, certo, talvolta concretamente discriminano) una molteplicità di cittadini italiani.
Tuttavia non lede in astratto alcun diritto: chi non voglia vaccinarsi si sottoponga periodicamente al tampone, ma contribuisca alla sicurezza sanitaria collettiva.
Detto questo, a me le ambiguità “intellettuali” repellono profondamente, specie in questo periodo.
Se si vuole assumere una forte iniziativa per sostenere l’urgenza di una legge ben fatta sull’obbligo vaccinale, si rediga, si sottoscriva e si lanci un appello in questa direzione, non ci si nasconda dietro cortine fumogene.
Qui a mia volta concludo con un secco “punto”.”

Fin qui in riferimento a Pubusa sul greenpass.
Colgo ora l’occasione per ragionare di seguito sul tema dell’obbligo.
Che occorra una legge è certo, non si discute nemmeno, non ci torno sopra.
Che questa legge debba esser finalmente ben fatta è altrettanto necessario, perché di leggi malfatte siamo arcistufi e su questioni fondamentali la chiarezza e l’esaustività delle leggi è il requisito fondamentale per la loro accettazione da parte dei destinatari (tanto i nolenti quanto gli stessi volenti).
Che questo Parlamento riesca ad approvarne una di tal fatta è al momento improbabile.
Salvini e Meloni hanno detto che si opporranno.
La Lega fa parte della maggioranza omnibus che sostiene Draghi.
Anche la strada del decreto legge perciò è irta di difficoltà.
La relativa conversione in legge dovrebbe poi passare sia attraverso le forche caudine degli emendamenti, che in un Paese, in un Parlamento e in un clima mediatico cavillosi e causidici non contribuirebbero a migliorare nessun testo, sia attraverso il ricorso alla fiducia, col che una crisi di governo sarebbe certa e aprirebbe nel semestre bianco scenari imponderabili, ingarbugliando anche il percorso per l’elezione del nuovo Capo dello Stato.
Aggiungerei che se una condizione importante (sebbene non decisiva) di generale legittimità, ossia di inequivoca ragionevolezza, per una legge che imponesse il vaccino, potesse realizzarsi, ossia una autorizzazione “full”, non più d’emergenza, alla somministrazione vaccinale da parte delle autorità di controllo farmacologico internazionali, europee e italiane, al momento potrebbe riguardare solo un vaccino, il Pfitzer, avviato a tale sbocco dalla FDA statunitense, il che legherebbe nell’immediato il Paese all’acquisizione di vaste scorte da un monopolio.
Non è neppure detto che l’introduzione dell’obbligo vaccinale risolverebbe definitivamente il problema dell’ancora vasta fascia di persone che non si riesce a smuovere.
Non si tratta dei novax strutturali, che le rilevazioni demoscopiche e i flop delle presenze in piazza stanno rivelando essere un’esigua minoranza.
Così come pare che anche le resistenze per meri motivi di fidelizzazione politica stiano franando almeno nell’elettorato leghista, mentre si concentrano in quello neofascista meloniano e nelle sue appendici più estreme.
Si tratta piuttosto di quell’ampia fascia di persone che non si vaccinano per paura fisica del minuscolo intervento, ma anche di quelle che stanno a guardare per pigrizia, inerzia, attendismo, fatalismo, incredulità o sottovalutazione in ordine ai rischi del contagio o agli effetti della sua contrazione.
È una fascia che esiste in ordine a qualsiasi fatto di interesse sanitario e nei confronti di ogni patologia, anche grave, con la differenza che nel caso della pandemia in corso un siffatto insieme di atteggiamenti riduce l’efficacia della campagna di prevenzione e di quella di immunizzazione, concorre alla circolazione del virus precludendo il raggiungimento complessivo dell’immunità di gregge, tiene sotto pressione il sistema sanitario e tutto ciò ha effetti sul relativo rallentamento se non sullo stallo della generalità delle altre prestazioni del servizio pubblico.
Anche l’introduzione dell’obbligo vaccinale, perciò -che non potrebbe essere accompagnato se non da sanzioni pecuniarie e da sanzioni e inibizioni amministrative, ma non dalla previsione della vaccinazione forzata, fisicamente coattiva, ostandovi la proibizione costituzionale dei trattamenti inumani- incontrerebbe problemi di comunicazione, informazione, persuasione di intensità non inferiore a quanto sta accadendo ora col greenpass.
Insomma, le questioni non vanno affrontate con faciloneria.
Ben vengano quindi discussioni approfondite e iniziative democratiche, purché congrue e soprattutto svincolate il più possibile da posizionamenti di mera natura politica contingente.
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