America, America
L’America che cambia…
di Marino de Medici.
Finalmente una buona notizia per un futuro migliore per l’America.
Il rapporto appena pubblicato dall’Ufficio del Censimento accentua quel che i demografi si attendevano: la popolazione bianca continua a restringersi ed è ora inferiore al 60 per cento; il Paese è sempre piú diverso e più anziano. Gli hispanici, che nel 2000 rappresentavano il 13 per cento della popolazione, hanno raggiunto il 20 per cento. I democratici ritrarranno un vantaggio dal fatto che i candidati a cariche pubbliche dovranno far conto su coalizioni più avanzate e da una evoluzione demografica in cui la nazione diventa non solo più diversa e più anziana, ma si sposta sempre più verso le aree metropolitane.
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Il fatto che la popolazione americana cresce più lentamente che in passato (solo il 7 per cento nell’ultimo decennio) conferisce maggior peso alla popolazione anziana, che di fatto è quella che più vota. A questi elettori hanno rivolto il più forte appello i candidati presidenziali Biden e Trump. In particolare, i democratici hanno fatto leva sulla crescente diversità negli stati del Sud e del West conquistando l’Arizona e la Georgia. A ciò si aggiunge il rilevamento che 312 delle 386 aree metropolitane, soprattutto in quegli stati, contano oggi su un netto aumento di popolazione rispetto a dieci anni fa.
La considerazione principale che emerge in termini del futuro dell’America è che non esiste più una maggioranza razziale o etnica tra i giovani al disotto del 18 anni. La consistenza di americani non-hispanici in questo gruppo è scesa dal 53,5 per cento al 47,3.
Il censo stima che la popolazione hispanica assomma a 62,1 milioni e quella asiatica a 24 milioni. L’occhio dei politici oltre che dei demografi si indirizza al gruppo dei giovani sotto i 18 anni non solo perchè hispanici e asiatici crescono più rapidamente ma sono determinanti per la futura crescita della nazione. Non sorprende insomma che un esponente hispanico abbia immediatamente vantato che il futuro degli Stati Uniti è “latino”. La California, lo stato più popoloso, è un esempio eclatante. Gli hispanici sono oggi il gruppo razziale e etnico più numeroso, essendo passato dal 37,6 per cento al 39,4 in un decennio. I bianchi sono scesi dal 40,1 al 34,7 per cento. Gli studi in materia di popolazione rivelano vari motivi per il calo della massa bianca. La diminuzione del tasso di nascite viene attribuita alla recessione 2008-09 ed alla anemica ripresa. In parole povere, le donne bianche decidono di avere figli più tardi e di fare meno figli. Un ulteriore importante rilevamento del censimento decennale è che l’America si va facendo multirazziale oltre che etnicamente diversa. Un’altra conclusione che investe il futuro è che negli Stati Uniti è in atto una grossa migrazione dalle zone rurali alle città e ai sobborghi, stimolata da fattori economici di stampo negativo.
I risultati del decennale censimento nazionale sono il colpo di pistola che ha dato il via ad una corsa elettorale, quella insita nella costituzione dei distretti della Camera dei Rappresentanti.
Teoricamente, tutti i distretti dovrebbero contenere lo stesso numero di elettori. Ma da sempre la partita politica in America è quella di creare distretti con linee divisorie che favoriscono i candidati di un partito, un processo noto come “gerrymandering”.
Il censimento ha messo in moto una fondamentale opera di “redistricting” che i repubblicani controllano in forza della loro maggioranza legislativa negli stati del Sud e del Midwest.
La strategia repubblicana poggia sul disegno di minimizzare la partecipazione al voto dei gruppi di minoranza, in modo speciale quello di colore. E’ in gioco la riconquista repubblicana della Camera dove i democratici hanno una maggioranza di appena cinque voti.
Non è un compito facile in un campo di battaglia elettorale che è sempre più caratterizzato dalla crescita di una popolazione diversa e urbana. La battaglia sarà particolarmente accesa nel Texas dove quattro delle dieci città a maggiore crescita in America sono sobborghi texani. I repubblicani controllano 23 dei 36 seggi texani alla Camera. Questi saliranno a 38 grazie al censimento. Per contro, la recente storia elettorale dimostra che i democratici hanno il sopravvento nei grandi sobborghi texani. E’ in questi sobborghi che Biden ha riscosso la maggioranza dei voto femminile.
La brutta notizia per i democratici è che i repubblicani controllano il “redistricting” in venti stati che includono 187 seggi alla Camera dei Rappresentanti. I democratici controllano la ridistribuzione dei seggi in solo otto stati per un totale di 75. E’ scontato che i repubblicani faranno di tutto per spaccare le aree dove risiede la maggior forza democratica. Ma la loro strategia sarà limitata dal fatto che stati come la Pennsylvania e il Wisconsin hanno ora governatori democratici. Un altro versante della feroce lotta politica in America è quello dell’accesso al voto. Con il pretesto di prevenire brogli elettorali e di salvaguardare l’integrità elettorale, le legislature repubblicane hanno promulgato leggi che sopprimono il voto, limitando il ricorso anticipato alle urne, imponendo rigide misure di riconoscimento dell’elettore, e persino escludendo dal voto quegli elettori che si recano ad un seggio diverso da quello assegnato. Lo scontro in materia di “voting rights”, la legge del 1965 che proteggeva il diritto di voto delle minoranze – annacquata da una Corte Suprema in mano ai repubblicani – non mancherà di farsi ancora più aspro nei prossimi mesi.
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