Chi sono i Protestanti?

2b85a3c7-778b-4a57-9f62-ee35605b27e5Si avvia il cammino sinodale.
IL POLIEDRO
protestanti

di Brunetto Salvarani su Rocca.
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Impossibile, per quanti frequentino almeno di sfuggita la Tv, non essersi imbattuti nelle disavventure della famiglia Simpson, forse il cartone animano più celebre al mondo, i cui protagonisti dal caratteristico colore giallo-itterizia fanno sorridere ma anche pen- sare (e spesso discutono di religione). Quando si recano in chiesa, nella versione italiana si sostiene che vanno a messa: ma evidentemente non è così, si tratta di un culto evangelico, in genere di una Santa cena. Il reverendo Lovejoy, infatti, è pastore di una chiesa protestante legata a un presunto Ramo Occidentale della Riforma Americana Presbiterian-Luterana. Denominazione inesistente, in realtà, che fa il verso alle migliaia di chiese collegabili alla Riforma di Lutero. Non di rado, del resto, quando si occupano di protestantesimo, i nostri media ricorrono a termini fuorvianti. I pastori sono detti preti o sacerdoti, e non è raro udire che cattolico sarebbe sinonimo di cristiano (o viceversa), mentre i protestanti… apparterrebbero a un’altra religione! Certo, un osservatore esterno che intenda analizzare quel variegato territorio, proverà inizialmente un senso di smarrimento. Il protestantesimo contemporaneo è caratterizzato, in effetti, da una notevole molteplicità di chiese e organizzazioni ecclesiastiche. Dopo aver esplorato l’universo ortodosso, proviamo ora, dunque, ad addentrarci nel labirinto evangelico, contando di fare cosa utile in vista di una migliore comprensione ecumenica della realtà.
l’irruzione di Martin Lutero
In sintesi, potremmo dire che il protestantesimo vive e confessa la fede cristiana attenendosi all’essenziale, sotto il controllo costante della Bibbia. Il Vaticano II, nel decreto Unitatis redintegratio (21 novembre 1964), in riferimento a esso si esprime così: «La vita cristiana di questi fratelli è alimentata dalla fede in Cristo e beneficia della grazia del battesimo e dell’ascolto della parola di Dio. Si manifesta poi nella preghiera privata, nella meditazione della Bibbia, nella vita della famiglia cristiana, nel culto della comunità riunita a lodare Dio. Del resto il loro culto mostra talora importanti elementi della comune liturgia antica» (n. 23).
Tutto prende le mosse da Martin Lutero, giovane monaco originario di Eisleben, oggi nel Land di Sassonia-Anhalt, dov’era nato nel 1483, divenuto magister artium (maestro delle arti), poi eremitano di san- t’Agostino nel 1505 e presbitero due anni dopo. Il quale, inviato nel 1510 a Roma per dirimere alcune questioni interne all’ordi- ne agostiniano, resta colpito dalla corruzione dilagante negli ambienti pontifici, dalla rilassatezza di costumi e dal totale disinteresse per le esigenze diffuse di una maggiore aderenza al messaggio evange- lico. Così lo storico Jean Delumeau ne descrive le ragioni: «Le tare della Chiesa alla fine del XV secolo erano diventate così pesanti, e così evidenti gli scandali di ogni tipo, a ogni livello della gerarchia clericale, che un colpo di scopa era divenuto in- dispensabile. Soltanto un’operazione chirurgica poteva liberare la Chiesa dalla lebbra che la deturpava: ed ecco la Riforma protestante, seguita da una tardiva reazione cattolica». La goccia che fa traboccare il vaso è il caso delle indulgenze. Nel 1514 papa Leone X si spinge a concedere l’indulgenza plenaria a ogni fedele che, dopo la confessione e la comunione, faccia un’offerta per la costruzione della basilica di san Pietro: dal 1517 tale indulgenza sarà venduta anche nella città di Wittenberg. Ecco la causa scatenante per cui quando, il 31 ottobre 1517, Lutero affigge le sue Novantacinque tesi sul portone della cattedrale di quella città, non si può dire si tratti di una voce che grida nel deserto, ma di un gesto dal sapore profetico che dà voce a un malcontento generale, almeno in madrepatria, contro il commercio delle indulgenze. Ed ecco perché, in fretta, le tesi faranno il giro della Germania, fino a suscitare un tale movimento di approvazione che Leone X ne scomunicherà l’autore. Seguiranno le sue orme Giovanni Calvino (1509-1564) e Ulrico Zwingli (1484-1531), che tradurranno il verbo luterano per la Svizzera e la Francia.
La parola protestante compare per la pri- ma volta in Germania alla seconda Dieta di Spira nel 1529, quando l’imperatore Carlo V, annullando precedenti decisioni, impone ai prìncipi tedeschi l’abbandono delle idee luterane e il ritorno all’obbedien- za alla chiesa di Roma. I prìncipi favorevoli a Lutero non accettano l’imposizione, esprimendo la loro rimostranza con un documento di protesta rivolto a Carlo V. Il termine protestante rimanda dunque a un fatto storico e fu usato dagli oppositori per definire i seguaci della Riforma. I cui leader accettarono senza esitazioni il patrimonio di fede della chiesa antica. Le divergenze con Roma sorsero invece su al- cune questioni non contenute nei concili del quarto secolo: il ruolo della grazia divina, il rapporto tra fede e opere, e tra gli scritti della Bibbia e il magistero della Chiesa. Tutta la dottrina della Riforma, a prescindere dalle singole confessioni di fede, potrebbe essere riassunta nelle espressioni: sola grazia, sola fede, solo Cristo, sola Scrittura.
le chiese evangeliche in Italia
In Italia esistono molte chiese protestanti, come le Chiese luterane che contano 8000 fedeli. La più antica delle quali sorge a Venezia, ma, in genere, la presenza luterana è dovuta a tedeschi presenti nella penisola.
Fra gli altri protestanti storici, la Chiesa valdese, presente in Italia sin dal XIII se- colo, ha una storia particolare. Il nome trae origine dal fondatore, Valdo, un mercante di Lione che intorno al 1170 vive un’esperienza di conversione centrata sulla pover- tà e sul desiderio di praticare il vangelo. Nel 1532 i valdesi aderiscono alla Riforma calvinista. Oggi contano circa 40.000 fedeli, di cui 25.000 in Italia e 15.000 nell’America del Sud, dove alcuni emigranti valdesi si erano stabiliti nel XIX secolo. Dal punto di vista geografico (e sentimentale) il loro centro si trova in Piemonte a Torre Pellice, dove si riunisce il Sinodo. La maggior parte degli uffici centrali della Chiesa e la Facoltà valdese di teologia, tuttavia, ha sede a Roma.
Le Chiese battiste (20.000 fedeli) sono caratterizzate da spirito missionario, dal battesimo per immersione dei credenti adulti e dall’autonomia di ogni comunità locale. Tutti gli altri aspetti della vita ecclesiale sono contraddistinti da una notevole pluralità che riguarda la teologia, la liturgia e l’organizzazione delle chiese. Il più celebre pastore battista è Martin Luther King, Nobel per la pace nel 1964, assassinato nel 1968. Le Chiese metodiste (6000 fedeli) nascono all’interno del mondo anglicano, nell’Università di Oxford dove, nel 1720, un gruppo di studenti guidato da John Wesley si riunisce in un circolo per studiare metodicamente la Bibbia (da cui deriva il nome metodisti).
Fra le altre chiese più significative, gli Avventisti, l’Esercito della salvezza, i Fratelli e gli Apostolici.
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) è una struttura al servizio del mondo protestante italiano, che riunisce quasi tutte le denominazioni storiche e qualche chiesa dell’area pentecostale-carismatica. Nel complesso vi afferiscono circa 65.000 persone, circa il 20% dell’intera popolazione evangelica nazionale. L’idea di una federazione delle varie componenti del protestantesimo risale alla fine dell’Ottocento e fu rilanciata nel 1920, nel primo Congresso evangelico. Il fascismo e la limitazione della libertà religiosa per alcune denominazioni ne impedirono la realizzazione: la Fcei nacque a Milano nel 1967. Negli ultimi anni la crescente presenza di evangelici provenienti dall’Africa, Asia e America Latina ha attivato nuove esigenze ed esperienze inedite.
pentecostali!
Finora abbiamo parlato dei protestanti storici: numericamente, però, il grosso del mondo evangelico nel nostro Paese è riconducibile alla galassia pentecostale, divisa in parecchie reti e comunioni di chie- se. La denominazione storica del pentecostalismo italiano è quella delle Assemblee di Dio in Italia (Adi), cui, dal 1999, si affianca la Federazione delle chiese pentecostali (Fcp), con un notevole dinamismo nella presenza pubblica e nell’organizzazione interna. Alle due principali reti nazionali vanno aggiunte aggregazioni minori e chiese evangeliche indipendenti, ardue da stimare, assai diffuse nell’Italia meridionale e cresciute anche a causa dell’immigrazione dall’estero.
Il loro nome deriva dal termine Pentecoste, in greco cinquantesimo (giorno) dopo Pasqua, la festa in cui si ricorda, secondo Atti degli apostoli (2,1-4), la discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo sugli apostoli e Maria, in forma di lingue di fuoco: un evento in seguito al quale gli apostoli furono dotati del dono di parlare lingue diverse. Il movimento pentecostale, nato agli inizi del Novecento negli Stati Uniti, coinvolgerebbe oltre 600 milioni di fedeli, più di un cristiano su quattro al mondo, e tutto lascia prevedere che la cifra sia destinata a crescere. Le radici del fenomeno sono molteplici: il richiamo di dottrine antiche come il battesimo dello Spirito Santo, l’insistenza sulle guarigioni, le profezie, la glossolalia e i miracoli, e così via. Vi si aggiunga l’influsso della religiosità afro-americana, cui si deve il recupero delle tradizioni orali, del canto e della danza, che hanno https://www.aladinpensiero.it/?p=125723 le liturgie pentecostali in veri e propri happening.
verso un racconto condiviso
Qualche anno fa è uscito un documento stilato dalla Commissione teologica bilaterale cattolico-luterana in occasione del quinto centenario della Riforma, intitolato Dal conflitto alla comunione: le commemorazioni comuni luterano-cattoliche nel 2017, presentato nel 2013 a Ginevra. Vi si legge che non si tratta di raccontare una storia diversa, ma di raccontare la storia in modo diverso e ancor più di raccontarla insieme, in maniera condivisa. Oltre a riflettere insieme sul passato («Il conflitto del XVI secolo è finito»), il testo traccia cinque imperativi ecumenici, come linee guida per il futuro del dialogo. Fino a dichiarare apertamente che «gli inizi della Riforma saranno ricordati in maniera adeguata quando luterani e cattolici ascolteranno insieme il vangelo di Gesù Cristo e si lasceranno di nuovo chiamare a fare comunità insieme al Signore». E qualcosa del genere possiamo dire sia già avvenuto, ricordando l’omelia di papa Francesco pronunciata durante la Preghiera ecumenica comune nella cattedrale luterana di Lund (Svezia), il 31 ottobre 2016: «L’esperienza spirituale di Martin Lutero ci interpella e ci ricorda che non possiamo fare nulla senza Dio. ‘Come posso avere un Dio misericordioso?’. Questa è la domanda che costantemente tormentava Lutero. In effetti, la questione del giusto rapporto con Dio è la questione decisiva della vita. Com’è noto, Lutero ha scoperto questo Dio misericordioso nella Buona Novella di Gesù Cristo incarnato, morto e risorto. Con il concetto di solo per grazia divina, ci viene ricordato che Dio ha sempre l’iniziativa e che precede qualsiasi risposta umana, nel momento stesso in cui cerca di suscitare tale risposta».
Brunetto Salvarani
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