Che succede qui e altrove?
Tonino Dessì su fb.
Che conclusione di giornata di pessimo umore.
Mezza Sardegna brucia ancora a quest’ora.
Il fatto che qualche Comune si sia deciso a chiamare i cittadini a supportare stanotte le attività di spegnimento testimonia della gravità della situazione localmente percepita. [segue]
Non penso che si tratti di per se di un fatto sintomatico di una crisi dell’apparato regionale.
Per quanto non da oggi io stesso abbia segnalato gli scricchiolii di questo apparato (ma, insomma, come si può pensare che non scricchiolino, Corpo Forestale e Agenzia Forestas, con un personale sul campo che ha un’età media intorno ai cinquant’anni e con molta gente che è intorno ai sessanta, per tacer d’altro?), questo pur grande apparato tutta la Sardegna non la può presidiare.
E, si badi, stanno presidiando contemporaneamente le grandi foreste pubbliche (per ora non colpite) e il resto di un’Isola il cui territorio è sempre meno tenuto in manutenzione, sia dal pubblico che dal privato.
Certo, semmai la chiamata di qualche Comune può essere interpretata come il segnale che qualcuno qualcosa sta finalmente pensando che debba cambiare radicalmente.
Solo una mobilitazione civile organizzata, il più possibile preventiva rispetto all’esplodere della stagione dei fuochi, può infatti produrre un salto di qualità nel nostro sistema di protezione civile.
E semmai occorrerà investire di più nell’ammodernamento e nel potenziamento dell’intelligence del CFVA, al quale le altre forze di polizia dovrebbero fornire supporto formativo e informativo in questo campo.
Il territorio e le campagne sono da tempo coinvolte in cambiamenti conseguenti alla penetrazione di forme di criminalità particolarmente pervasive: coordinare le informazioni sul controllo del territorio è indispensabile.
Ma passiamo ad altro.
Detesto (abbiate pazienza, ma quando una cosa non mi gira, mi girano altre cose), constatare che molti se la sono cavata, sull’omicidio di Youns El Bossetaui, con considerazioni tanto generiche quanto idiote, del tipo “Ma di che vi sorprendete? Cose così dobbiamo aspettarcele”. Finita con un post l’empatia, sfogata l’indignazione politica, esaurita la sociologia.
Invece la sensazione che sia in movimento una macchina finalizzata a minimizzare le responsabilità dello sparatore omicida dovrebbe allertare tutte e tutti.
Forse sotto protezione andrebbe messo, più che l’imputato, come ha stabilito il Gip nel confermarne gli arresti domiciliari, il testimone che ha messo agli atti di aver visto lo squilibrato che andava in giro col colpo in canna prendere la mira e sparare. In Italia in queste cose non si sa mai. Nel pomeriggio intanto una civile e partecipata manifestazione antirazzista si è svolta a Voghera, per chiedere una giustizia onesta.
Meglio senz’altro, a parer mio, delle manifestazioni organizzate contro il decreto governativo sulla greencard, cioè contro un provvedimento di precauzione igienico-sanitaria meno esteso del divieto di fumare in luoghi pubblici non solo chiusi.
Nel filmato della manifestazione romana di Piazza San Giovanni, il coordinatore dei cori e degli slogan (uno dei pochi con la mascherina ben tirata sul naso, ma il motivo si intuisce non essere igienico-sanitario), orchestrava i ritmi col braccio levato nel saluto fascista.
Bella roba.
Già ieri mi è capitato di provare una discreta irritazione per un Padellaro, su La7, il quale, in ossequio alla linea anti-Draghi de Il Fatto Quotidiano (testata nota per la gentilezza persuasiva del suo direttore in materia garantistica), opinava circa un errore di comunicazione del Presidente del Consiglio, che avrebbe scelto un messaggio duro, anzichè predisporre la linea istituzionale governativa su una lunghezza d’onda “persuasiva” nei confronti di chi resiste ancora all’appello a vaccinarsi.
A me gran parte del giornalismo politico italiano non piace praticamente più da tempo: ma quando si piega la ragione allo schieramento, in certi casi provo un gran senso di pena per chi si presta così squallidamente alla faziosità strumentale.
Piaccia o meno, Draghi ieri ha detto una verità sacrosanta, rivolta prioritariamente non tanto ai cittadini (i quali ormai certe cose dovrebbero saperle), quanto ai politici mestatori.
Sobillare a non vaccinarsi equivale a invitare la gente a rischiare di morire.
Così è se vi pare.
Dopodichè, anche leggere costernate e persino indignate critiche da parte di gente che su altri terreni sarebbe meno libertaria di Kim Yong-un (delle seguaci e dei seguaci della postmussoliniana Meloni va da se che taccio per non scrivere cose scontate), specie, per dirla tutta, di gente che ogni tanto sulle questioni più disparate o nelle canoniche ricorrenze ci somministra il Brecht del “Noi che non potemmo esser gentili” o il Gramsci dell’”Odio gli indifferenti”, per perorare oggi la tolleranza verso chi diffonde bugie pur di seminare confusione sulle questioni che attengono alla comune sicurezza e alla solidarietà sociale, beh, mi fa proprio cadere le braccia.
Intanto -efficacia- la domanda di vaccinazioni da ieri ha visto un grande incremento, uno dei renitenti massimi si è affrettato a vaccinarsi, l’altra dice che presto lo farà, mentre -qui le dolenti note- la “Delta” cresce e colpisce non vaccinati e giovani. C’è fra questi chi è già in isolamento domiciliare e persino chi sta ricominciando a finire in terapia intensiva ospedaliera.
Statevi accorti.
Perdonate il sermone (ma sempre tisane davvero non fa), saluti e ciao.
Click.
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