Historia magistra vitae.
CORSI E RICORSI STORICI
di Muzio Scevola
Ci hanno fatto credere, senza neppure bisogno di tante spiegazioni, che, almeno a partire dalla fine del XVIII secolo, si fosse definitivamente affermata una nuova visione circa l’origine del potere di governo. Che la teoria della discendenza divina del potere assoluto dei sovrani, che le speculazioni di Hobbes, dovessero ormai trovar posto nei mercati d’antiquariato. Che la sovranità, secondo l’insegnamento di Rousseau, fatto proprio dalla Rivoluzione francese, appartiene al popolo.
Non che il nuovo sistema abbia sempre funzionato alla perfezione. Lo dimostrano gli epigoni di Maria Stuarda che, da Haiti alla Corea del nord, hanno preteso e continuano a pretendere di dover rispondere soltanto a Dio dell’esercizio del loro potere assoluto.
Anche la Democrazia, ovviamente, può essere manipolata, perché possono essere manipolati (grazie al potere suadente della potenza economica e dell’ipnotismo mediatico) i cittadini che stipulano il contratto sociale su cui si fonda la convivenza.
Lo sa bene il nostro legislatore costituzionale, che non smette di ammonirci di come la partecipazione di tutti all’organizzazione politica del Paese non sarà effettiva sino a quando non saranno rimossi tutti ostacoli che limitano, “di fatto”, la libertà e l’uguaglianza dei cittadini. [segue]
Tuttavia, almeno sotto il profilo della forma, i partiti, cioè le organizzazioni che hanno mediato, ed ancor oggi tentano di mediare la partecipazione dei cittadini, si sono affidati allo strumento dell’espressione della volontà degli iscritti secondo formule di rappresentanza dal basso.
Nella realtà, e non da oggi, i partiti sono stati a loro volta condizionati da oligarchie o gruppi di potere. Le tessere, e non da oggi, potevano essere acquistate, il voto non rivelarsi decisivo. Gli Statuti, tuttavia, almeno sotto il profilo formale, hanno sempre mantenuto un’impronta democratica, anche quando il personalismo, a partire dall’ultimo scorcio del secolo scorso, si è prepotente affacciato, anche da noi, sino a sostituire il simbolo dell’organizzazione con la faccia del padrone di turno.
Mai, però, è capitato che il potere di una persona sull’organizzazione politica sia stata statutariamente riconosciuta, che la giusta linea del movimento sia “garantita” da una persona e non dal voto della maggioranza degli iscritti.
Accade di nuovo, insomma, che il potere, nei sistemi democratici degli anni 2000, possa nuovamente derivare dall’alto, da una divinità, conosciuta o sconosciuta, sia essa il Dio d’Israele, sia il sole o siano le stelle.
Il caso dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che il passato, in qualche modo, può ritornare. Prendiamo atto di una reviviscenza delle vecchie teorie dell’assolutismo.
Si può discutere dell’efficacia dei vaccini, persino riconoscere una traccia di buona fede nella teoria dei no-vax. Possiamo rifiutarci di credere alle profezie di Nostradamus. Ma, di fronte ad una così clamorosa evidenza, non possiamo più negare che Giambattista Vico, con la sua teoria dei corsi e ricorsi storici, avesse ragione.
Muzio Scevola
————-
https://www.treccani.it/vocabolario/historia-magistra-vitae/
————————————-
PER CORRELAZIONE SU C3DEM.
PARTITI: Stefano Folli, “Chi sarà il regista della corsa al Quirinale” (Repubblica). Mara Carfagna, “Salvini per essere credibile entri nel Ppe. Sì alla legge Zan ma servono modifiche” (intervista a La Stampa). Daniela Preziosi, “Anche i sindaci del Pd tentati dal referendum di Radicali e leghisti” (Domani). I pareri dei due vice-segretari del Pd sulla crisi 5Stelle: Giuseppe Provenzano, “Se Conte ha fallito, per l’Italia è una brutta notizia” (intervista a Repubblica). Irene Tinagli, “Nessuna alleanza obbligata. Vedremo l’evoluzione 5Stelle” (intervista al Messaggero). CINQUESTELLE: Marco Tarchi, “La brusca fine dell’Uomo qualunque. Appunti per i leader dei Cinquestelle” (Domani). Franco Monaco, “Le 10 contraddizioni di Grillo verso Conte” (Il Fatto). Luciano Capone, “La terza via di Conte” (Foglio). Renato Mannheimer, “Così i Cinquestelle spariranno di scena” (il Riformista).
Lascia un Commento