Il Sud per l’Italia e l’Europa. Un obiettivo strategico nel PNRR?
Quaderno della Svimez.
———————————
Intervento. slides del Prof. Gianfranco Viesti.
———————————-
Documentazione fornita da Mauro Beschi del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale.
————————
Allego, come ulteriore contributo informativo dopo la videoconferenza del 16 giugno 2021, il Quaderno della Svimez cui ha fatto riferimento la relazione del Presidente Adriano Giannola e le slides del Prof. Gianfranco Viesti.
Ricordo che la registrazione della riunione è fruibile anche sul Profilo facebook del CDC:
incontro promosso da Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Svimez, Osservatorio sul regionalismo differenziato. Introduce il Presidente nazionale del CDC professor Massimo Villone. https://www.facebook.com/referendumiovotono/?ref=bookmarks
Saluti
Mauro Beschi
——————————-
Per il Comitato d’Iniziativa Costituzionale e Statutaria (CoStat) è intervenuto il coordinatore Andrea Pubusa.
———————————–
———————————–
ALTRI DOCUMENTI DI INTERESSE
Documento di Democrazia Solidale Sardegna.
PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE E L’ECOLOGIA INTEGRALE
DELLA SARDEGNA
«Passavamo sulla terra leggeri come acqua, disse Antonio Setzu, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta. A parte la follia di ucciderci l’un l’altro per motivi irrilevanti, eravamo felici.» (Sergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri).
Queste parole senza tempo del compianto scrittore sardo dovrebbero ispirare chi, tra i Sardi, è chiamato a costruire il futuro per le prossime generazioni: Istituzioni, Partiti, Forze Sociali, che hanno il dovere di progettare uno sviluppo sociale, economico e culturale che ci faccia camminare sulla nostra terra “Leggeri”, per l’appunto, senza calpestarla. Un altro modo di pensare e descrivere una Sardegna sostenibile e prospera…
GLI OSTACOLI PER IL FUTURO DELLA SARDEGNA
La Sardegna sconta anni di mancata o inadeguata programmazione e di sottovalutazione di fenomeni e dinamiche di dimensioni storiche: la globalizzazione dei mercati, l’avanzata di nuove potenze politiche e economiche mondiali come la Cina, il cambiamento climatico, il colossale fenomeno migratorio, l’aumento del divario sociale conseguente all’accumulo di enormi ricchezze da parte di pochissimi. Occorre inoltre includere i travagli dell’Europa e le dinamiche geopolitiche mediterranee e globali e, soprattutto, il cambiamento delle società che vedono nascere, nonostante le resistenze sovraniste e neo nazionaliste, un nuovo melting pot globale, favorito dall’accesso all’informazione, alla mobilità, all’istruzione, alle lingue.
La Sardegna, in altre parole, ha visto progressivamente ridursi, dal dopoguerra ad oggi, la capacità della classe dirigente sarda nel capire o interpretare il cambiamento, la modernità e le sfide che si presentavano con il nuovo millennio.
Non è quindi un caso se la Sardegna si è trovata impreparata ad affrontare la pandemia Covid-19 e, oggi, ad elaborare progetti adeguati alla ripartenza dopo la pandemia, entro il quadro dello sviluppo sostenibile e nell’orizzonte dell’ecologia integrale.
1
L’attuale giunta regionale ha grandi responsabilità nell’essersi concentrata su riforme tanto inutili quanto fuori contesto, come quella della sanità o degli enti locali (le 8 provincie), e nel non aver mai affrontato “di petto” i grandi problemi strutturali dell’isola, come la continuità territoriale e i trasporti, la crisi produttiva e l’assenza di modello di sviluppo di riferimento. È tuttavia doveroso riconoscere che l’impreparazione della politica sarda proviene da oltre tre decenni di assenza di visione, di consuetudine metodologica e di adagiamento sul portato ideale dei padri della Sardegna autonoma.
La Sardegna è in forte ritardo perché il 2030 è domani, il punto di non ritorno ecologico è prossimo (se non forse superato) e i diciassette obiettivi stabiliti dall’”Agenda per lo Sviluppo Sostenibile”, in Sardegna, sono ben lontani dall’essere raggiunti; su alcuni, paradossalmente, tende all’arretramento.
La nostra isola è in drammatico ritardo su povertà, salute, istruzione, parità di genere, energia sostenibile, crescita economica e lavoro dignitoso, infrastrutture, comunità sostenibili, cambiamento climatico, come dimostrano i dati ISTAT sul monitoraggio dell’Agenda 2030. Solo partendo da questa consapevolezza, dalla misurazione di questo ritardo si potrà recuperare, progettare il futuro e consegnare la Sardegna alle prossime generazioni migliore di come la abbiamo ricevuta.
Le responsabilità stanno oltre mare, in uno Stato spesso lontano e in una Unione Europea incompiuta, ma molte delle responsabilità sono locali, a partire da come negli ultimi anni è stata interpretata (male) l’Autonomia sarda, lasciata scadere e invecchiare senza adeguarla ai tempi e reinterpretarla; da come si è generato un centralismo regionale, peggiore di quello nazionale, ancor più burocratico, inefficiente e umiliante per le Autonomie Locali, i Comuni, le comunità.
Ma occorre anche riconoscere le responsabilità sarde nell’aver alimentato una nuova, diffusa e provinciale resistività identitaria, avvolta nei Quattro Mori in difesa da inesistenti “nuovi invasori”, come nel caso dei migranti, piuttosto che aprirsi al mondo e alla contaminazione, partecipando, appunto, alla costruzione di una nuova comunità globale.
Con questo documento noi, donne e uomini di DEMOCRAZIA SOLIDALE SARDEGNA, vogliamo contribuire al risveglio, usando volutamente il plurale nel richiamare alle responsabilità e senza lanciare accuse, per chiamare tutti all’impegno per il futuro, perché domani sarà troppo tardi.
LE PROPOSTE PER LA RIPRESA E LA RESILIENZA DELLA SARDEGNA UNA NUOVA REGIONE, LE NOSTRE RIFORME
L’Unione Europea, nel varare l’insieme delle misure per la ripartenza dopo la pandemia Covid-19, a partire dal Next Generation Fund, è stata netta nel definire le giuste condizioni per l’accesso alle colossali risorse economiche messe a disposizione. La principale, tra queste, è quella della attuazione di riforme vere, dettagliate e funzionali allo sviluppo.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), in conseguenza, prevede tre livelli di riforme da attuare: orizzontali e strutturali (pubblica amministrazione, giustizia); abilitanti (semplificazione e razionalizzazione della legislazione, promozione della concorrenza); settoriali (fisco, ammortizzatori sociali, ambiente). Si tratta di riforme funzionali al buon utilizzo delle risorse, alla loro finalizzazione
2
in tempi certi e brevi, al monitoraggio dei processi ed alla rendicontazione, rafforzate da una governance esercitata da una “cabina di regia” dotata di forza di legge.
Del pari, se la Sardegna vuole essere altrettanto adeguata nel gestire la parte di PNRR che le spetta (e progettare il proprio futuro) deve abbandonare la logica della mera rivendicazione e elencazione delle “doglianze” e partire da una profonda autoriforma ripensando/aggiornando l’Autonomia regionale e con riforme locali strutturali, abilitanti e settoriali. Non è più rimandabile, infatti, procedere su:
- Nuovo Statuto, per rinegoziare un rapporto “speciale” con lo Stato Nazionale e l’Unione Europea, superare il centralismo regionale, attuare la partecipazione attiva delle autonomie locali e della società organizzata (rappresentanze sociali e terzo settore), decentrare poteri ai Comuni, semplificare/razionalizzare gli enti intermedi quali, ad esempio, le Provincie.
- Semplificazione e sburocratizzazione, con particolare riferimento al sistema regionale, all’efficientamento/potenziamento delle amministrazioni comunali, al miglioramento dei servizi di prossimità ai cittadini e alle imprese, allo snellimento dei processi autorizzativi ambientali, paesaggistici, …
- Nuovo Piano energetico e ambientale, con l’orizzonte al 2050 per raggiungere quanto prima la “neutralità carbonica” al 2050, favorendo lo sviluppo delle fonti rinnovabili, la sicurezza energetica e la tutela del territorio e dell’ambiente.
- Sanità pubblica e Servizi Socio – Assistenziali, per dare stabilità organizzativa e un assetto territoriale efficace e al servizio delle persone, per risanare le ferite inferte dalla pandemia e recuperare i troppi deficit e fragilità sociali
- Formazione professionale e istruzione pubblica, per renderle prossime e funzionali alla affermazione del lavoro dignitoso, dell’aggiornamento delle competenze per il far acquisire a tutti la pienezza della cittadinanza globale
- Piano per lo “Sviluppo Sostenibile e l’Ecologia Integrale”, per affermare un nuovo modello di sviluppo funzionale alla crescita economica e sociale, attraverso l’evoluzione celere del sistema produttivo nelle dimensioni “green” e blue economy”.
Insieme alle riforme strutturali e settoriali, segnatamente alla gestione del PNRR, andrà istituita, come per il livello nazionale, una cabina di regia coerente con il ripensamento dell’Autonomia regionale, la partecipazione territoriale/sociale e il decentramento ai Comuni, nonché l’adozione di moderni sistemi di monitoraggio e controllo dei progetti finanziati con il PNRR, con altri Fondi europei, nazionali e privati.
IL PIANO NAZIONALE DI RINASCITA E RESILIENZA PER LA SARDEGNA
L’insieme delle misure adottate dall’Unione Europea e il PNRR nazionale sono un’occasione storica e irripetibile che la Sardegna non può sprecare.
I 187 progetti presentati dall’attuale giunta regionale al governo e ai ministeri competenti, per un totale di oltre 6,5 miliardi di Euro, nel loro complesso, appaiono come il frutto di un frettoloso lavoro di recupero di vecchi progetti, richieste inevase, risposte a bisogni particolari e privo di un modello di riferimento, di una programmazione adeguata e, soprattutto, elaborati senza il coinvolgimento della società civile e dei Comuni.
3
[segue]
L’assenza di grandi progetti, in particolare nelle Missioni 2 (rivoluzione verde) e 3 (infrastrutture), dimostra, inoltre, come la giunta regionale abbia solo preso atto dell’assenza di investimenti per l’isola nei piani strategici dei “campioni” nazionali come Ferrovie dello Stato, ENI, ENEL e dei grandi gruppi privati operanti nei diversi settori industriali, rinunciando a rivendicare, come avrebbe dovuto, una adeguata ai tempi infrastrutturazione ferroviaria e del sistema dei trasporti, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’idrogeno e della digitalizzazione/intelligenza artificiale.
Senza voler demolire tutti i 187 progetti presentati, in quanto alcuni rispondono ai bisogni dell’Isola, ma nella consapevolezza che nel suo complesso la proposta della giunta regionale sarda rientra nella “debolezza della reazione” (specificata in un capitolo dell’Enciclica Laudato Si’), si ritiene indispensabile prevedere, per ognuna delle sei missioni del PNRR, pochi ma grandi progetti di riferimento, capaci di alimentare la ripartenza del sistema produttivo e lo sviluppo economico e sociale.
Per Democrazia Solidale Sardegna non è però sufficiente avanzare proposte aggiuntive o sostitutive a quelle previste dall’attuale governo regionale. Riteniamo doveroso evidenziare, prima di dialogare con tutti gli interlocutori, anche istituzionali, che accetteranno il confronto, la nostra VISIONE DI SOCIETA’ FUTURA SARDA, ispirata dall’Ecologia Integrale della Laudato Si’, dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e dall’orizzonte degli Stati Uniti d’Europa, fari delle nostre proposte di seguito delineate.
MISSIONE 1 – DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE, COMPETITIVITÀ, CULTURA E TURISMO
Il progresso tecnologico offre opportunità ma comporta grandi rischi, come anche Papa Francesco non manca mai di ricordare, quali quelli di alimentare le disuguaglianze, indebolire la componente umana e di incrementare ingiustamente il potere di chi già lo detiene, con il conseguente indebolimento ulteriore di chi, quel potere, lo ha prestato a chi governa o amministra, a partire dai poveri, gli emarginati, i più fragili. Digitalizzare e incamminare il mondo verso l’intelligenza artificiale non può essere una strada per pochi ma, al contrario, un viale dove tutti possano incamminarsi.
Per questo motivo la Missione 1 per la Sardegna deve vedere le istituzioni modernizzarsi in modo diffuso, armonico e democratico partendo “prioritariamente” dalle persone e dalle loro comunità, semplificando l’accesso ai servizi e, al contempo, rendere il sistema produttivo e trasparente con la produzione di beni e servizi privati verso coloro che, prima di essere consumatori o acquirenti, sono persone.
Solo assumendo questi principi la Missione potrà perseguire gli obiettivi di innovazione (SDGs 9), città e comunità sostenibili e inclusive (SDGs 11), consumi e produzioni responsabili e vivibili (SDGs 12), giustizia sociale e solide istituzioni democratiche (SDGs 16), Partenariato e alleanza sociale per lo sviluppo (SDGs 17).
Per praticare in concreto la LAUDATO SI’, raggiungere gli obiettivi dell’AGENDA 2030, rispondere agli indirizzi dell’UNIONE EUROPEA e al PNRR proponiamo di investire prioritariamente in:
DIGITALIZZAZIONE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, partendo dai Comuni per garantire uniformità di accesso ai servizi a tutti i cittadini, recuperare il digital divide della periferia e delle categorie svantaggiate; mettere in rete tutte le autonomie locali sarde, in particolare quelle dei Comuni, con tecnologie e interfaccia uomo-macchina omogenei così da garantire, ….
4
…. anche tecnicamente e funzionalmente, l’uniformità di accesso dei cittadini ai servizi digitali territoriali; formazione digitale continua e diffusa rivolta alla generalità della cittadinanza.
DIGITALIZZAZIONE DEL SISTEMA PRODUTTIVO, prevedendo la realizzazione in Sardegna di un Big Data recovery e di service cloud, anche con forme di partenariato pubblico/privato, inserito nel sistema europeo oggi fase di sviluppo, al servizio del Sud Europa e del Mediterraneo ai fini di garantire sovranità digitale, sicurezza, economicità per persone e famiglie, pubbliche amministrazioni e imprese e trasparenza e democraticità nella gestione e nell’accesso ai dati.
MISSIONE 2 – RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE ECOLOGICA
Degrado dell’ambiente, sfruttamento intensivo delle risorse naturali a favore di pochi, utilizzo prevalente di energia non rinnovabile e inquinante e una diffusa “anticultura” dello scarto hanno avvicinato la terra, e la nostra isola, al punto di non ritorno oltre il quale non sarà più garantita una vita sicura e salubre alle prossime generazioni. Non sono pertanto più differibili scelte decise e irreversibili circa l’abbandono di pratiche industriali e civili non più sostenibili.
Tuttavia, nella piena consapevolezza che ogni scelta umana è imperfetta, è necessario presupporre l’azione in alternativa all’inazione, la tempestività in luogo dell’attesa, la limitazione massima di ogni effetto collaterale. Non scegliere, o fare scelte non risolutive e temporanee, continuando ad aspettare il “Godot” tecnologico di una fonte energetica inesauribile, assolutamente pulita, non impattante neanche in misura minima è irresponsabile e dannoso quanto continuare sulla vecchia strada della cosiddetta “old economy”.
Occorre il coraggio di abbandonare quanto prima l’utilizzo delle fonti fossili, da sostituirsi con fonti rinnovabili tecnologicamente mature per la produzione di energia elettrica, il funzionamento delle città, la mobilità e il sistema produttivo. Solo puntando sulla forza del vento e del sole sarà possibile soddisfare gli impellenti bisogni di sicurezza alimentare con agricoltura e pesca sostenibili (SDGs 2), energetici (SDGs 7), ambientali (SDGs 13, 14, 15), oltre quelli dell’accesso all’acqua pulita e alla gestione sostenibile della risorsa idrica (SDGs 6).
Per praticare in concreto la LAUDATO SI’, raggiungere gli obiettivi dell’AGENDA 2030, rispondere agli indirizzi dell’UNIONE EUROPEA e al PNRR proponiamo di investire prioritariamente in:
FONTI RINNOVABILI, realizzando nuovi impianti eolici e fotovoltaici per una potenza di almeno 1000 MW, con particolare riferimento a fotovoltaico su edifici pubblici e civili, a terra di grandi dimensioni su aree da bonificare o zone agricole aride, eolico in-shore rispettoso della paesaggistica e off-shore galleggiante oltre linea d’orizzonte.
IDROGENO GREEN, realizzando 3 Hub di produzione (Nord – Centro – Sud), per la conversione della trazione ferroviaria, marittima e locale e per l’industria energivora, utilizzando energia elettrica rinnovabile prodotta da Impianti locali (FER) e, nella fase transitoria, importata per tramite i collegamenti elettrici sottomarini in essere e in progetto.
5
MISSIONE 3 – INFRASTRUTTURE PER UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE
La Sardegna è un’isola che, per responsabilità dello Stato e locali, ha creato al suo interno altre isole – periferie e zone interne – territoriali e umane, tenute lontane da un’insufficiente e inadeguata rete di trasporto interno, rimasta tale in tempi moderni per l’adozione indiscriminata, e quindi antisociale, del paradigma esclusivo della remuneratività sul piano economico e finanziario. Un paradigma che ha penalizzato e penalizza una terra “strutturalmente” non remunerativa perché caratterizzata da una intensità abitativa e un PIL pro-capite tra i più bassi in Italia e in Europa, ma anche da un non più accettabile “sbilancio” commerciale sulle importazioni.
In questo contesto, contrastare l’abbandono delle zone interne attraverso una adeguata infrastrutturazione dei trasporti ferroviari risponde ad esigenze di natura economica ma anche, e soprattutto, a quella di impedire lo scadimento della qualità della vita umana nelle periferie e la conseguente degradazione sociale.
Sono quindi indispensabili quei grandi investimenti sulla rete ferroviaria sarda che, fino ad oggi, sono stati negati perché visti solo in “chiave commerciale” (vedi piano di sviluppo della Rete Ferroviaria Italiana denominato, appunto, Piano Commerciale) perché solo con poderosi interventi sulle ferrovie regionali e con la riconversione della trazione a idrogeno green, potrà realizzarsi una vera mobilità sostenibile capace di contribuire a una diffusa crescita economica e al lavoro dignitoso (SDGs8), rendere resilienti tutti i territori a partire dalle zone interne (SDGs 9), ridurre le diseguaglianze (SDGs 10) e tutelare l’ambiente (SDGs 13, 14, 15).
Per praticare in concreto la LAUDATO SI’, raggiungere gli obiettivi dell’AGENDA 2030, rispondere agli indirizzi dell’UNIONE EUROPEA e al PNRR proponiamo di investire prioritariamente in:
TRASPORTO FERROVIARIO, potenziando le linee regionali (con conseguente riformulazione del Piano Commerciale 2021 – 2024 RFI Rete ferroviaria Italiana) con l’aggiornamento a scartamento ordinario della linea Macomer – Nuoro, il collegamento Nuoro – Olbia, il raddoppio della linea San Gavino – Oristano – Macomer e l’adeguamento del tracciato per alta velocità della linea Macomer – Sassari – Porto Torres 5) con la conversione totale della trazione a Idrogeno.
MISSIONE 4 – ISTRUZIONE E RICERCA
Papa Francesco, nella Enciclica Laudato Si’, afferma che occorre “prendere dolorosa coscienza” dello stato del nostro pianeta. Prendere coscienza è possibile solo se l’umanità, a partire dalla persona, entra in possesso degli strumenti critici, culturali e formativi necessari a partire dall’istruzione che, anche da questo punto di vista, è lo strumento indispensabile per cogliere tutti gli Obiettivi dell’Agenda 2030.
Per questo motivo gli interventi e gli investimenti da prevedere sulla Missione 4 devono mettere al centro i primi beneficiari del sistema dell’istruzione pubblica – gli studenti – e i loro “accompagnatori” nel cammino di crescita e formazione – gli insegnanti, ma anche i lavoratori di tutte le età per la doverosa difesa del lavoro e, non come si prevedere attualmente, limitando gli interventi alle sole strutture fisiche – le scuole e gli istituti.
6
Vanno quindi incrementati considerevolmente i fondi previsti al fine di completare la gamma degli interventi a favore dell’istruzione e della formazione allargandoli alle persone. Precondizione, questa, per raggiungere gli obiettivi di una istruzione di qualità (SDGs 4) e del lavoro dignitoso (SDGs)
Per praticare in concreto la LAUDATO SI’, raggiungere gli obiettivi dell’AGENDA 2030, rispondere agli indirizzi dell’UNIONE EUROPEA e al PNRR proponiamo di investire prioritariamente in:
ISTRUZIONE, superando il paradigma del risparmio, per risolvere il dramma della dispersione scolastica, riqualificare e innovare i processi di insegnamento/apprendimento, completare e riallocare gli organici in funzione dei bisogni, dislocare il sistema scolastico in funzione della prossimità realizzando una rete di “agenzie formative” territoriali, potenziare e adeguare ai bisogni e alla modernità, rendere la formazione superiore (ITS) in funzione del mercato del lavoro, ristrutturare e rendere efficiente l’edilizia scolastica, evolvere la formazione universitaria nella dimensione mediterranea e internazionale.
FORMAZIONE, costituendo un unico fondo paritetico interprofessionale unico della Sardegna, nel quale far confluire lo 0,30 delle retribuzioni dei lavoratori sardi e cofinanziato dalla Regione Sardegna, al quale affidare la missione di garantire la “giusta transizione” ecologica e digitale nel mondo del lavoro e formare le professioni indispensabili allo sviluppo sostenibile, con particolare riferimento alle professioni artigiane, al turismo, alla riconversione industriale green, all’agricoltura e allevamento sostenibili, alla blue economy e alla digitalizzazione/Intelligenza artificiale.
MISSIONE 5 – COESIONE E INCLUSIONE
L’Ecologia integrale, al centro dell’Enciclica Laudato Si’, non si limita a difendere l’ambiente ma estende questo concetto protettivo alla dimensione sociale e umana intesa nelle sue declinazioni culturali e religiose, familiari, lavorative, urbane e di genere perché, sempre come afferma ‘Enciclica, «Ogni lesione della solidarietà e dell’amicizia civica provoca danni ambientali».
Ed è solo rimanendo in questo solco che potranno essere ricostruiti o costruiti ex novo sistemi sociali capaci di non lasciare indietro nessuno, accogliere e integrare chi chiede asilo o accoglienza per realizzare un dignitoso progetto di vita, colmare i differenziali di genere e sconfiggere violenza e prevaricazione.
In questa Missione è inoltre indispensabile riconoscere come strategico e insostituibile il Terzo Settore e le Forze Sociali, capaci di incanalare le migliori risorse umane e ideali. Solo così, povertà (SDGs 1), accesso alle risorse vitali (SDGs 2), benessere (SDGs 3) e parità di genere (SDGs 5) saranno alla portata dei Sardi e della Sardegna.
Per praticare in concreto la LAUDATO SI’, raggiungere gli obiettivi dell’AGENDA 2030, rispondere agli indirizzi dell’UNIONE EUROPEA e al PNRR proponiamo di investire prioritariamente in:
7
SOLIDARIETÀ, per costituire l’Agenzia regionale e il fondo paritetici del Terzo Settore aventi la finalità di sostenere il mondo associativo e le imprese sociali sia al fine di potenziamento dei servizi sociali, della produzione culturale e artistica, sia dell’occupazione nel non profit
CULTURA, per sostenere finanziariamente e organizzativamente la produzione artistica musicale, figurativa, letteraria, cinematografica e teatrale isolana con un sistema strutturato e partecipato capace di valorizzare e promuovere la “Sardegna Artistica e Culturale” sia in chiave tradizionale che moderna.
SOCIALITÀ PUBBLICA, per rendere i Comuni i primi soggetti della programmazione e della gestione dei servizi potenziandone la capacità finanziaria e organizzativa ai fini di rendere efficace la lotta alla povertà, all’esclusione sociale, alla deprivazione materiale, alle discriminazioni di genere e sostenere i soggetti fragili, famiglie, giovani e anziani; per realizzare una società sarda aperta, inclusiva accogliente e multiculturale.
MISSIONE 6 – SALUTE
Ecologia integrale significa anche che la cura della persona non può e non deve limitarsi ai suoi bisogni materiali, sociali e ideali perché può dirsi tale solo se tutti, indistintamente, possono accedere a cure e assistenza indispensabili a garantire la salute fisica, psicologica e mentale.
È la cura che deve raggiungere la persona, essere prossima e quindi facilmente fruibile e non, come oggi lontana e spesso non sostenibile economicamente per chi è più svantaggiato, per chi è “periferico” o escluso.
Assicurare salute e benessere a tutte le età (SDGs 3) è possibile solo rendendo umana e prossima la Sanità pubblica.
Per praticare in concreto la LAUDATO SI’, raggiungere gli obiettivi dell’AGENDA 2030, rispondere agli indirizzi dell’UNIONE EUROPEA e al PNRR proponiamo di investire prioritariamente in:
SANITÀ PUBBLICA, per: potenziare l’organico del personale sanitari; riformulare l’assetto territoriale potenziando le strutture sanitarie territoriali e creando una diffusa rete di assistenza di prossimità e domiciliare anche in funzione del superamento dell’attuale sistema delle RSA; de-burocratizzare il sistema e efficientare-razionalizzare i centri amministrativi al fine di garantire economie di scala e la riallocazione delle risorse economiche risultanti sul servizio diretto al cittadino; per la creazione di strutture decentrate di prima assistenza e cura, per integrare medicina di base e guardia medica/turistica (Cittadelle della Salute), che fungano da anello di congiunzione tra cittadino e strutture ospedaliere, oggi troppo gravate e comunque da riqualificare, creando “poli di eccellenza ospedaliera” le cui strutture andranno rese efficienti sul piano energetico e funzionale.
Democrazia Solidale Sardegna Giugno 2021
8
Lascia un Commento