Oggi mercoledì 2 giugno 2021 Festa della Repubblica Italiana.

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni—————————
4919f94d-3b25-401e-89ed-f334aaab75af2 giugno. Giorno di festa e per un nuovo impegno di lotta democratica
2 Giugno 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
La festa della Repubblica non può essere un rito vuoto. Nè oggi nè mai. Intanto perché la cacciata dei Savoia ha rappresentato un atto di rottura rispetto ad un passato il cui filo conduttore è sempre stato la compressione delle forze popolari e dei suoi leaders a garanzia dei ceti privilegiati. Su di essi […]
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2 Giugno. Medaglia d’onore a Ignazio Meleddu, soldato sardo deportato nei campi nazisti
2 Giugno 2021
Gianfranco Meleddu

Disse Calamandrei che la costituzione “è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà […]
—————————————————Per correlazione———
In un’intervista concessa a Isabella Insolvibile (Nord e Sud del Mondo, anno IX, num. 1, gennaio-marzo 2009), Vittorio Foa ricordava:

«A me è capitato, una volta, di partecipare ad una trasmissione televisiva insieme ad un senatore [Giorgio Pisanò, esponente fascista tra i fondatori dell’MSI eletto senatore per 5 legislature] che faceva dei grandi discorsi di pacificazione: “In fondo eravamo tutti patrioti… Ognuno di noi aveva la patria nel suo cuore…”, etc., etc.
Io lo interruppi dicendo: “Un momento. Se si parla di morti, va bene. I morti sono morti: rispettiamoli tutti. Ma se si parla di quando erano vivi, erano diversi. Se aveste vinto voi, io sarei ancora in prigione. Siccome abbiamo vinto noi, tu sei senatore”. Questa è una differenza capitale.
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Avvenire. Editoriale Tre quarti di secolo e il germe del futuro
L’UNITÀ CHE C’È E CHE C’È DA FARE
Marco Tarquinio, su Avvenire.
[segue]
Tre quarti di secolo fa la storia d’Italia è ricominciata. Con la riconquista anche formale della libertà e la piena realizzazione della democrazia. Votarono tutti gli italiani e tutte le italiane in quel 2 di giugno del 1946. Ed era la prima volta che accadeva.
Votavano dopo la notte nera della dittatura fascista e l’incubo di una guerra folle che, infine, si era fatta terribile guerra civile. E non ebbero paura di scegliere una via del tutto nuova. Sarebbe stato scritto di lì a poco in Costituzione, ma era già chiaro che da quel giorno non più un re (in solitudine o all’ombra di un duce), bensì il popolo sarebbe stato ‘sovrano’ e non come massa indistinta e preda potenziale del retore e uomo forte di turno, ma come fonte collettiva, meglio comunitaria, del potere di fare i governi e di scrivere le leggi. Si chiama democrazia parlamentare e ha ricostruito l’Italia, l’ha fatta crescere e l’ha fatta resistere anche alle peggiori trame, a tristi tradimenti, ad ambizioni arroganti e a calcoli mediocri.
Lo sappiamo: 75 anni fa non s’è iniziata la migliore delle storie possibili. Ma è una gran bella storia. Che ha radice nell’intelligenza e nella fede di leader che seppero rappresentare e guidare in direzione libera e sicura un popolo ‘inquadrato’ per un ventennio da un regime totalitario che aveva fatto della nostra terra una patria dell’illibertà, del bellicismo e del razzismo e infine l’aveva ridotta in macerie. È la nostra storia. Ci ha condotto a questo presente, complicato eppure vitale. E in essa è custodito il germe del futuro che possiamo generare e che dobbiamo preparare.
Quel germe è l’appartenenza solidale che non cancella le diversità, ma dà loro senso comune e bene comune. Quel germe è la concittadinanza, che in sé non basta a sanare le disuguaglianze, le esclusioni e gli errori commessi dai singoli, ma è premessa indispensabile per il loro superamento. Quel germe è la retta coscienza, che impedisce di depredare o dilapidare il patrimonio condiviso e chiama non solo a reclamare diritti, ma a esercitare doveri. Quel germe è la tenacia dell’onestà e della competenza, che non fa notizia e sembra non esaltare nessuno, ma si oppone alle mafiosità, custodisce l’essenziale e porta frutto. Quel germe è il cuore stesso della Repubblica, laico e credente. Ed è l’insieme dei suoi volti puliti e veri. Che sono tantissimi. E oggi su queste pagine ne richiamiamo alcuni, come in un riassunto, che non può dire tutto, ma scandisce ciò che non può essere ignorato e che dev’essere chiaro.
Perché non c’è nulla di più ingiusto e più dannoso che imporre a una comunità la maschera storta di chi la ferisce, di chi la insozza, di chi non la rispetta.
La Repubblica siamo noi. E chi sbraita che è solo retorica non se la merita. Ma noi meritiamocela, e meritiamoci l’unità che dobbiamo continuare a fare.
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