Oggi lunedì 17 maggio 2021

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni—————————
Nuova legge elettorale, negletta eppure indispensabile
17 Maggio 2021
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
La legge elettorale Rosatellum modificata su ispirazione di Calderoli per conto della Lega durante il governo Conte 1, nel maggio 2019, ha creato un grumo legislativo pericoloso che, se dovesse trovare applicazione nelle prossime elezioni politiche, potrebbe portare a risultati elettorali che farebbero rimpiangere amaramente di avere assistito a tante giravolte, tante ambiguità ed […]
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Due cittadinanze per due popoli.
Donatella Di Cesare su La Stampa.
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israele-palestina-bandiereDalla pagina fb di Donatella Di Cesare. [segue]
https://www.facebook.com/donatella.dicesare/posts/10218959875612756
No alla guerra, no all’odio, no agli Stati. Due popoli, una cittadinanza.
Ecco il mio articolo di oggi per la Stampa. #Israele #Palestina
La formula «due popoli, due Stati», che ricorre ancora qui e là, sulla bocca di qualche moderato, non è mai parsa così logora, quasi stantia, come in questi giorni. E in effetti lo è da tempo. Nel caso migliore chi la usa sembra voler piuttosto esprimere, malgrado tutto, un barlume di ottimismo; nel caso peggiore ricorre a una scappatoia sicura per aggirare un tema complesso, difficile da analizzare. E poi – si sa – viviamo in un’epoca in cui non c’è tempo, né voglia, di conoscere le posizioni altrui ed è più facile odiarle. Perciò il fiorire delle grette tifoserie, sui social e in piazza, lo sventolio di bandiere, l’assenza di un dialogo. Ovunque nel mondo, e anche nel nostro Paese. Non senza paradossi: chi è di sinistra compie scivoloni fino a difendere Hamas, mentre la stella di David spunta dietro rappresentanti di quella destra istituzionale connivente con il neofascismo.
Poco margine ormai, quasi nessuno, per chi tenta di argomentare, finendo tra due fuochi. Per Israele e Palestina l’ipotesi dei due Stati è sempre parsa remota, difficilmente realizzabile. Qualche decennio era sembrata alla portata di mano. Sono gravi le responsabilità della dirigenza palestinese per non aver colto quell’occasione. Sarebbe poi stata davvero la soluzione? Forse sì, ma forse anche no. Chi conosce il contesto sa che ci sono due popoli costretti a coabitare. L’intreccio è ormai inestricabile. Ecco perché oggi non è più pensabile un secondo Stato. Che senso ha, dunque, continuare a parlarne? Indubbiamente ciò ha risvolti tragici: quelli che appaiono in questi giorni. La novità si chiama Lod, o «il terzo fronte». Il conflitto s’incunea all’interno, l’ostilità dilaga anche nelle città, come Haifa, prese a esempio di coabitazione, e nei villaggi più sperduti. I fronti si moltiplicano e lo spettro della guerra civile si materializza. Le tensioni ci sono sempre state, ma l’esplosione di violenza per strada, perpetrata da entrambe le parti, lascia interdetti. I bravi fomentatori non mancano.
Chi crede nella pace avrebbe più di un motivo per disperare. Soprattutto se si va avanti con le vecchie categorie politiche del passato. Anzitutto quella di «Stato» che forse per quel contesto era già sempre una forzatura. Avevano ragione quei filosofi – da Martin Buber a Hannah Arendt a Emmanuel Levinas – a porre molto presto il problema. Come spesso avviene, rimasero inascoltati. Certo l’idea dello Stato binazionale, come veniva ipotizzato allora, non è praticabile. Eppure, proprio quella via, che loro avevano indicato, resta ancora aperta oltre lo scenario tragico. Dove c’è il maggiore pericolo emerge la possibilità del riscatto. E questo sta nel fluidificare lo Stato e soprattutto nel pensare nuove forme aperte di cittadinanza con pari diritti. La parola chiave è «cittadinanza», non più Stato. Ciò vale, fra l’altro anche in differenti contesti nel mondo, dove la coabitazione è forzata e le categorie statuali diventano solo un ostacolo. La nuova filosofia politica lavora su questo. Non si tratta di teorie da anime belle, ma al contrario di un modo molto concreto ed efficace per sciogliere conflitti altrimenti irrisolti.
Per l’Israele post-Netanyahu, dove la destra belligerante si spera abbia meno spazio, il motto deve essere «cittadinanza», anche oltre «nazione», «ceppo», ecc. Non può essere difficile, già solo per la grande tradizione ebraica di ospitalità. E sia detto per inciso: quelli che oggi accusano Israele di «apartheid», più o meno apertamente, sono gli stessi europei i cui Stati nazionali hanno ancora leggi sulla cittadinanza basate sul sangue e sul suolo. Non parliamo, dunque, delle colpe europee sullo sterminio; parliamo dell’attualità, dell’Italia che non dà cittadinanza ai figli di immigrati.
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SETTIMANA “LAUDATO SI”
“…PERCHÈ SAPPIAMO CHE LE COSE POSSONO CAMBIARE” (LS 13)

17/23 Maggio 2021, Diocesi di Cagliari
Programma
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