Oggi giovedì 13 maggio 2021
——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni—————————
Facciamo pace a Gerusalemme
C’è solo un modo per mettere fine alle terribili violenze che stanno insanguinando Gerusalemme e la Terra Santa: riconoscere ai palestinesi la stessa dignità, la stessa libertà e gli stessi diritti che riconosciamo agli israeliani. Nessuna pace può essere edificata sulla persecuzione di un intero popolo, sull’occupazione militare, l’arbitrio, gli abusi, la sopraffazione, l’umiliazione, le deportazioni, l’apartheid, la continua violazioni di tutti i fondamentali diritti umani.
Non basta invocare la fine delle violenze. Non c’è e non ci sarà mai pace senza giustizia. Rinnoviamo, ancora una volta, il nostro accorato appello a tutti i responsabili della politica nazionale, europea e internazionale perché intervengano energicamente per far rispettare il diritto internazionale dei diritti umani, la legalità internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite.
Tavola della Pace
Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani
Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova
Cattedra Unesco “Diritti Umani, Democrazia e Pace” dell’Università di Padova
Per adesioni: adesioni@perlapace.it
Perugia, 11 maggio 2021
Per informazioni:
Tavola della pace
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73 anni di Nakba
13 Maggio 2021 su il manifesto sardo.
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“Colpevoli” – Andreotti, Gelli e la P2 visti da vicino
13 Maggio 2021
Carlo Dore jr. su Democraziaoggi.
E’ in libreria un volume interessante sulla recente storia nascosta del nostro Paese: “Colpevoli” – Andreotti, Gelli e la P2 visti dva vicino, Ed. Chiarelettere, 2021, Ecco una recensione di Carlo Dore jr., brillante giurista dell’Ateneo cagliaritano.
Cosa è stata la Loggia P2? […]
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Da Adele Murru. Sheikh Jarrah non è solo un quartiere.
Sheikh Jarrah è il simbolo della resistenza palestinese alle decennali leggi sulla proprietà israeliane e dei conseguenti sgomberi, considerati anche dagli esperti ONU un “modello allarmante di modifica degli equilibri demografici”.
È vergognoso ignorare questo aspetto e pubblicare articoli sulla drammatica escalation di violenza militare tra Hamas e Israele eliminando i presupposti e le discriminazioni di fondo.
Se proprio vi fosse stato un chiaro interesse giornalistico ad analizzare i rapporti di forza tra le fazioni politiche palestinesi, nelle settimane passate avremmo dovuto poter leggere tantissimi articoli sulla totale inadeguatezza della Presidente dell’Autorità palestinese riguardo le elezioni che avrebbero dovuto tenersi fra qualche giorno.
Cogliendo al balzo le problematiche relative alle elezioni a Gerusalemme est, Mahmoud Abbas ha infatti dimostrato per l’ennesima volta di ritenere più importante la consolidazione del proprio potere interno all’OLP e del suo sistema clientelare rispetto alle aspettative del proprio popolo, che da 15 anni non ha la possibilità di esprimere i propri rappresentanti. Ben 45% dei palestinesi non ha mai votato in vita sua; come può quindi Abbas pretendere di poter rappresentare i giovani palestinesi e le loro aspettative?
Il problema della legittimità politica dell’AP è un fattore cruciale, e non può essere ignorato.
Eppure, vi è un macigno ancora più opprimente delle problematiche palestinesi interne, ossia l’incommensurabile squilibrio di potere tra una potenza occupante e un popolo oppresso da decenni di occupazione illegale e politiche vergognose da parte della leadership israeliana che non possono assolutamente essere estrapolate dal contesto.
La frustrazione dei giovani palestinesi davanti all’ennesima minaccia di sgombero e ai fatti accaduti nella moschea di Al-Aqsa si somma infatti a quella causata dalle politiche fallimentari di Fatah, dall’occupazione illegale israeliana, dall’impunità dei crimini commessi dalle forze israeliane e dai coloni ultranazionalisti e dal silenzio tombale della comunità internazionale – USA e UE tanto quanto i Paesi arabi, che dopo la firma degli Accordi di Abramo ci hanno ricordato quanto sia imbarazzante la loro totale indifferenza al diritto internazionale e ai diritti umani.
Che Hamas cerchi di capitalizzare consenso interno militarmente sfruttando tale frustrazione è un dato di fatto – come è ovvio che Netanyahu cerchi di capitalizzare consenso interno sfruttando la reazione di Hamas per intervenire militarmente in modo massiccio a Gaza e spegnere i riflettori sulla Cisgiordania.
Eppure non possiamo permetterci di tenere quei riflettori spenti.
Sheikh Jarrah non è solo un quartiere.
È un richiamo alla giustizia.
Quella giustizia che i palestinesi non hanno mai conosciuto in vita loro.
O si agirà presto, o l’atroce e cieca violenza già visibile ad Haifa, Akka, Lydd e Yaffa farà collassare anche quella minima parvenza di normalità a cui molti, specialmente in Occidente, continuano ad aggrapparsi poiché incapaci di guardare oltre il muro dell’ipocrisia.
#SaveSheikhJarrah #لننرحل