Un grande sardo. Ricordando Mario Melis nella prossima ricorrenza dei 100 anni dalla sua nascita
Il 17 u.s. si è celebrato il centenario della Fondazione del Partito Sardo d’Azione. Il 10 giugno di questo anno celebreremo la ricorrenza dei 100 anni dalla nascita di Mario Melis, un grande militante e dirigente di quel Partito, grande sardo, ricordato particolarmente per essere stato uno dei più prestigiosi presidenti della Regione Autonoma della Sardegna.
In questi giorni è uscito un libro che ne ricorda la personalità, scritto dal giornalista Anthony Muroni. Il libro viene in questi giorni presentato in diverse occasioni via webinar. Tra queste quella che si terrà venerdì 23 c.m., promossa dalla Scuola di cultura politica Francesco Cocco. Aladinpensiero ha dedicato spesso spazio a ricordo di Mario Melis. Vogliamo continuare a dare rilievo alla sua attività politica al servizio dei sardi e della Sardegna, soprattutto per l’utilità che ha sicuramente oggi nel confronto delle sue idee e della sua pratica di coerente sardista con l’attuale deriva politica del suo Partito, che ci auguriamo trovi nel tempo che viene una decisa inversione per tornare nell’alveo della sua migliore tradizione democratica.
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Per ricordare Mario Melis , ripubblichiamo ancora una volta un editoriale di Aladinews dell’8 maggio 2016, che crediamo dia conto, seppur in modo semplice, della statura del grande uomo politico sardo.
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Quale classe dirigente per la Sardegna che vorremo
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di Aladin
«Malgrado la cattiva amministrazione, l’insufficienza della popolazione e tutti gli intralci che ostacolano l’agricoltura, il commercio e l’industria, la Sardegna abbonda di tutto ciò che è necessario per il nutrimento e la sussistenza dei suoi abitanti. Se la Sardegna in uno stato di languore, senza governo, senza industria, dopo diversi secoli di disastri, possiede così grandi risorse, bisogna concludere che ben amministrata sarebbe uno degli stati più ricchi d’Europa, e che gli antichi non hanno avuto torto a rappresentarcela come un paese celebre per la sua grandezza, per la sua popolazione e per l’abbondanza della sua produzione.»
In un recente convegno sulle tematiche dello sviluppo della Sardegna, un relatore, al termine del suo intervento, ha proiettato una slide con la frase sopra riportata, chiedendo al pubblico (oltre duecento persone, età media intorno ai 40/50 anni, appartenente al modo delle professioni e dell’economia urbana) chi ne fosse l’autore, svelandone solo la qualificazione: “Si tratta di un personaggio politico”. Silenzio dei presenti, rotto solo da una voce: “Mario Melis?”. No, risponde il relatore. Ulteriore silenzio. Poi un’altra voce, forse della sola persona tra i presenti in grado di rispondere con esattezza: “Giovanni Maria Angioy”. Ebbene sì, proprio lui, il patriota sardo vissuto tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, (morto esule e in miseria a Parigi, precisamente il 22 febbraio 1808), nella fase della sua vita in cui inutilmente chiese alla Francia di occupare militarmente la Sardegna, che, secondo i suoi auspici, avrebbe dovuto godere dell’indipendenza, sia pur sotto il protettorato francese (1).
E’ significativo che l’unico uomo politico contemporaneo individuato come possibile autore di una così bella frase, decisamente critica nei confronti della classe dirigente dell’Isola (e quindi autocritica) e tuttavia colma di sviluppi positivi nella misura in cui si potesse superare tale pesante criticità, sia stato Mario Melis,, leader politico sardista di lungo corso, il quale fu anche presidente della Regione a capo di una compagine di centro-sinistra nel 1982 e di nuovo dal 1984 al 1989. Evidentemente la sua figura di statista resiste positivamente nel ricordo di molti sardi. E questo è bene perché Mario Melis tuttora rappresenta un buon esempio per le caratteristiche che deve possedere un personaggio politico nei posti guida della nostra Regione: onestà, competenza (soprattutto politica più che tecnica), senso delle Istituzioni, passione e impegno per i diritti del popolo sardo. Caratteristiche che deve possedere non solo il vertice politico, ma ciascuno dei rappresentanti del popolo nelle Istituzioni. Aggiungerei che tali caratteristiche dovrebbero essere comuni a tutti gli esponenti della classe dirigente nella sua accezione più ampia, che insieme con la classe politica comprende quella del mondo del lavoro e dell’impresa, così come della società civile e religiosa.
Oggi al riguardo non siamo messi proprio bene. Dobbiamo provvedere. Come? Procedendo al rinnovo dell’attuale classe dirigente in tutti i settori della vita sociale, dando spazio appunto all’onestà, alla capacità tecnica e politica, al senso delle organizzazioni che si rappresentano, alla passione e all’impegno rispetto alle missioni da compiere.
Compito arduo ma imprescindibile.
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(1) Sappiamo come andò a finire la storia: i francesi si guardarono bene dall’intervenire, perlomeno in Sardegna – contrariamente a quanto fecero in Piemonte – per la quale tennero fede all’Armistizio di Cherasco (28 aprile 1796) e al successivo Trattato di Parigi (15 maggio 1796) che, sia pure con termini pesantissimi per i sabaudi, consentì loro di mantenere costantemente e definitivamente il potere sull’Isola.
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[Mario Melis, su wikipedia] Sulle orme del fratello Giovanni Battista (detto Titino), militò fin da giovanissimo nel Partito Sardo d’Azione (P.S.d’AZ). Quando Mario era ancora un bambino, il fratello fu arrestato a Milano insieme a Lelio Basso, Ugo La Malfa ed altri antifascisti nelle retate disposte dopo l’attentato del 12 aprile 1928 in zona Fiera[1].
È stato sindaco di Oliena (NU), e successivamente consigliere e assessore provinciale di Nuoro. Eletto consigliere regionale nella VI, VIII e IX legislatura, è stato assessore regionale degli enti locali, personale e affari generali (gennaio-novembre 1973) e della difesa dell’ambiente (1980-1982), e successivamente presidente della Regione Sardegna nel 1982 e di nuovo dal 1984 al 1989. Ha ottenuto due voti alle elezione del Presidente della Repubblica del 1985 e del 1992.
Senatore nella VII legislatura e deputato nella IX, è divenuto eurodeputato dal 1989 al 1994.
Fece attività politica fino agli ultimi anni, difendendo in particolare il posizionamento del sardismo nell’area di sinistra durante le elezioni regionali del 1999, in cui tanto il candidato presidente di centro-sinistra quanto il candidato presidente di centro-destra furono sostenuti da esponenti sardisti.
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Una lettera datata 6 dicembre 2018, che mantiene intatta validità.
Quando a guidare il Psd’az c’era Mario Melis, un grande sardo. Laura Melis, figlia di Mario, a Solinas: “grave non avere memoria della propria storia”.
“Mi chiamo Laura Melis, figlia di Mario, esponente del Partito Sardo d’Azione, nelle cui liste è stato più volte eletto, avendo iniziato a fare politica da ragazzo. In questi ultimi anni e, precisamente, dopo che l’allora segretario del Partito Trincas compì il “bel gesto” di consegnare la bandiera dei quattro mori nelle mani di Silvio Berlusconi, mi sono sentita ripetere più e più volte le stesse frasi: «Tuo padre si starà rivoltando nella tomba», «Chissà cosa direbbe/farebbe tuo padre vedendo dove sta andando il Partito Sardo d’Azione».
Credo che, viste le ultime decisioni che il Partito ha preso, sia giunto il momento di dire una cosa: mio padre quello che pensava l’ha detto chiaramente più volte in vita. Non ci possono essere fraintendimenti a riguardo. È arrivato a organizzare un convegno sul Federalismo nei primi anni ’90, invitandovi l’onorevole Umberto Bossi, per chiarire e marcare le differenze di concezione e di finalità che fra le due forze, pur entrambe federaliste, vi erano. È ovvio che non sarebbe stato d’accordo riguardo a quest’ultima alleanza con la Lega.
Ho troppo rispetto per il pensiero che mio padre ha espresso per permettermi di supporre altri scenari e altri messaggi da parte sua. Ciò che doveva e voleva dire l’ha detto in vita e di conseguenza ha agito, con coerenza estrema. Infine, vorrei fare un’ultima considerazione in merito all’intervista all’onorevole Solinas pubblicata su La Nuova Sardegna del 2 dicembre.
È stupefacente per me (ma sono di parte!) la rapidità con cui l’onorevole liquida le alleanze avvenute nel passato tra il Partito Sardo e le forze di sinistra, relegandole a scelte sbagliate, direi suicide. C’è da chiedersi se consideri un errore l’elezione del ’76 al Senato in alleanza con il Partito Comunista che portò alla presentazione della proposta di legge sulla zona franca. O se considera fallimentare l’elezione del ’79 che portò Mario Melis a rivestire il ruolo di assessore Regionale all’Ambiente. O infine, se considera fallimentare l’elezione di 12 consiglieri regionali nell’84 che portò all’elezione del primo Presidente della Giunta sardista.
La mancanza di generosità intellettuale è un limite grave. Come è grave non avere memoria della propria storia perché porta, ahimè, alla perdita della propria identità. È sempre bene ricordare dove sono piantate le proprie radici”.
- L’illustrazione in testa è tratta dal sito ufficiale di Mario Melis, gestito dalla sua famiglia: http://www.mariomelis.eu
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