America, America
BUONI VOTI PER BIDEN MA LA STRADA E’ IN SALITA
di Marino de Medici
Sono passati due mesi dall’insediamento di Joseph Biden alla Casa Bianca ed i primi voti degli americani non potrebbero essere più confortanti. Joe Biden ha un quoziente di approvazione del 59 per cento, e nel caso specifico della sua azione anti Covid-19 raggiunge il 69 per cento. Nella sua prima conferenza stampa, il presidente ha lanciato una sfida a quelli che una volta definiva “i miei amici repubblicani”. Non soltanto non sono più amici, ma politici “malati”ed “anti-americani”. Tre sono le ragioni dietro la sfida di Biden: primo, gli sforzi del partito di minoranza repubblicano di imporre una revisione delle norme elettorali degli stati “rossi” al fine di sopprimere l’accesso al voto delle minoranze. Secondo, la riscoperta repubblicana della sua radicata opposizione al forte aumento della spesa governativa, che segna il forte intendimento democratico a favore di cause sociali, dall’assistenza all’infanzia ad un più vasto programma sanitario ed a minori costi di medicinali. E terzo, una svolta della politica fiscale che ponga fine al “piumaggio dei nidi dei ricchi”, chiave di volta delle leggi finanziarie del GOP repubblicano.
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E’ guerra aperta insomma tra il presidente repubblicano ed i 50 senatori repubblicani che sono trincerati dietro l’ostinato rigetto di ogni parvenza di legislazione sociale. Ha detto in proposito il presidente: “Non sono stato in grado di unire il Congresso, ma ho unito il Paese”. Questo è il clou della conferenza stampa di Biden: gli americani hanno bisogno dell’aiuto del loro governo e ciò giustifica la
modifica di regole congressuali, gli ordini esecutivi, la spesa sociale finanziata dal deficit e l’inutilità di cercare un approccio bipartitico alla politica assistenziale. Per questa politica Biden intende spendere in misura che fino a poco tempo fa era imprevedibile. Il programma che è prossimo ad essere varato è quello per le infrastrutture ed il controllo del clima che stando alle prime stime comporta investimenti per quattro trilioni di dollari. Ostentando una sicurezza che molti non si aspettavano da un presidente quasi ottantenne (Biden ha 78 anni), il capo dell’Esecutivo ha dichiarato: “Sono stato eletto per risolvere problemi”.
Quel che ha colpito gli osservatori è stata la mancanza di domande circa la pandemia, segno che il programma di vaccinazioni ad ampio raggio sta funzionando. Fino ad oggi sono state somministrate 133 milioni di dosi, superando ampiamente l’obiettivo di Biden di vaccinare cento milioni di persone nei suoi primi cento giorni.
Il nucleo di corrispondenti dalla Casa Bianca, di professionalità nettamente inferiore al passato, ha cercato in più modi di provocare uno scivolone di Biden ma senza riuscirvi. Una domanda sulla crisi alla frontiera con il Messico, attraversata giornalmente da giovani centro americani, era se Biden ritenesse personalmente “accettabile” l’internamento di quei ragazzi. Biden rispondeva a tono: “e questa sarebbe una domanda seria? Se e’ accettabile per me? Suvvia! E’ totalmente inaccettabile”. Il numero dei giovani migranti non accompagnati supera le 15.000 unità. E’ un dramma che vari esponenti repubblicani cercano di sfruttare accusando l’amministrazione Biden di aver provocato il massiccio afflusso di giovanissimi dell’Honduras, El Salvador e Nicaragua. Biden si è difeso affermando che il fenomeno è dovuto allo “smantellamento” delle strutture immigratorie operato dall’amministrazione Trump. In aggiunta, ha ridicolizzato le critiche secondo cui i genitori in quei Paesi hanno mandato i loro figli allo sbaraglio in quanto il presidente sarebbe un “nice guy”, un bravo ragazzo. I repubblicani al Congresso tentano in ogni modo di alimentare una crisi all’insegna della sicurezza delle frontiere per poi sfruttare il tema nelle prossime elezioni. Il problema urgente è comunque quello di trovare alloggi decenti per i giovani ed anche in questo caso il presidente si è rivolto all’esercito, che ha offerto Fort Bliss per ospitare cinquemila migranti.
L’altro grosso problema in cui si dibatte il presidente è fino a qual punto spingere per l’abolizione o la riforma del cosiddetto
“filibuster”, la pratica congressuale che impone una maggioranza di sessanta voti, quando cinquanta dovrebbero essere la regola.
Pur non pronunciandosi esplicitamente in appoggio dell’abolizione, Biden si è dichiarato d’accordo con l’ex presidente Obama che il “filibuster” e’ una “reliquia dell’era di Jim Crow”, simbolo dei tempi della segregazione. E’ stata infatti usata a lungo per bloccare leggi e provvedimenti per l’integrazione razziale. La titubanza di Biden è dovuta al fatto che nei ranghi democratici al Senato alberga un senatore della West Virginia, il “centrista” Joe Manchin, fautore del “filibuster” perchè a suo dire protegge le vedute della minoranza al Senato. Il megalomane della West Virginia è un noioso laccio ai piedi della maggioranza democratica. Ma il tempo non è dalla sua parte, per il semplice fatto che la riforma del “filibuster” è sempre più legata al dibattito nazionale sul razzismo.
Le vaccinazioni procedono al ritmo di oltre due milioni e mezzo al giorno, rispetto a meno di un milione gennaio scorso. Entro la fine di Maggio ci saranno vaccini per tutti gli americani. Sul fronte economico, il pacchetto di soccorso finanziario di 1,9 trilioni riscuote l’approvazione della maggioranza dei cittadini, anche se i repubblicani cercano disperatamente di metterlo in cattiva luce. Un gran numero di americani ha già ricevuto gli assegni di 1.400 dollari a persona e tra breve verranno elargiti i contributi per l’infanzia che Segnano una tappa miliare nella politica per le classi povere. I repubblicani, in preda ad una ideologia che mira a ridurre le tasse per ricchi e aziende, assistono impotenti. Biden li ha tagliati fuori dai giochi finanziari.
Contrariamente ad Obama, che si era a lungo illuso di poter trovare un accomodamento con il GOP, Biden è rapidamente giunto alla conclusione che una politica bipartitica al Congresso è impossibile.
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