Sardegna Zona ? Mannaggia all’algoritmo
“Mamma ho perso la zona bianca”. Il diario di un breve sogno durato soltanto poche settimane. Tutta colpa dell’algoritmo avverso, secondo il “genio” che gestisce l’Assessorato alla Sanità della regione Sardegna.
di Vanni Tola
E’ un po’ come sparare sulla Croce Rossa ma non si può non farlo. La notizia clamorosa di qualche settimana fa. La Sardegna, unica regione in Italia, diventa zona bianca. Grande risonanza mediatica dell’avvenimento. Corsa ad attribuirsi i meriti fra i partiti, al primo posto la Lega di Salvini e il Presidente Solinas, a seguire molti altri. La Sardegna si era appena fatta tre settimane di zona arancione. A parere della Giunta per responsabilità del Ministero che aveva interpretato male i dati sulla pandemia inviati a Roma, a detta del Ministro Speranza per limiti nell’azione di tutela della salute esercitata nell’isola. Poi accade, quasi inaspettatamente, che i dati pandemici da imprecisi, raffazzonati e negativi, diventano positivi, ordinati, credibili a tal punto da consentire alla Sardegna di entrare nella fascia bianca fra tripudi di fanfare.
In verità molti non credono che i nuovi dati sull’andamento positivo della pandemia siano più credibili di quelli rilevati nelle settimane precedenti, ma la nuova realtà che si prospetta col passaggio alla zona bianca è talmente clamorosa da non lasciare spazio alle analisi “disfattiste”. Si comincia a sognare di nuove e progressive aperture di attività, di riapertura degli alberghi e, dopo alcune settimane, anche di altre strutture. Un sogno. [segue]
L’alter ego di Salvini in Sardegna, Eugenio Zoffili, coordinatore della Lega e massimo ispiratore dalle scelte politiche di Solinas, commenta sui media: “Sono stati mesi durissimi per il Presidente Solinas e l’Assessore alla Sanità Nieddu, sottoposti al fuoco incrociato di alcuni giornalisti e certi politici irresponsabili che hanno preferito tifare contro la Sardegna piuttosto che rimboccarsi le maniche per contribuire a sradicare i focolai del virus dai territori dell’Isola. Ma, si sa, il tempo è galantuomo e oggi finalmente possiamo raccogliere i frutti del grande lavoro svolto dalla Giunta Regionale con l’ingresso della Sardegna nel regime della zona bianca”. Unione Sarda del 20 febbraio 2021.
Gli fa eco il consigliere regionale dell’Udc Antonello Peru aggiungendo: “Ma è un’ottima notizia anche per tutte quelle categorie che in questi mesi hanno subito pesantemente le conseguenze delle chiusure. Ho detto più volte che la chiusura serale di bar e ristoranti era oltre modo penalizzante, così come la chiusura totale di palestre, piscine, scuole di danza, cinema e teatri. Non si tratta ora di abbassare la guardia ma di un primo significativo passo verso il ritorno alla normalità”.
Trascorrono poche settimane tra sogni e fantasie sul ritorno alla “vita normale” e promesse di progressive aperture di attività fino ad allora bloccate (piscine, palestre, spettacoli e sagre) molti cominciano a crederci nonostante una silenziosa ma costante risalita del numero dei contagi che preoccupa non poco gli osservatori più attenti. Arriva poi la doccia gelata del ritorno non alla zona gialla bensì a quella arancione. Niente apertura degli alberghi per Pasqua, niente arrivi di frotte di vacanzieri proprietari di seconde case, niente piscine, palestre e spettacoli. L’isola è ancora agli ultimi posti nella somministrazione dei vaccini (solo in parte attribuibili al ritardo nelle forniture) con evidente manifestazione di scarsa capacità nell’organizzazione dell’apparato vaccinale. Arriva perfino il pesante avvertimento del generale Figliuolo chiamato a coordinare le operazioni di vaccinazione. Il generale, esperto di logistica, avverte che non saranno più tollerati ritardi da parte delle regioni che con la loro scarsa capacità operativa rallentano il procedere della nuova campagna per il contrasto della pandemia. Un avvertimento che sa tanto di “minaccia” di commissariamento dell’attività vaccinale regionale. Ridicola la dichiarazione a caldo dell’Assessore alla sanità Nieddu: “A decidere le fasce è un algoritmo, basta una leggera sfasatura dei dati e può cambiare tutto, anche in una situazione positiva e sotto controllo come quella che viviamo in Sardegna”. Tutta colpa dell’algoritmo che, a parere di Nieddu, non agevola la Sardegna e non comprende che la situazione dell’isola è positiva e sotto controllo.
Questo il quadro abbastanza sconfortante della situazione. Una Giunta regionale sicuramente inadeguata ad affrontare la crisi pandemica con la dovuta competenza, una direzione sanitaria che non riesce ad adeguare le proprie scelte politiche e operative alla condizione reale. E non dimentichiamo le mancanze nella somministrazione dei vaccini. Tutto ciò accade con la quasi totale paralisi della sanità generale con l’impossibilità di fornire ai sardi tutte le altre prestazioni sanitarie necessarie e urgenti per garantire continuità nell’assistenza a numerose patologie gravi, l’impossibilità di ottenere visite di controllo e interventi terapeutici stanti le infinite liste di attesa del centro prenotazioni regionale. Un quadro certamente preoccupante che imporrebbe uno stato di attenzione particolare sull’isola da parte del nuovo governo, del ministero della sanità, delle forze politiche regionali responsabili e, aggiungerei, una seria ricerca delle responsabilità che non escluda la sostituzione e il dimissionamento di incompetenti e incapaci e la costituzione di un comitato tecnico-scientifico regionale degno di questo nome. (V.T.)
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Ragionando
di Tonino Dessì, su fb.
Il passaggio “algoritmico” della Sardegna da zona bianca a zona arancione presenta due aspetti.
Il primo è che il mero automatismo centralizzato è causa di non poche disfunzionalità.
Vero che molti comportamenti delle Regioni non sono stati improntati a rigore e razionalità, ma eliminare del tutto la concertazione bilaterale fra Governo e Regioni comporta effetti irrazionali e ingiusti.
Chi continua anche nella prospettiva a propugnare la centralizzazione statale del sistema sanitario farebbe cosa utile a rifletterci meglio.
Il secondo riguarda il coordinamento fra provvedimenti entrambi di natura amministrativa, ossia quelli governativi (come l’ordinanza del Ministro della Salute relativa all’Isola) e quelli regionali (come l’ordinanza del Presidente della Regione sui controlli in entrata e sulle limitazioni al “rientro” nelle seconde case) e locali (dei Sindaci), più restrittivi delle disposizioni governative generali.
Non voglio indagare ora specificamente sui presupposti e sui risvolti giuridici delle due possibili, alternative, interpretazioni.
Osservo che ovviamente la sommatoria delle misure cautelari statali, regionali e locali renderebbe le prime un aggravio, in termini di effetti economici generali negativi sulla Sardegna, aggiuntivo alle seconde.
Ma se viceversa si dovesse ritenere che l’applicazione di quelle statali sopraggiunte rende inefficaci le misure regionali, avremmo la beffarda conseguenza che gli ingressi in Sardegna dall’esterno sarebbero più agevoli, mentre i residenti e le loro attività economiche soffrirebbero indiscriminatamente delle nuove restrizioni.
Perciò anche le solerti teste di vitello, accademiche e no, che si erano precipitate a prospettare profili di incostituzionalità di un’ordinanza regionale stavolta nemmeno impugnata dal Governo, sempre mosse da un favor per il centralismo, forse dovrebbero sforzarsi di guardare entrambi i versi della medaglia.
Insomma, questa zona arancione a me pare meriti tutte le critiche che sta ricevendo.
E io non sono fra quelli che hanno mai auspicato comportamenti meno che responsabili, tutt’altro.
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