La gravità della situazione e i compiti dei democratici. Ci guida la Costituzione.
Villone: la gravità della situazione e i compiti dei democratici
26 Febbraio 2021
di Massimo Villone, Presidente del Coordinamento per la democrazia costituzionale. [Democraziaoggi]
Pubblichiamo questo appello di Massimo Villone, sottolineando la gravità della situazione istituzionale e politica del nostro Paese. Si è formato un nuovo governo sotto la pressione di una massiccia campagna mediatica dei gruppi forti, volta a convincere la popolazione dei poteri salvifici di un esponente del sistema bancario-finanziario. […]
Sostegno che è stato negato al Presidente Conte, che pure godeva di un ampio e spontaneo consenso popolare. Il risultato è un governo che ha reinserito B. nei posti di comando insieme a Salvini, creando una coalizione scarsamente riconducibile ad unità. La manovra, che ha messo Draghi a Palazzo Chigi, ha anche ottenuto il risultato di spaccare il M5S, che costituiva il principale riferimento per la costruzione di uno schieramento alternativo al centro-destra.
Si apre uno scenario ricco di oscurità e di rischi. Ecco perché l’appello del Presidente del Coordinamento per la democrazia costituzionale merita una diffusa adesione di quanti in questi anni hanno fatto le battaglie in difesa dalla Costituzione. (A.P.)
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Dopo l’ultimo Referendum il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, sulla base della discussione nell’Assemblea nazionale dei Comitati e nel proprio Direttivo, ha deciso di rilanciare l’attività in difesa e per l’attuazione della Costituzione italiana. Le vicende che il nostro Paese sta attraversando e la perdurante crisi istituzionale, economica e sociale, aggravata dalla pandemia, stanno evidenziando l’esplosione della diseguaglianza, la frattura nei corpi sociali e tra territori. Si evidenzia una classe dirigente la quale, avendo perduto il riferimento ai valori costituzionali, brancola nel buio, inseguendo interessi specifici, incapace di trovare risposte in grado di rispondere alle esigenze di tutto il Paese. La crisi della rappresentanza politica (causata dalle pessime Leggi elettorali di questi ultimi decenni) non consente, nella discussione parlamentare e politica, di far pesare i diritti e gli interessi di ampi settori sociali, in particolare quelli più deboli. La discussione sulla cosiddetta Autonomia differenziata evidenzia, di fronte ad una domanda di inclusione e solidarietà come risposta alle difficoltà del Paese (e la crisi pandemica lo ha ancor più evidenziato), un disegno di rottura che fa emergere gli interessi dominanti, una cultura del “si salvi chi può”, una indifferenza per l’unità della Nazione e il suo benessere collettivo.
Questi sono solo due importanti argomenti nei quali si è perso il filo della nostra Costituzione, ma vi sono altri, innumerevoli, aspetti (sanità, scuola, diritti sociali, ecc.) in cui l’applicazione dei principi costituzionali offrirebbero la strada per soluzioni efficaci ed eque. Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale si propone come strumento per questa battaglia di difesa e applicazione dei valori costituzionali. Il Direttivo e l’Assemblea nazionale dei Comitati hanno deciso di chiamare tutti coloro che condividono il senso del nostro impegno a sostenere il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, attraverso una adesione individuale dei componenti i diversi Comitati territoriali e dei sostenitori. L’adesione non vuole alludere alla formazione di alcun partito o movimento politico ma evidenzia soltanto il bisogno di un sostegno politico ed organizzativo al Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, sostegno di cui abbiamo assoluto bisogno per garantire risultati alla nostra iniziativa.
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Massimo Villone
Trascrizione, con modifiche marginali nel testo e nell’ordine degli argomenti,
della relazione introduttiva al Direttivo CDC del 19 febbraio 2021
Benvenute e benvenuti, a tutte e tutti. Abbiamo stasera una riunione di particolare importanza, perché cade in un momento di grande turbolenza politica e subito dopo il discorso del presidente del consiglio, che sicuramente dovrà essere un punto di riferimento per le nostre iniziative. Voglio fare solo una considerazione in premessa, per tenere conto di qualche perplessità manifestata o lasciata intendere, perché abbiamo avuto da ultimo posizioni diverse su questioni anche molto rilevanti, come il taglio dei parlamentari, o la valutazione della crisi di governo, o ancora la partecipazione alla maggioranza che sostiene Draghi.
Io non penso affatto che ci sia un problema. Questa diversità di opinioni riflette quello che noi non siamo, per così dire. Non siamo un partito politico, non abbiamo una linea, non abbiamo un programma da presentare. Ricordo, anzi, che quando qualche anno fa con alcuni di voi demmo vita a questo Coordinamento ci impegnammo a non usarlo come sponda per agire in politica, o entrare, o rientrare in politica. Penso che questo impegno sia stato mantenuto. Noi siamo una aggregazione di cittadine e cittadini consapevoli e impegnati, che condividono una griglia a maglie molto larghe di valori, che sono: difesa della costituzione, partecipazione democratica, centralità del parlamento, libertà e diritti, eguaglianza, giustizia sociale, ambiente. Poi su questo ovviamente possiamo avere discussioni e confronti. Ma sia
chiaro che la diversità di opinioni per noi non porta alla messa al bando o all’abiura.
Io penso che ognuno di noi proprio per quello che siamo ha delle opinioni, e penso anche che siano opinioni radicate, proprio perché siamo persone consapevoli e impegnate. Non facciamo quindi nascere un problema che non esiste.
Vengo adesso al merito delle questioni. Il discorso di Draghi ci riguarda, sia per quello che dice che per quello che non dice, come ho scritto nell’ultimo paio di giorni sul Manifesto e su Repubblica Napoli. La prima cosa che notiamo è che Draghi non parla assolutamente di riforme istituzionali. In specie, non una parola sulla legge elettorale. Ricordo che nel 1993 Ciampi – il primo governo tecnico, o del presidente – assunse come esplicita priorità per il suo governo la legge elettorale. Il contesto,
però, era diverso perché Ciampi aveva alle spalle un referendum, che aveva già modificato il sistema elettorale del Senato trasformandolo in un maggioritario di collegio uninominale, e una sentenza della Corte costituzionale che aveva dichiarato quel referendum ammissibile. Draghi evidentemente ha considerato questi temi divisivi, e probabilmente lo sono, in modo particolare per la maggioranza composita che lo sostiene.
I temi delle riforme, però, rimangono, e io ritengo che siano per noi prioritari. Dobbiamo confermare il nostro impegno in specie sulla legge elettorale – elemento fondativo per l’architettura complessiva del nostro sistema politico istituzionale – mantenendo la nostra impostazione favorevole a una legge proporzionale che garantisca un’ampia rappresentatività e consenta alle elettrici e agli elettori di scegliere i propri rappresentanti. Poi abbiamo punti sui quali riflettere e discutere, come le soglie e le preferenze. Su questo potremo tenere una delle iniziative che abbiamo considerato nelle precedenti riunioni. Ci sono poi in campo altre riforme rilevanti. Penso a tutti correttivi volti a ridurre il danno prodotto dal taglio dei parlamentari. Uno scenario cui non possiamo essere favorevoli è che si vada al voto con la legge elettorale vigente e senza alcun correttivo. Questo potrebbe certo accadere nella condizione politica attuale, e quindi un nostro impegno su questo fronte è indispensabile.
Draghi la parola riforme l’ha pronunciata moltissima volte, come certo ha notato chi ha ascoltato il discorso e le repliche, pur non parlando mai di legge elettorale e di riforme costituzionali. Non fa menzione nemmeno di riforme che incrociano quelle che invece pone esplicitamente in campo. Penso, ad esempio, alla sanità. Draghi insiste moltissimo sulla necessità di rafforzare la sanità e il contrasto alla pandemia.
Il messaggio è che considera una iniziativa in tal senso tra le primissime priorità del suo governo. Non si può che essere d’accordo, ma come si ottiene questo risultato?
Tutti ricordiamo che è stato posto il quesito se modificare il rapporto Stato-regioni per la sanità, oggi sostanzialmente in mano alle Regioni. Ci sono state opinioni anche autorevoli, nel senso che bisognava in qualche misura riportare la sanità al centro a quindi in un ambito di più ampia potestà statale. Questo ci pone una domanda: è possibile rafforzare la sanità con l’attuale impianto del Titolo quinto, oppure
questo impianto va rivisto? È possibile rafforzare la sanità solo attraverso lo strumento delle leggi cornice di cui all’articolo 117 della Costituzione, e quindi solo con leggi statali di principio nella materia?
È stata posta anche la domanda se sia necessaria o opportuna l’introduzione nell’art. 117 di una clausola di supremazia della legge statale, che ovviamente varrebbe per la sanità ma non solo. Attualmente una simile clausola non c’è nell’art. 117, e solo implicitamente un principio di supremazia dello Stato si può trarre dall’articolo 120 Cost., perché un potere sostitutivo in qualche modo presuppone che ci sia
una posizione di supremazia. In ogni caso, l’articolo 120 è molto limitato rispetto a quello che potrebbe essere l’ambito di applicazione di una clausola di supremazia generale inserita all’articolo 117. Sono state già presentate proposte in parlamento e quindi questo è un tema sul quale riflettere.
Per fare esempi concreti, rafforzare la medicina territoriale – uno dei temi che sono generalmente ritenuti centrali in una prospettiva di maggiore efficienza del contrasto alla pandemia – si può fare solo con le leggi cornice o c’è bisogno di altro? Il ruolo dei medici di famiglia, o il rapporto pubblico-privato – altro tema caldissimo – si può ridisegnare con l’impianto costituzionale che c’è, attraverso i principi fondamentali posti con la legge statale, o si richiede una innovazione significativa? Questi sono temi sui quali puntare la nostra attenzione e le nostre iniziative, nella chiave di perseguire una maggiore efficienza del sistema sanitario e una migliore tutela di un
diritto fondamentalismo con quello della salute.
Poi c’è un tema che mi preoccupa molto, che è quello dell’autonomia differenziata. Draghi non ha mai pronunciato la parola autonomia, ma nella materia ha scelto come ministra la Gelmini. La ministra per le autonomie nel suo esecutivo è la stessa Gelmini che è stata componente della delegazione trattante lombarda sull’autonomia differenziata, che sin dalla prima ora ha presentato richieste sostanzialmente sovrapponibili con quelle del Veneto. Richieste che io considero personalmente non lontane dall’essere separatiste. Ora la domanda che si pone è: perché Draghi sceglie proprio la Gelmini? C’erano altri nomi di Forza Italia disponibili. Ad esempio, si poteva scegliere la Bernini per un ruolo un ruolo di quel genere. Perché proprio la Gelmini, e proprio sulle autonomie? Io non credo che Draghi sia uno che si distrae o che non sappia guardare i curriculum vitae di chi sta mettendo nel governo. E allora mi colpisce che praticamente nelle stesse ore parta in Veneto con grande fracasso mediatico un osservatorio per l’autonomia per cui Zaia dice che in questo modo si mette in campo lo strumento per determinare la via giuridica all’autonomia.
Quindi i sostenitori dell’autonomia differenziata riprendono l’iniziativa. Qui non abbiamo una discussione astratta, perché il tema taglia direttamente attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). È chiaro che avere o no nello scenario il divario Nord-Sud quando si tratta della ripartizione delle risorse o i poteri nazionali per politiche incisive di riequilibrio e recupero territoriale è un punto nodale. Questo Draghi non può non saperlo, anche se non pronuncia mai la parola autonomia. Non parla mai del divario Nord-Sud, mentre se ne parla nel dibattito che segue il suo discorso. Quindi avrebbe potuto riprenderlo almeno nelle repliche, come spesso accade nel discorso programmatico. Invece, il presidente del consiglio ha ripreso nella replica alcune questioni sollevate, ma non il divario Nord-Sud. Ricordo di essere stato colpito dal fatto che c’è stato un deputato leghista che ha posto la questione del divario Nord-Sud nella discussione generale. E mi colpisce che adesso il ponte sullo stretto di Messina sia proposto da Giorgetti e Salvini, diventando quindi un tema che potrà essere sfruttato a fini di lucro politico. Abbiamo una situazione in movimento, e dovremo seguire con attenzione le mosse di Draghi e degli altri attori in campo.
Come è da seguire con molta attenzione la transizione ecologica di cui Draghi parla. Sulla formula è facile essere tutti d’accordo. Ma il Presidente del consiglio ha molto sottolineato il tema e lo ha assunto come assolutamente prioritario. Dobbiamo capire cosa c’è nella scatola. Ad esempio per la produzione di energia, che vede soggetti potentissimi e interessi colossali in campo, bisogna capire quali mosse si pensa di adottare per l’idrogeno, e in particolare per l’idrogeno verde. Dobbiamo
seguire con attenzione il tradursi della transizione ecologica nei ruoli dei soggetti economici in campo, nei loro rapporti con la politica, negli equilibri territoriali. Credo che su questo sarà necessario porre immediata attenzione
Ancora un livello prioritario, tra le molte riforme da lui citate, mi pare che Draghi abbia dato alla scuola. Questo di nuovo incrocia il tema dell’autonomia differenziata, perché anche qui c’è stata e rimane la pressione verso una frammentazione regionalistica della scuola, che io credo vada contrastata in tutti i modi. La scuola è struttura portante dell’identità del paese, e qualunque differenziazione su base territoriale va considerata con cautela, ed anzi con assoluta diffidenza. Qui abbiamo questioni sulle quali siamo stati già presenti, e dobbiamo continuare a essere presenti.
Un’ultima parola voglio dire sulla riforma della pubblica amministrazione. Altro grande tema cui io credo dobbiamo guardare perché implica non soltanto questioni di semplificazione burocratica, di velocizzazione, di digitalizzazione. Implica anche una questione di attivo contrasto alla corruzione e all’inquinamento della politica.
Ovviamente tutto questo è direttamente strumentale al corretto uso dei fondi europei.
Ma qui vorrei richiamare la vostra attenzione su quel passaggio del discorso di Draghi in cui – in uno dei rarissimi accenni al Sud – dice che bisogna rafforzare le amministrazioni del Sud perché possano spendere bene i fondi e assicurare la corretta utilizzazione dei fondi stessi. Questo, mi dispiace dirlo, è uno dei luoghi comuni che si spendono a favore della “locomotiva del Nord”. È l’argomento più caro agli economisti della Bocconi e della Cattolica, e richiede una riflessione attenta. La necessità che le pubbliche amministrazioni siano in grado di respingere indebite infiltrazioni e di gestire correttamente i fondi è inoppugnabile. Non si può negare. Ma non riguarda solo il Sud, e comunque bisogna anche considerare con attenzione come raggiungere l’obiettivo, senza trarne conclusioni che siano alla fine pericolose per l’unità della Repubblica.
Bisogna, in ogni caso, trovare interlocutori. Parlavo prima dell’inizio dell’incontro di oggi con Francesco Baicchi, ad esempio, del relatore alla Camera per la legge elettorale con il quale sembrava possibile stabilire un rapporto significativo. Purtroppo è fra quelli del Movimento 5S che hanno votato no alla fiducia. È un’evenienza sfortunata. Adesso vediamo che cosa succede, se va avanti questa vicenda dell’espulsione oppure no, se riescono a rimettere insieme i pezzi. Non saprei adesso prevedere quale sarà l’esito della turbolenza in atto nel Movimento. In ogni caso mi sembra difficile che chi si sia in qualche modo chiamato fuori rimanga relatore su un tema così delicato, divisivo e importante come la legge elettorale. Mi chiedo se potremo avere una interlocuzione utile con l’intergruppo che sta – forse – nascendo tra Partito democratico, Movimento 5S e LeU. Non azzarderei al momento previsioni
perché, come avete certamente letto, ci sono anche difficoltà e resistenze. Nel Partito Democratico ci sono posizioni molto diverse. L’intergruppo è sponsorizzato dalla segreteria Zingaretti, ma da quello che ho capito ci sono perplessità anche rilevanti.
Mi sembra che siano questi i temi di fondo, e non credo ne risulti modificata la griglia delle priorità che avevamo delineato nelle precedenti riunioni. Mi pare che siano tutte in campo, che Draghi le abbia citato o no: dalla legge elettorale, all’autonomia differenziata, alla scuola, alla sanità, all’ambiente. Sono oggettivamente ancora in campo sia per i silenzi di Draghi, sia per l’impostazione oggettiva che ha dato alla sua proiezione programmatica. Quindi non vedo la necessità di ripensare in maniera radicale la griglia che noi, sostanzialmente, avevamo già definito.
Credo che rimanga anche necessario un avvio tempestivo delle nostre iniziative perché comunque i tempi saranno brevi. Ad esempio se riteniamo – come io ritengo – che sia opportuno e necessario cercare in qualche modo di essere presenti nella definizione del PNRR per quanto riguarda l’ambiente, o il divario nord-sud e le infrastrutture strategiche e i porti, per rendere il Mezzogiorno una piattaforma logistica
del paese in uno scacchiere euro-mediterraneo. I tempi sono stretti, perché una volta che siano state fatte queste scelte dobbiamo essere consapevoli che non sarà facile cambiarle. Intanto, per un regolamento europeo, approvato non più di qualche giorno fa, cambiare un Piano in corso di attuazione è consentito solo per “condizioni oggettive”. La formula “condizioni oggettive” può significare anche una sostanziale insuperabile difficoltà a introdurre modifiche. A questo si aggiunge una difficoltà sul piano
interno. Una volta raggiunto un equilibrio approvato in sede parlamentare su una determinata architettura del Piano, sarà certamente difficile apportare modifiche perché si saranno stratificati e consolidati gli interessi a sostegno dell’una o dell’altra scelta. Se ad esempio si introduce nel Piano l’obiettivo di mettere in rete i porti del Sud per costruire la piattaforma logistica euro-mediterranea per il paese, questo probabilmente non piacerà ai porti di Genova e Trieste. E viceversa. Una volta definiti gli equilibri potrà essere difficile intervenire a modifica, salvo forse per qualche limatura, modalità procedimentale, aggiustamento marginale. Certo non modifiche radicali.
Chiudo con una considerazione. Stiamo cercando di migliorare la gestione informatica dei nostri eventi. Penso che riusciremo a mettere online la registrazione di questo dibattito. Per parte mia, io metterò online la trascrizione della mia introduzione. Così se qualcuno mi vuole appiccare al pennone più alto lo potrà fare comodamente, con tutto l’agio possibile. In ogni caso chi non riuscisse a intervenire, commentare o presentare proposte stasera potrà farlo in seguito. Cercheremo di rendere questo possibile appunto mettendo a disposizione la registrazione dell’evento di oggi, in modo che chiunque voglia poi riflettere ulteriormente possa farlo. Con questo vi ringrazio tutti per l’attenzione, e vi abbraccio.
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Conclusioni operative del consiglio direttivo del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, 19 febbraio 2021
I lavori del consiglio direttivo sono consultabili, in questa sede riassumiamo gli obiettivi di lavoro.
1) Abbiamo aderito e sosteniamo convintamente la campagna “No profit on pandemic” che di fronte alle necessità di avere vaccini in grande quantità per contrastare la diffusione dell’infezione da Covid 19 chiede alla Commissione europea e agli organismi internazionali di sospendere i brevetti che ne limitano la produzione. Raggiungere un milione di firme in almeno 7 paesi europei consentirà di ottenere risposte dalla Commissione europea e in ogni caso è una pressione per affermare con forza che la vita delle persone viene prima di ogni altra cosa. Ricordiamo che per aderire occorre firmare sul sito https://noprofitonpandemic.eu
2) Legge elettorale. Abbiamo rischiato di andare al voto anticipato con il rosatellum peggiorato dalla versione introdotta dalla legge approvata nel maggio 2019 da Lega e M5Stelle in previsione del taglio del parlamento. Purtroppo lo stop imposto da Italia Viva ha bloccato sia la discussione parlamentare di una nuova legge elettorale sia le modifiche costituzionali che secondo la maggioranza precedente avrebbero dovuto correggere in parte il taglio del parlamento. Solo alla vigilia della crisi il governo Conte ha dichiarato di essere favorevole al proporzionale. Draghi finora non si è espresso sulla legge elettorale. Se questo volesse dire che si pensa di lasciare in vigore il rosatellum, peggiorato nel maggio 2019, ne deriverebbe una nuova umiliazione del dettato costituzionale e un aiuto alla destra a vincere le elezioni con una legge che la favorisce, con il rischio che arrivi alla maggioranza in parlamento con meno voti di quanto già previsto dall’incostituzionale Italicum.
Noi dobbiamo rilanciare la discussione e le iniziative sulla legge elettorale predisponendo un documento che vogliamo portare all’attenzione delle commissioni parlamentari, se possibile lavorando insieme ad altre associazioni, inoltre dobbiamo chiedere incontri alle rappresentanze parlamentari. Dobbiamo porre l’esigenza che il futuro parlamento sia effettiva espressione proporzionale dei cittadini che debbono potere scegliere direttamente i loro rappresentanti in quanto solo un parlamento pienamente legittimato potrà recuperare credibilità e ruolo presso i cittadini, pena una crisi della stessa democrazia parlamentare prevista dalla nostra Costituzione.
I Comitati territoriali debbono accompagnare questo lavoro esercitando pressioni dirette sui parlamentari eletti nel territorio, come hanno già fatto in Emilia e in Toscana prima della crisi di governo. Inoltre sono importanti iniziative per esaminare e rimettere in discussione le leggi elettorali regionali e quella comunale, che recentemente è stata indicata, non a caso, come modello per la legge elettorale nazionale.
Appoggiamo la proposta di avviare iniziative per dimostrare l’incostituzionalità del rosatellum, fino al ricorso alla Corte costituzionale, procedendo con iniziative che abbiano il consenso di costituzionalisti, giuristi ed esperti per favorirne l’accoglimento in quanto giuridicamente fondate.
3) Autonomia regionale differenziata. Anche su questo il nuovo governo non si è pronunciato, ma nella sua composizione ci sono motivi di preoccupazione.
L’autonomia regionale differenziata può incrinare la stessa unità nazionale, viene sostenuta dando un’interpretazione non fondata dei referendum regionali di Lombardia e Veneto, proietta una conseguenza negativa sulla lotta alla pandemia che è certamente un punto centrale di questa fase, dando vita ad una tensione insopportabile tra regioni e governo centrale. Ma non si tratta solo di questo perchè è ormai evidente che le difficoltà delle regioni si sono manifestate perchè è stato intaccato il ruolo della medicina nel territorio, come presidio essenziale e in grado di evitare una pressione ingestibile sugli ospedali. Occorrono investimenti sul personale che deve essere sufficiente, preparato e non sottoposto a forme di precarietà diffuse, riportando la sanità pubblica al massimo livello di qualità e di investimenti.
Sanità, scuola, investimenti pubblici e per la mobilità, ambiente e lavoro debbono essere e restare punti per politiche nazionali fondate sul riequilibrio e il ruolo di traino del Mezzogiorno che è la vera chiave per il rilancio dell’attività economica del nostro paese. L’autonomia regionale differenziata potrebbe dare una torsione inaccettabile all’uso delle risorse del PNRR.
Per questo proponiamo di svolgere un seminario sulle ragioni per cui rigettiamo l’autonomia regionale differenziata e proponiamo l’inserimento di una modifica nella Costituzione che garantisca la supremazia dell’interesse nazionale e obblighi il governo a farlo rispettare. In futuro si dovrà puntare a riscrivere il titolo V nella versione introdotta nel 2001. Ci auguriamo di trovare alleati in questa difficile battaglia.
4) Convocazione di un primo seminario sulla giustizia. Il nuovo governo ancora non si è pronunciato e non sappiamo con sicurezza cosa intenda fare la Ministra Cartabia, tuttavia su alcuni aspetti dobbiamo verificare tra noi e con magistrati, costituzionalisti, esperti del diritto, avvocati i punti essenziali dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura che non possono essere intaccati come l’obbligatorietà dell’azione penale e il rifiuto della divisione delle carriere dei magistrati.
5) Continuerà il nostro apporto nell’ambito delle iniziative proposte dall’Anpi che ci auguriamo vengano rilanciate in questa fase anche per mettere sotto accusa tentativi espliciti di aggredire ancora la Costituzione per scivolare verso forme di presidenzialismo e di accentramento autoritario.
6) Occorre rivedere le scelte del PNRR finora note con l’ambizione di avviare una modifica del sistema economico e sociale del nostro paese, puntando ad utilizzare tutte le risorse disponibili per l’Italia, nell’ambito del Next Generation EU.
In questo quadro la transizione ecologica dell’economia e della società può essere una scelta che colloca l’Italia all’avanguardia sul piano di occupazione di qualità, di investimenti avanzati, di impegno nella ricerca, di una svolta radicale nella produzione dell’energia, instaurando rapporti di collaborazione con altri paesi europei che hanno obiettivi simili.
Il PNRR non sono solo fondi per rilanciare lo sviluppo ma per condizionarlo alla qualità di una produzione e di una vita diverse, architrave di questa scelta deve essere l’uso delle risorse anzitutto per il Sud.
Abbiamo stabilito un rapporto con Laudato SI’ di Milano con cui abbiamo già condiviso una raccolta di firme sui diritti dei migranti, insieme a Nostra e ad altre associazioni ambientaliste proponiamo di svolgere un’iniziativa pubblica all’insegna della svolta per l’ambiente in tutti i campi, chiudendo il capitolo dell’uso delle energie fossili prima possibile anche anticipando le decisioni europee, costituendo un hub delle rinnovabili anche per sviluppare su questa base la ricerca e la diffusione dell’uso dell’idrogeno.
Tutti i contributi e le iniziative che possono venire dai territori in questa direzione sono importanti e utili.
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