Oggi venerdì 5 febbraio 2021

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————–Opinioni, Commenti e Riflessioni———————————-
Proporzionale è meglio
04/02/2021 – autori vari, su Volerelaluna.volerelaluna-testata-2
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democraziaoggi-loghettoDraghi: riflessioni fuori dal coro (o dal carro)
5 Febbraio 2021
Fernando Codonesu su Democraziaoggi.
Sono d’accordo: c’è una democrazia quando c’è un’opposizione. Senza opposizione siamo in un regime, vedasi Egitto, Arabia Saudita di Bin Salman, etc.
E però fare opposizione, qualunque sia il governo, è un mestiere molto difficile e poco gratificante
[…]
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il_Manifesto_quotidiano_comunistaLa strada migliore per rendere Renzi irrilevante
Massimo Villone su il manifesto.
La tela del drago. Non c’è dubbio che Draghi possa non piacere. Vediamo i tormenti M5S. Vogliamo solo ricordare che non sbarrare la strada a Draghi è il modo migliore, e forse il solo, per rendere Renzi irrilevante, ora e sperabilmente in futuro [...]
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sedia di VannitolaDonne, donne, è arrivato l’arrotino. Ora c’è Draghi.
di Vanni Tola, su fb.
Calma, non imbarchiamoci in analisi e giudizi frettolosi e banalmente superficiali. È inutile fare finta di scoprire oggi chi è Draghi, quali sono i suoi riferimenti teorici, quale è stato ed è il suo ruolo nel panorama politico occidentale. È perfino banale sottolineare che non è e non sarà il Messia e che Renzi non ha nessun merito nell’averne favorito la discesa in campo. La politica, il sistema politico italiano è imploso perché sono giunti al pettine nodi e contraddizioni insanabili che si trascinava dietro da tempo. [segue]
La scelta del Presidente Mattarella, in questo contesto, è stata una scelta obbligata che persegue pochi obiettivi, che richiedono però impegno immediato e competenze reali. Riprendere le redini della lotta alla pandemia, mettere al sicuro i finanziamenti europei, condurre il paese verso la conclusione ordinata della legislatura per restituire la parola agli elettori. Tutto qui, e Draghi potrà contribuire a realizzare tutto ciò in maniera decorosa. Chi si aspettava che dal cilindro di Mattarella potesse saltare fuori un rivoluzionario di sinistra che guidasse le masse contro il capitalismo per cambiare il mondo è bene che abbandoni il mondo dei sogni. Vi domanderete “e poi che si fa?”. È questo il nodo del problema. Arrivati alle elezioni avremo necessità di ricevere un’offerta politica, i partiti e i movimenti politici, dopo aver riflettuto sui loro limiti e le loro contraddizioni, dovranno prospettare all’elettore la possibilità di scegliere tra proposte politiche serie e ben definite, tra ipotesi di alleanze politiche realistiche che possano rendere stabilmente governabile il paese, con un corretto rapporto tra maggioranza e opposizione. Affermazione quasi lapalissiana, ma è questo il nodo da sciogliere. Discutere di altro è fuorviante e politicamente improduttivo.
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il_Manifesto_quotidiano_comunistaLa strada migliore per rendere Renzi irrilevante
La tela del drago. Non c’è dubbio che Draghi possa non piacere. Vediamo i tormenti M5S. Vogliamo solo ricordare che non sbarrare la strada a Draghi è il modo migliore, e forse il solo, per rendere Renzi irrilevante, ora e sperabilmente in futuro
Massimo Villone
EDIZIONE DEL 04.02.2021 – PUBBLICATO 3.2.2021, 23:59
L’esternazione di Mattarella dopo la rinuncia di Fico ha dato il via a una nuova fase della crisi di governo. È stata una esternazione non rituale, che non ha precedenti, a mia memoria, nella lunga galleria delle crisi. Il Presidente ha inteso spiegare al paese le ragioni di quel che si accingeva a fare con l’incarico a Draghi, e dello scioglimento anticipato che seguirebbe a un suo fallimento.
Mattarella ha elencato le emergenze – sanitaria, economica, sociale – da affrontare con un governo nella pienezza dei poteri, indispensabile altresì per la gestione dei fondi europei. È vero che un governo in carica per il «disbrigo degli affari correnti» – come è al momento l’esecutivo dimissionario – è tecnicamente legittimato ad affrontare una emergenza. Un decreto-legge, e più in generale gli atti indispensabili, si potrebbero adottare.
Ma qui troviamo una questione di sostanza, oltre che di forma. Anche in emergenza governare è scegliere, come è ad esempio evidente nella gestione dei fondi europei. Per questo, è sempre e comunque preferibile avere un governo nella pienezza dei poteri, e politicamente responsabile nei confronti delle assemblee.
Nel primo giro di consultazioni, e poi con l’incarico esplorativo di Fico, è stata chiara la impossibilità di rimettere insieme i cocci della maggioranza giallorossa. Né era pensabile che si tornasse a una maggioranza di segno opposto.
Quindi, con le dimissioni di Conte si chiudeva ogni prospettiva di governi in grado di affrontare con pienezza di poteri le emergenze e le necessità – incontestabili – elencate da Mattarella. Far nascere un Conte ter o rimandare il Conte bis alle Camere non avrebbe superato l’ostacolo del Senato. Anzi, avrebbe potuto andare anche peggio della fiducia del 19 gennaio, se l’astensione dei renziani fosse diventata – cosa probabile – voto contrario. È questa mancanza di alternative che rende costituzionalmente inattaccabile il «governo del presidente».
Diversamente, rimanevano solo le urne a tempi brevissimi.
Non c’è dubbio che la crisi si poteva e si doveva evitare. Non c’è dubbio che sia da addebitare a Renzi, e ci si può solo chiedere se sia dovuta a sue tare caratteriali o alla sotterranea intesa con poteri forti che volevano liberarsi di Conte. Non c’è dubbio che i mali di oggi vengono da una pessima legge elettorale che ha generato un parlamento senza qualità, e soprattutto ha consentito a Renzi di portare nelle assemblee i suoi pretoriani e di avere così un peso che non ha nel paese.
Non c’è dubbio che la mossa di Renzi porti acqua al mulino della destra. Ma a questo punto Draghi presenterà un governo in parlamento, perché non è persona che rinunci facilmente, e un suo fallimento sarebbe gravido di conseguenze per il paese e porterebbe al voto immediato. Sarà un governo in tutto o in massima parte di tecnici, salvo che i contatti in corso non suggeriscano una via di mezzo.
Comunque, conta quel che farà. Uscendo dallo studio di Mattarella, Draghi ha già dato qualche indicazione. Ha citato le emergenze, e ha fatto un richiamo specifico ai giovani e alla coesione sociale. Abbiamo letto la sua filosofia sul Financial Times, e sappiamo del debito buono e debito cattivo. Vedremo ora come intende declinarla in concreto, e chi vorrà chiamare nei ministeri chiave.
Un campo rimane da esplorare, ed è quello delle riforme. Nel 1993 avemmo il primo «governo del presidente» con Ciampi. Il 6 maggio alla Camera nel discorso programmatico pose come priorità la legge elettorale, che il referendum allora appena svolto rendeva necessario affrontare per evitare squilibri tra Camera e Senato. Nacque così il Mattarellum. Anche oggi la legge elettorale è una priorità, e se non se ne ricordasse Draghi dovrebbero farlo le forze politiche in parlamento. Bisognerebbe anche considerare come ridurre il danno dello sciagurato taglio dei parlamentari. Mentre sarebbe opportuno dare definitiva e ingloriosa sepoltura al tema divisivo dell’autonomia differenziata. E va anche costruita nel Recovery Plan un’anima che a detta di molti non ha, su punti cruciali come la riduzione del divario Nord-Sud, la sanità, la scuola, l’ambiente.
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Non c’è dubbio che Draghi possa non piacere. Vediamo i tormenti M5S. Vogliamo solo ricordare che non sbarrare la strada a Draghi è il modo migliore, e forse il solo, per rendere Renzi irrilevante, ora e sperabilmente in futuro.
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