Unioncamere: focus su giovani, impresa, lavoro
Unioncamere: dai giovani il 17,2% del Pil (242 mld di euro) – 675mila le imprese di under 35, il 10% in più del 2011
Queste le cifre più significative che emergono dallo specifico focus realizzato per la prima volta da Unioncamere e presentato il 13 giugno in occasione della 137ª ASSEMBLEA DEI PRESIDENTI DELLE CAMERE DI COMMERCIO e 11ª GIORNATA DELL’ECONOMIA .
“Dobbiamo far diventare i giovani i veri protagonisti di un nuovo modello di sviluppo, compatibile e sostenibile”, ha evidenziato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Raggiungere i livelli di occupazione medi europei è un obiettivo che possiamo e dobbiamo porci. Molte le strade da percorrere: semplificare la riforma dell’apprendistato; ridare slancio ai servizi per l’impiego attraverso una regia unitaria a livello nazionale che veda coinvolti sui territori diversi attori, tra cui le Camere di commercio. Come sistema camerale, sfruttando il sistema Excelsior e il Registro delle imprese, possiamo raggiungere in maniera mirata le aziende segnalando quelle professionalità che stanno cercando. Sull’imprenditorialità, proponiamo l’istituzione di un sistema ordinario di assistenza alla nascita di nuove imprese, fatto di servizi omogenei su tutto il territorio, che incoraggino l’innovazione, prevedano un accesso facilitato al microcredito e favoriscano l’utilizzo di fonti alternative di finanziamento”.
Nota di Aladin
Pienamente d’accordo, ma occorre passare dalle parole ai fatti. Per quanto riguarda l’ultimo punto evidenziato nella relazione di Dardanello, riportiamo una parte di un editoriale di Aladinews, pubblicato il 3 febbraio 2013. Si dirà: dite sempre le stesse cose. Certo, non ci stancheremo di ripeterle perchè mantengono del tutto la validità, ma purtroppo constatiamo che poco o nulla si fa! E’ ora che i soggetti che hanno la competenza sulle politiche di sostegno all’impresa siano chiamati a rendere conto del loro operato. Ci riferiamo ai responsabili delle organizzazioni di livello nazionale, sia ai responsabili delle organizzazioni di livello territoriale locale!
(…) Ecco questo è il punto. Occorre garantire ai neo imprenditori (giovani o anziani che siano) tempi rapidi e un’assistenza tecnica adeguata. Le caratteristiche delle persone e organizzazioni a cui affidare tali delicate funzioni sono definibili da una serie di parole (riportiamo quelle che a noi sembrano più appropriate, ma se ne possono aggiungere altre) : competenza, capacità di ascolto, continuità nell’erogazione del servizio, capacità di incoraggiare, soccorrendo alle paure proprie di chi avvia una nuova attività, apertura al nuovo e alla creatività giovanile e non, spesso poco apparente). Ecco, diciamo al Comune (e agli altri soggetti pubblici interessati): state attenti a selezionare i soggetti che devono assicurare questi servizi. Al riguardo, quanto esiste e opera nella nostra piazza è davvero poca cosa. Per quanto è delicata la questione dovremmo, anzi dobbiamo, mirare all’eccellenza, perchè si ha a che fare soprattutto con i giovani, che vanno tutelati e incoraggiati, certi che in loro sta la ricchezza potenziale in grado di dare prospettive al nostro paese. Ma se dalle nostre parti lo stato attuale dei cosiddetti “servizi reali alla giovane impresa” è così poco soddisfacente (fatte salve le solite lodevoli eccezioni), che fare? Innanzitutto proponiamo da parte di tutti i soggetti che operano nell’ambito delle politiche per l’impresa uno sforzo sistemico. Cosa vogliamo dire? Semplice (da dire): chiediamo alla Camera di Commercio, alla Regione, all’Università, al Comune e, ovviamente alle Associazioni di categoria, di mettere insieme idee e risorse per garantire appunto “servizi di eccellenza” alla giovane impresa. Per questa finalità occorre mettere in pista notevoli risorse in termini di finanziamenti per strutture (al riguardo ridomandiamo: che fine ha fatto la “Città dell’impresa”) e contratti di lavoro e di persone dedicate. Queste ultime devono essere costituite da esperti, siano essi giovani professionisti che senior, tra questi ultimi in certa parte anche da “business angels” disponibili a prestare la propria attività gratuitamente.
Per ora ci fermiamo qui. E’ una tematica complessa (rammentiamo solo le problematiche del credito, dell’eccessivo costo del lavoro, dell’enorme peso fiscale, etc) che come Aladinews seguiamo e approfondiamo ogni giorno come missione fondamentale, parte dell’attività di servizio reale alla giovane impresa, così come l’abbiamo preconfigurata. (fm)
Riportiamo dal Rapporto Giovani, imprese, lavoro
(…)
La reattività e il coraggio di fare impresa dei giovani, spinti prima di tutto dalla voglia di cogliere un’opportunità di business valorizzando le proprie capacità e competenze – anche sviluppando strategie innovative di prodotto e di processo – è quindi dimostrata dai numeri.
Lo stesso bacino di disoccupati giovani fornisce un vero e proprio ‘esercito di riserva’ di potenziali neo-imprenditori, che potrebbero essere avviati all’autoimpiego tramite strumenti di finanza dedicata (venture capital, microcredito, crowd funding per le iniziative più piccole) e opportuni percorsi di crescita e formazione nel campo, ad esempio, della cultura manageriale, delle competenze sull’impresa e sul lavoro, dell’apprendimento e applicazione delle tecnologie (anche in chiave green), dell’internazionalizzazione.
Peraltro, le cifre che emergono dalle elaborazioni di Unioncamere sull’indagine Istat sulle forze lavoro evidenziano che oltre 13mila giovani tra 18 e i 34 anni alla ricerca di lavoro vorrebbe avviare un’attività in proprio. A questi si aggiungono le 368mila unità che non hanno preferenze tra lavorare alle dipendenze e in proprio. Se almeno un quarto di queste persone venisse avviato al ‘fare’ impresa[1], si arriverebbe a un bacino potenziale di nuova imprenditorialità giovanile di poco oltre 105mila unità. (…)
[1] La scelta di un quarto trova una verosimile giustificazione rifacendosi alla composizione dell’occupazione in Italia secondo la posizione professionale tra indipendenti e dipendenti.
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