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“COSTITUENTE TERRA” FA SCUOLA
9 GENNAIO 2021 / COSTITUENTE TERRA / IL PROCESSO COSTITUENTE /
La crisi della democrazia americana, che si è sprigionata sotto gli occhi di tutti svelando il volto nascosto (e neanche troppo nascosto) di un fascismo americano in agguato, che ha trovato in Donald Trump un interprete fin troppo improbabile, ha posto con nuova drammaticità e urgenza il problema della democrazia nel mondo e della salvaguardia dei diritti fondamentali, a cui l’iniziativa di “Costituente Terra” ha inteso indicare una via di soluzione. È del tutto evidente che se non è proponibile un modello di democrazia valido per tutte le Nazioni (il tentativo di imporlo è finito nelle peggiori tragedie), è invece possibile concepire ed attuare un costituzionalismo globale che metta in sicurezza le libertà fondamentali, i diritti irrinunciabili, i beni comuni essenziali e la stessa sopravvivenza fisica della Terra. Questo progetto lanciato un anno fa da “Costituente Terra”, e che è in cantiere a partire dalla elaborazione teorica e dal magistero filosofico–giuridico del prof. Luigi Ferrajoli, sta facendo scuola e gettando semi in diverse parti del mondo.
È annunciato, dal Paraguay, un saggio, che pubblicheremo tra breve, della prof. María Inés Ramírez dal titolo: “Post pandemia: ¿Hacia donde se dirige elderechoconstitucional? Característicasesenciales del poderconstituyente con miras a una Constitución Planetaria “.
Nello stesso tempo l’Instituto Educativo Punta Mogotes di Mar del Plata (Provincia di Buenos Aires, Argentina) ha deciso di creare un Laboratorio di Diritto Costituzionale che porta il nome di “Laboratorio Luigi Ferrajoli”, in cui si lavorerà sulla proposta di una Costituzione della Terra. Tale iniziativa è stata riconosciuta dal Comune di Mar del Plata come un progetto di grande interesse culturale, per l’intera comunità, e in particolare per la promozione dell’educazione in materia di diritti costituzionali dei bambini e dei giovani.
All’Istituto, in occasione dell’inaugurazione dei corsi, il prof. Ferrajoli ha fatto pervenire questo messaggio che riepiloga, come una prolusione, il senso del lavoro da svolgere:
La vostra istituzione di una scuola e di un laboratorio sul tema della Costituzione della Terra è esattamente quanto auspicammo fin dall’appello e poi dalla nostra Assemblea di “Costituente Terra” dello scorso 21 febbraio.
Questa prospettiva del costituzionalismo globale equivale all’ipotesi di un vero salto di civiltà, tanto necessario ed urgente per il salvataggio della pace, della democrazia e della stessa abitabilità del nostro pianeta, quanto imposto, logicamente e giuridicamente, dalle tante Carte dei diritti, costituzionali e internazionali di cui sono dotati i nostri ordinamenti. Purtroppo queste Carte sono rimaste ineffettive perché non sono state istituite le loro garanzie e le relative funzioni e istituzioni globali di garanzia. Il nostro progetto di una Costituzione della Terra altro non è che il progetto dell’attuazione di quelle Carte, attraverso la rielaborazione dei principi comuni da esse espressi e la loro sistemazione in un unico testo, rigidamente sopra-ordinato – in accordo con il paradigma del costituzionalismo rigido sperimentato nei nostri ordinamenti dalle Costituzioni più avanzate – a tutte le altre fonti del diritto, sia statali che internazionali.
La necessità e l’urgenza di questo allargamento oltre gli Stati nazionali, del paradigma costituzionale, sono oggi imposte dalla banale, elementare consapevolezza dei pericoli senza precedenti che altrimenti incombono sull’umanità. E’ infatti inverosimile che 8 miliardi di persone, 196 Stati sovrani dieci dei quali dotati di armamenti nucleari, un capitalismo vorace e predatorio e un sistema industriale ecologicamente insostenibile possano a lungo sopravvivere senza andare incontro a catastrofi umanitarie, nucleari, economiche ed ecologiche. Di qui la necessità di uno sviluppo multi-livello del paradigma costituzionale, cioè della costruzione di un costituzionalismo sovranazionale, in grado di limitare i poteri globali oggi sregolati e selvaggi e perciò di colmare il vuoto di diritto pubblico prodotto dall’asimmetria tra il carattere globale degli odierni poteri extra-statali e il carattere ancora prevalentemente locale del costituzionalismo, della politica, del diritto e delle connesse funzioni di governo e di garanzia.
Non si tratta di un’ipotesi utopistica o avveniristica. Si tratta del dover essere giuridico della politica e del diritto medesimo, già formulato in quell’embrione di Costituzione del mondo che è formato dalla Carta dell’Onu e dalle tante Carte, dichiarazioni, convenzioni e patti internazionali sui diritti umani. A causa della miopia e dell’irresponsabilità della politica questa embrionale Costituzione del mondo è rimasta finora inattuata. Ma la sua attuazione è resa possibile dal carattere formale del paradigma costituzionale, consistente in un sistema di limiti e vincoli applicabile, grazie alla sua struttura a gradi, a qualunque apparato di poteri. E’ resa inoltre realisticamente necessaria ed urgente dalla gravità delle sfide globali. E’ infine resa giuridicamente obbligatoria dalla normatività dei diritti e dei principi di pace e di giustizia positivamente stabiliti nelle tante Carte internazionali e dai nessi di implicazione tra le aspettative nelle quali tali diritti e principi consistono e l’obbligo di introdurre le loro garanzie.
All’indomani della seconda guerra mondiale, infatti, non furono solo rifondati, nei Paesi liberati dai fascismi, i sistemi politici nazionali nelle forme della democrazia costituzionale. Fu anche rifondato il diritto internazionale, trasformato, dalla Carta dell’Onu e dalle tante Carte sui diritti umani, da sistema pattizio di relazioni tra Stati sovrani, basato su trattati bi- o multi-laterali, in un ordinamento giuridico entro il quale tutti gli Stati membri sono soggetti a un medesimo diritto, cioè al divieto della guerra e al rispetto dei diritti umani. Di questo nuovo ordinamento internazionale, basato sulla pace e sui diritti, si sta tuttavia verificando un processo decostituente, tanto vistoso quanto paradossale perché simultaneo alla globalizzazione che più che mai ne richiederebbe, al contrario, la costituzionalizzazione. Quelle Carte avrebbero richiesto – e tuttora impongono – norme di attuazione, dirette a introdurre le funzioni e le istituzioni di garanzia dei principi e dei diritti in esse stabiliti: garanzie della pace, tramite l’attuazione del capo VII della Carta dell’Onu e perciò l’istituzione del monopolio sovranazionale della forza, lo scioglimento degli eserciti nazionali e la messa al bando delle armi; garanzie dei diritti sociali, tramite adeguati finanziamenti di istituzioni globali di garanzia come l’Organizzazione mondiale della sanità e la Fao; garanzie dei beni comuni dell’ambiente naturale contro le loro terribili e crescenti devastazioni, tramite la creazione di demani sovranazionali e di rigidi limiti alle emissioni di gas inquinanti; garanzie giurisdizionali secondarie, a cominciare dal controllo di costituzionalità e di convenzionalità su tutte le fonti di diritto, statali e sovrastatali, in contrasto con i principi costituzionalmente stabiliti. Fatta eccezione per la Corte penale internazionale per i crimini contro l’umanità, il cui statuto fu approvato a Roma nel 1998 ma al quale non hanno aderito le maggiori potenze, poco o nulla è stato fatto. Si è anzi appannata la memoria dei “mai più” opposti nel quinquennio 1945-1949 agli orrori dei totalitarismi e delle guerre ed è tramontato il progetto, allora formulato, di una rifondazione costituzionale dell’ordine internazionale, proprio oggi che l’anomia dei poteri globali e la crescente interdipendenza mondiale hanno reso quel progetto più che mai necessario e vitale.
La nostra proposta di una Costituzione della Terra e l’organizzazione a tal fine di un movimento d’opinione e del maggior numero di scuole finalizzate alla sua elaborazione intendono contribuire a far crescere la consapevolezza della necessità di por fine a questa crescente divaricazione tra il “dover essere” disegnato dalle tante Carte dei diritti e l’“essere” effettivo del diritto internazionale. Questa distanza tra normatività ed effettività è il riflesso della divaricazione tra problemi globali e politiche locali, tra la crescente interdipendenza planetaria e il carattere ancora prevalentemente statale del diritto e delle istituzioni pubbliche, sia di governo che di garanzia. Oggi i problemi politici e sociali più gravi sono sicuramente globali: l’inquinamento atmosferico e il riscaldamento climatico; la dissipazione delle risorse energetiche disponibili; la produzione e la diffusione di armi sempre più micidiali che alimentano guerre e criminalità; la crescita esponenziale delle disuguaglianze in un mondo sempre più integrato che vede convivere enormi ricchezze e terribili povertà e il conseguente sviluppo di violenze, terrorismi e fondamentalismi; la mancanza, per centinaia di milioni di esseri umani, dell’alimentazione di base, dei farmaci salva-vita e dell’acqua potabile; lo sfruttamento illimitato del lavoro per la concorrenza al ribasso tra lavoratori dei Paesi ricchi e lavoratori in condizioni para-schiavistiche nei Paesi poveri; le diverse forme di criminalità organizzata, anch’essa sempre più globali; infine il dilagare a livello planetario delle pandemie, come quella ancora in atto del coronavirus. Ma questi problemi sono ignorati dalla politica degli Stati nazionali, ancorata al consenso popolare entro gli spazi ristretti delle circoscrizioni elettorali e nei tempi brevi delle elezioni o peggio brevissimi dei sondaggi. La democrazia odierna è affetta da localismo e da presentismo. Entra così in conflitto con la razionalità che oggi impone, nell’interesse di tutti, limiti e vincoli ai poteri selvaggi degli Stati sovrani e del mercati globali quali possono provenire soltanto da una Costituzione globale alla loro altezza.
Siamo peraltro convinti che la prospettiva di un costituzionalismo globale, logicamente conseguente ai diritti fondamentali stabiliti da tante Carte costituzionali e internazionali, apra un nuovo orizzonte alla cultura giuridica. Il costituzionalismo ha infatti mutato lo statuto epistemologico della scienza del diritto: non più la semplice descrizione del diritto esistente quale che sia, promossa dal vecchio metodo tecnico-giuridico, bensì la sua critica e la sua progettazione sulla base del carattere normativo dei principi di giustizia – l’uguaglianza, i diritti fondamentali, la dignità delle persone – in quelle tante Carte stipulati. La nostra ipotesi di un’estensione a livello globale del paradigma costituzionale allarga enormemente questi spazi della critica e della progettazione istituzionale e conferisce un fascino nuovo ai nostri studi. Il mio augurio agli studenti e ai docenti che frequenteranno la scuola e il laboratorio da voi istituiti è che essi avvertano questo fascino nuovo e vogliano perciò partecipare alla nostra impresa, impegnandosi nell’immaginazione e nell’elaborazione non solo del testo della Costituzione della Terra da noi ipotizzata ma anche, e soprattutto, delle funzioni e delle istituzioni di garanzia capaci di attuarla.
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