I promotori dell’ Appello: «Patto di tutti i sardi per la Sardegna» per la Sardegna libera da contagi nucleari

schermata-2020-11-26-alle-13-33-31I promotori dell’Appello: «Patto di tutti i sardi per la Sardegna», dichiarano la propria netta contrarietà alla localizzazione in Sardegna del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico (ai sensi del Decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31), per tutte le ragioni espresse dai rappresentanti istituzionali sardi, dai sindaci, da diverse organizzazioni politiche e sindacali, dall’associazionismo ambientale e di cittadinanza attiva, che tempestivamente hanno diramato argomentati comunicati stampa, ai quali rimandiamo. A questo movimento popolare, che ritrova la propria unità proprio in virtù delle lotte effettuate – che hanno prodotto una legge regionale (Sardegna Territorio Denuclearizzato e precluso al transito ed alla presenza, anche transitoria, di materiali nucleari non prodotti nel territorio regionale), un referendum di iniziativa popolare con il voto favorevole della del 97% dei votanti, centinaia di manifestazioni e di pronunciamenti nelle sedi istituzionali – spetta oggi portare a compimento una battaglia finale. [segue] Il tempo è poco ma sufficiente per organizzarci. Da oggi parte la consultazione sulla documentazione prodotta dalla Sogin S.p.A (che è ai sensi di legge il soggetto responsabile della localizzazione, realizzazione e dell’esercizio del Deposito Nazionale destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico) che durerà due mesi, quindi si terrà nell’arco dei 4 mesi successivi, il seminario nazionale, fino all’approvazione della CNAI (Carta Nazionale delle Aree Idonee), alla quale seguirà la decisione del Governo, concertata con le Regioni e gli enti locali nei cui territori ricadono le aree individuate come idonee. Come si vede si tratta di un processo complesso, che richiede una forte e prolungata mobilitazione popolare, connessa a un centro di competenze di elevata qualità scientifica, pertanto con l’apporto fondamentale delle Università della Sardegna, promosso e sostenuto dalla Regione Autonoma della Sardegna.Tutto da decidere con tempestività.
Il nostro movimento, ispirato dall’enciclica Laudato si’, si dichiara totalmente coinvolto ed impegnato. [segue]
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CONTRIBUTI
[Tonino Dessì su fb]
Mah. Azzardo una previsione. Nessuna regione italiana accetterà di essere sito del deposito, quantomeno per la quota di scorie derivanti dalle centrali che abbiamo dismesso dopo il 1986 (altro problema si potrebbe porre per lo smaltimento di scorie nucleari nazionali di diversa origine, come quelle sanitarie o industriali). E non ci saranno decisioni centrali o accomodamenti politici locali che terranno di fronte a vere e proprie rivolte irriducibili. Strada facendo si porrà il problema della sola soluzione possibile. Rinegoziare la questione in sede UE. Ci sono Paesi assai più coinvolti dell’Italia nella scelta energetica nucleare, a partire dalla Francia, che ancora non contempla il suo abbandono, per andare alla Germania, che invece lo ha preannunciato. Sono più responsabili dell’Italia di un rischio cui hanno esposto e tuttora espongono l’intera Europa e mezzo mondo. Sono più attrezzati per forza di cose a gestire il problema. Così come sta accadendo per altri rifiuti che l’Italia esporta in abbondanza, possono trattare, inertizzare e stoccare in sicurezza quella relativamente piccola (rispetto a quelle loro) quantità di scorie delle tre ex centrali italiane dismesse. Per l’intanto qui da noi in Sardegna occorre tenere duro. Al momento pare esserci l’unanimità delle forze politiche regionali e comunque un movimento ampio radicalmente contrario è prevedibile che possa essere riorganizzato. Occhio, quindi, mobilitazione e tenuta tenaci ci attendono.
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Questa volta vado controcorrente.
Ho visto la classificazione delle aree idonee per il deposito unico delle scorie nucleari prodotte in Italia (neppure un grammo in Sardegna).
La classificazione dei siti è fatta secondo criteri tecnici e la cosa interessante è che tiene conto dell’insularità.
Sembrava ovvio considerare che il trasporto delle scorie sarebbe stato un fattore di rischio ed in effetti l’ordine di idoneità ne tiene conto e classifica le aree insulari al terzo posto di una scala decrescente di quattro gradini.
In pratica il migliore sito sardo per il deposito, secondo il documento sarebbe al limite ventiquattresimo se riferito alla mappatura dell’intero Stato italiano.
A questo punto credo servirebbe un atto sovversivo dell’ordinamento statale per evitare i ventitré siti italiani (alcuni buoni e altri molto buoni) e dirottare il materiale radioattivo verso l’Isola.
Credo che sia una vittoria del buonsenso e una buona notizia.
Co Questa volta vado controcorrente.
Ho visto la classificazione delle aree idonee per il deposito unico delle scorie nucleari prodotte in Italia (neppure un grammo in Sardegna).
La classificazione dei siti è fatta secondo criteri tecnici e la cosa interessante è che tiene conto dell’insularità.
Sembrava ovvio considerare che il trasporto delle scorie sarebbe stato un fattore di rischio ed in effetti l’ordine di idoneità ne tiene conto e classifica le aree insulari al terzo posto di una scala decrescente di quattro gradini.
In pratica il migliore sito sardo per il deposito, secondo il documento sarebbe al limite ventiquattresimo se riferito alla mappatura dell’intero Stato italiano.
A questo punto credo servirebbe un atto sovversivo dell’ordinamento statale per evitare i ventitré siti italiani (alcuni buoni e altri molto buoni) e dirottare il materiale radioattivo verso l’Isola.
Credo che sia una vittoria del buonsenso e una buona notizia.
Concentriamoci su tante altre battaglie che invece sembra tendano verso sconfitte irreparabili incentriamoci su tante altre battaglie che invece sembra tendano verso sconfitte irreparabili.
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One Response to I promotori dell’ Appello: «Patto di tutti i sardi per la Sardegna» per la Sardegna libera da contagi nucleari

  1. admin scrive:

    Apprendiamo dalla stampa: https://www.unionesarda.it/articolo/news-sardegna/cagliari/2021/01/07/solinas-un-comitato-scientifico-per-supportare-il-no-alle-scorie-136-1101497.html
    Sembrerebbe che il Presidente e l’intero Consiglio regionale abbiano condiviso la richiesta contenuta nel nostro comunicato: “I promotori dell’ Appello (…) si tratta di un processo complesso, che richiede una forte e prolungata mobilitazione popolare, connessa a un centro di competenze di elevata qualità scientifica, pertanto con l’apporto fondamentale delle Università della Sardegna, promosso e sostenuto dalla Regione Autonoma della Sardegna. Tutto da decidere con tempestività”.
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    Le Università della Sardegna possiedono tutte le competenze scientifiche per supportare la Regione e i Comuni nelle interlocuzioni con la Sogin e con il Governo. Non c’è bisogno quindi di rivolgersi ad altri, magari per ragioni che niente hanno a che fare con l’interesse dei sardi.

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