America, America

d7d8dc81-ae85-42ec-93cf-6fc420c7712cL’ULTIMO SFACELO DI UN PERDENTE
di Marino de Medici

A meno di trenta giorni dalla sua uscita dalla Casa Bianca (potrebbe essere forzosa..) Donald Trump intensifica la sua folle campagna diretta a seminare il caos al Congresso ed a lacerare il più possibile le norme e le tradizioni politiche di una grande nazione ormai ridotta allo sfascio. Con un ultimo insulto alla decenza nell’esercizio dei poteri presidenziali, Trump ha emanato
ventisei provvedimenti di clemenza a favore di criminali e alleati corrotti, vicini al presidente e alla sua famiglia. Un tale spettacolo di abuso dei provvedimenti di clemenza non ha precedentI nella storia americana. Tra coloro che hanno ricevuto il “pardon” presidenziale figurano personaggi che è poco definire loschi, tra cui l’ex capo della campagna elettorale di Trump, Paul Manaford, ed il fedele scudiero Roger Stone, entrambi incriminati dal Procuratore Speciale Mueller, giudicati e condannati per vari crimini. Un altro “perdonato” è un membro di famiglia, Charles Kushner, padre di Jared, genero del presidente e consigliere presidenziale. Vale la pena di ricordare che Mr. Kushner fu rinviato a giudizio dall’allora procuratore di stato del New
Jersey, Chris Christie, per frode fiscale, subornazione di testimoni e contributi elettorali illegali.
[segue]
Nella schiera dei beneficiari di “pardons” figurano un ex funzionario della campagna elettorale di Trump, George Papadopoulos, un noto Congressman repubblicano della California, Duncan Hunter, e la moglie Margaret, complici nel reato di appropriazione di fondi elettorali, e quattro “guardie” di Blackwater (una ditta impegnata in servizi di sicurezza in Irak) responsabili di aver massacrato 17 persone disarmate in una piazza di Baghdad. Prima di essere graziati, gli ex collaboratori di Trump avevano ricevuto un trattamento di favore dal dipartimento della giustizia.

Un giudice federale partecipe di uno dei tanti procedimenti giudiziari a carico degli uomini del presidente aveva segnalato la gravità dei reati commessi con questo commento che riproduce il clima amorale della presidenza Trump: “La politica non corrompe la gente. La gente corrompe la politica”. A sentire funzionari della stessa Casa Bianca, gli uffici presidenziali sono presi d’assalto da una valanga di persone che chiedono la clemenza presidenziale. Secondo le stesse fonti, il presidente, che fino ad oggi non si è curato di rincuorare le centinaia di migliaia di americani afflitti dal covid-19, ha dedicato molto del suo tempo all’opera di concessione di clemenza. Anche questo rientra in un operato presidenziale senza precedenti. Non sono pochi coloro che oggi ricordano come durante la convenzione costituzionale del 1787, uno dei Padri Fondatori, George Mason, si era opposto all’istituto della clemenza presidenziale nell’eventualità di una connessione tra le azioni personali di un presidente e quelle di persone i cui crimini vengono perdonati. In pratica, nel caso di Trump, ed in particolare di personaggi come il gen. Flynn, Manaford e Stone, vale la constatazione che la clemenza premia coloro che si sono rifiutati di assistere quanti intendevano chiamare Trump a rispondere degli illeciti commessi.
La lista di parenti, amici e galoppini che sembrano destinati a godere della clemenza presidenziale è lunga e quanto mai sconcertante. In essa figurano i figli di Trump, Ivanka, Don Jr. ed Eric, e l’onnipresente servitore Rudy Giuliani. Ma l’interrogativo più clamoroso riguarda il presidente stesso, che sostiene di avere il diritto di perdonare se stesso. Un’alternativa sconvolgente è che Trump rassegni le dimissioni un giorno prima dello scadere del mandato lasciando al suo immediato successore, Mike Pence, il potere di emettere la clemenza per l’ex presidente. A questo punto Pence dovrebbe ricordare che il successore di Nixon, Gerald Ford, graziò il presidente repubblicano nel settembre 1974 ma ne pagò le conseguenze quando venne sconfitto nelle elezioni del 1976.

Gli esperti costituzionali sono concordi nell’escludere che un presidente possa applicare a stesso un provvedimento di clemenza. Di fatto, non vi è dubbio che lo stupefacente abuso della grazia presidenziale si colloca in una politica di illeciti ed eccessi che ha recato grave danno alla democrazia americana. Il Congresso era stato chiamato ad arrestare gli illeciti con
il procedimento di impeachment ma l’asservimento a Trump della maggioranza repubblicana al senato non lo ha permesso. Il Congresso è venuto meno al suo compito fondamentale di preservare l’ordine costituzionale sovvertito dalla riprovevole condotta presidenziale. L’abuso della clemenza è solo un aspetto. Quel che più turba ora gli animi degli americani votati alla democrazia
è fino a che punto l’ombra lunga di Donald Trump graverà sulla nazione, e in misura forse determinante, sulla prossima sessione congressuale e più avanti.

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