La LAMPADA di ALADIN
BANCA D’ITALIA. L’ECONOMIA DELLA SARDEGNA
Rapporto annuale, giugno 2013
Per correlazione: intervista al prof. Antonio Sassu (30 giugno 2011) - Progetto Orest della Camera di Commercio di Cagliari
Sommario
Nel 2012 si è aggravata la già difficile situazione dell’economia regionale. Le prime stime, rese disponibili da Prometeia, indicano un calo del prodotto interno lordo pari al 2,8 per cento a prezzi costanti. Dopo il debole recupero che aveva caratterizzato il 2010 e la prima parte dell’anno successivo, i principali indicatori congiunturali hanno segnalato un nuovo marcato peggioramento. Sulla contrazione hanno inciso, oltre che un ulteriore rallentamento della domanda interna, le ripercussioni a livello territoriale delle tensioni sui debiti sovrani, che si sono riflesse in più stringenti condizioni di operatività della finanza pubblica e nel perdurare di tensioni nell’accesso al finanziamento privato.
L’attività delle imprese industriali, in contrazione dalla metà del 2011, si è ulteriormente indebolita. Secondo l’indagine della Banca d’Italia, la produzione e il fatturato dell’industria sono diminuiti, risentendo del calo degli ordinativi provenienti dal mercato nazionale; anche gli investimenti si sono contratti. La domanda estera, in complessiva ripresa, ha parzialmente sostenuto i risultati delle imprese. Nella media dell’ultimo anno, i livelli produttivi sono risultati ancora nettamente inferiori a quelli registrati nel 2007, prima della crisi finanziaria. Per l’industria regionale, alle difficoltà congiunturali si sono sommate debolezze più radicate, che limitano la capacità innovativa e la competitività delle produzioni. Le crescenti difficoltà nel rispondere alle esigenze dei mercati hanno innescato un rapido ridimensionamento del settore, in termini di valore aggiunto, numerosità di imprese e addetti; i dati degli archivi sui bilanci segnalano l’aumento significativo della frequenza delle procedure fallimentari dall’inizio della crisi.
La produzione nelle costruzioni è ulteriormente diminuita, soprattutto a causa della progressiva flessione della domanda di immobili residenziali e del calo degli investimenti pubblici. Anche in questo settore si osserva una generalizzata contrazione della base produttiva, con l’uscita dal mercato di significative quote di imprese.
Nei servizi, l’accentuata diminuzione dei consumi ha inciso negativamente sui risultati delle attività del commercio e di quelle turistiche; in quest’ultimo comparto, all’ulteriore forte contrazione della domanda turistica nazionale si è associato nel 2012 un netto calo della componente internazionale.
Il quadro congiunturale ha inciso sulle condizioni occupazionali. Il marcato calo degli addetti nei settori industriale e delle costruzioni non è stato compensato dall’espansione registrata nei servizi anche nel 2012; è proseguita la crescita dell’utilizzo della Cassa integrazione guadagni. Il tasso di disoccupazione è aumentato in misura sostenuta, in particolare per i giovani con meno di 35 anni. Negli anni della crisi si è intensificato il ricorso alle forme contrattuali più flessibili, che sono state utilizzate in modo crescente soprattutto per l’assunzione dei giovani e delle donne. Negli stessi anni, le retribuzioni orarie dei lavoratori dipendenti in regione sono rimaste su un livello inferiore a quello nazionale.
La fase recessiva attraversata dall’economia regionale ha condizionato sia la domanda di credito, per la limitata attività di investimento di imprese e famiglie, sia l’offerta di finanziamenti, che rimane tesa in un contesto di progressivo deterioramento della qualità del credito; ne è risultata una forte contrazione dei prestiti a dicembre del 2012.
I finanziamenti alle imprese sono diminuiti più intensamente della media italiana: la dinamica ha accomunato tutti i comparti produttivi e si è estesa anche alle classi meno rischiose di merito creditizio. Per la prima volta dall’inizio della crisi il credito alle famiglie si è ridotto, risentendo della netta flessione dei mutui immobiliari, su cui ha inciso anche l’incremento del costo dei finanziamenti, e del calo del credito al consumo.
La rischiosità del credito alle imprese è complessivamente aumentata. Il tasso di decadimento dei prestiti, che era leggermente diminuito a dicembre, è tornato ad aumentare nei primi mesi dell’anno in corso; la quota dei crediti deteriorati è cresciuta e anche altri indicatori prospettici evidenziano un peggioramento della capacità di rimborso in tutti i settori, in particolare in quello edile.
La raccolta bancaria ha ripreso ad aumentare, trainata dalla crescita dei depositi delle famiglie, per le quali la forte espansione della componente a risparmio ha più che compensato l’ulteriore diminuzione dei conti correnti.
Testo pdf 1 MB
Lascia un Commento