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Newsletter n. 208 del 14 novembre 2020
L’ENIGMA? I POVERI
Care Amiche ed Amici, [segue]
pubblichiamo sul nostro sito, Chiesa di tutti Chiesa dei poveri, una recensione critica, per quanto assai gentile, di Vittorio Bellavite a un libro di Massimo Franco che dà per consumata nell’insuccesso la cosiddetta “parabola” del pontificato di Bergoglio.
Come nota la recensione, più che di un libro, di cui si riconosce peraltro la ricca informazione, si tratta di un’operazione editoriale e culturale di grande portata in cui il “Corriere della Sera”, a cui Massimo Franco appartiene, si è impegnato distribuendo il libro insieme al quotidiano nelle edicole e cercando di far passare nel pubblico l’idea inquietante di un “enigma Bergoglio”, come ai tempi di papa Giovanni XXIII si parlò, ma con ben diversa intenzione, di un “mistero Roncalli”.
Il riferimento a papa Roncalli non è casuale, perché anche nei confronti di quel papa il “Corriere della Sera” si produsse in un’azione demolitoria, che quella volta fu affidata a un altro giornalista di rango, Indro Montanelli, che si prestò a dar voce alle posizioni antigiovannee della Curia di allora, anche se poi scrisse di essersene pentito.
Resta da chiedersi che cosa ci sia di così grave, nell’uno e nell’altro, il Roncalli della “Pacem in Terris” e il Bergoglio della “Fratelli tutti” per cui un giornale “moderato” (inteso come virtù) e generalmente conosciuto come fautore di legge e ordine, attacchi, fino a desiderarne la caduta, due papi così popolari per la loro bontà e mitezza. Non deve trattarsi di un allarme suscitato dalla loro insistenza sulla Trinità, perché non è facile che osservatori esterni che non entrano nella logica di ciò che giudicano, si accorgano della portata sovvertitrice di una fede inclusiva che mette al centro di tutto la misericordia del Padre. E allora perché?
La domanda potrebbe essere trasferita dal giornale alla borghesia, lombarda o padana, che esso rappresenta o pensa di interpretare. Che è come chiedersi perché ce l’hanno con papi come Roncalli e Bergoglio quel genere di personaggi che un mitico polemista dell’”Unità”, Fortebraccio, chiamava “Lorsignori”, o quei prepotenti tanto numerosi da non poterli chiamare per nome, che a Milano discendono in linea retta da quell’ Innominato, non ancora convertito, raccontato dal Manzoni.
Che cosa hanno in comune di sgradevole, per questi signori, questi due papi? Quello che hanno in comune è che sono dalla parte dei poveri. Papa Giovanni aprì il Concilio dicendo di volere una “Chiesa di tutti e soprattutto dei poveri”: e ha ragione di ricordarlo il nostro sito che proprio da questo ha preso il suo nome. E Francesco ha aperto il suo pontificato dicendo: “Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”
La conferma, che di questo si tratta, viene da un altro giornale che su papa Francesco ha un diverso atteggiamento, “La Repubblica”, che oggi, sabato 14 novembre, riferendo di un sondaggio di Demos secondo il quale tra il 2016 e il 2018 la popolarità di Francesco sarebbe leggermente diminuita, dall’82 al 72 per cento, ne attribuisce la causa al sostegno dichiarato e ripetuto di Francesco a favore dei “poveri del mondo”, in particolare gli immigrati che varcano i nostri confini.
Dunque questa è la soluzione dell’ “enigma”: papa Francesco, come già papa Giovanni, non piacciono alla borghesia (e solo loro, gli altri, invece , “santi subito!)”, perché. a dover scegliere, scelgono la parte dei poveri.
Con i più cordiali saluti
www.chiesadituttichiesadei poveri.it
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