Oggi venerdì 13 novembre 2020

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————–Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti——-
Discoteche. Facciamo un po’ di chiarezza. Gli interessi forti premono su Solinas, e, secondo la minoranza, “molti giovani hanno prenotato”
13 Novembre 2020
Tonino Dessì su Democraziaoggi.
Cerchiamo tuttavia di fare un po’ di chiarezza. L’ordinanza presidenziale del 12 agosto non è stata affatto emanata prima dell’ordine del giorno politicamente autorizzatorio approvato dal Consiglio nella seduta della serata di poche ore precedente. Qui purtroppo anche qualche testata online ha fornito una lettura dei fatti imprecisa. […]
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Sardegna. Presidente e Consiglio devono dimettersi!
13 Novembre 2020

Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Certo le Procure devono fare bene e meticolosamente il loro lavoro. Forse avrebbero fatto bene a intervenire in corso di movida o di ballo di massa, anziché dopo che Report ha messo in TV quanto tutti mormoravano e dicevano. Ogni carta dev’essere acquisita, in particolare il fantomatico parere del Comitato tecnico […]


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avvenire-loghetto DOCUMENTAZIONE su RdC e dintorni.
Avvenire. «Il Reddito porta un lavoro»
I numeri dell’Anpal: 1 beneficiario su 4 tra quelli che hanno firmato il patto ha trovato un impiego Ipotesi ricollocazione anche ai cassintegrati. Per 1,8 milioni di posti vacanti mancano le competenze
di Cinzia Arena su Avvenire.
Uno su quattro ha trovato un lavoro. Per lo più flessibile – contratti a tempo, collaborazioni – ma già un risultato in tempi così difficili. Un quarto dei beneficiari del reddito di cittadinanza tenuti alla sottoscrizione del patto per il lavoro ha trovato un impiego da quando è stata istituita la misura. I dati sono stati illustrati ieri dal presidente dell’Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) Domenico Parisi, in una audizione alla Commissione Lavoro della Camera. Si tratta di 352.068 beneficiari, pari al 25,7% dei 1.369.779 tenuti a firmare il patto per il lavoro, vale a dire i cittadini maggiorenni disoccupati e che non sono impegnati in attività di studio o formazione. La grande maggioranza dei contratti è stata a tempo determinato e al 31 ottobre i beneficiari con un rapporto di lavoro ancora attivo erano 192.851. Il 15,4% dei beneficiari ha stipulato un contratto a tempo indeterminato, il 4,1% un contratto di apprendistato mentre il 65% ha avuto un contratto a termine. Il resto dei beneficiari ha avuto contratti di collaborazione o intermittenti. Con riferimento ai contratti a tempo determinato e di collaborazione il 69,8% ha una durata inferiore ai 6 mesi (quindi per quanto riguarda i contratti a termine quasi 160mila su 228.800), il 20,9% tra i 7 ed i 12 mesi ed una quota del 9,3% supera la soglia dell’anno. Se si guarda ai territori hanno avuto almeno un contratto il 47,5% dei beneficiari di reddito di cittadinanza obbligati alla firma del patto per il lavoro nella Provincia di Trento e appena il 19% in Campania. La percentuale è al 35,8% in Veneto, al 37% in Emilia Romagna e al 31,1% in Lombardia ma solo del 19,2% in Sicilia.
Sono proprio le regioni del Sud quelle che hanno beneficiato di più della misura di sostegno al reddito: 325mila in Campania, 282mila in Sicilia e 107mila in Puglia.
Uno dei problemi principali resta l’incontro tra la domanda e l’offerta. In Italia ci sono 1,8 milioni di posizioni scoperte per mancanza di competenze disponibili. «1,8 milioni di posti disponibili – ha detto Parisi – non possono essere colmati perché mancano le competenze». In particolare si tratta di posizioni intermedie, da middle skill, quelle in pratica tra il diploma e la laurea. Secondo Parisi il dato dei 352mila beneficiari con un lavoro è un importante da non sottovalutare. Significa che il Reddito di cittadinanza funziona e che va messo a punto il sistema. L’Anpal propone una proroga dei navigator e un ampliamento del loro raggio di azione all’assistenza tecnica, almeno per il prossimo anno, utilizzando l’avanzo di risorse pari a 65-70 milioni. Il contratto dei navigator (poco meno di 3.000 persone che supportano gli operatori dei centri per l’Impiego nell’inserimento al lavoro dei beneficiari del Reddito di cittadinanza) scade il 30 aprile 2021.
Attraverso Anapal servizi è stata avviata una mappatura delle opportunità del mercato del lavoro: in tre settimane state segnalate 15mila opportunità occupazionali e tre milioni di imprese verranno contattate in futuro.
In uno scenario di profonda crisi legato alla pandemia sul tavolo c’è anche la proposta di estendere il raggio d’azione dell’assegno di ricollocazione oggi circoscritto alla platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza ai lavoratori in cassa integrazione. «Questa misura potrebbe coprire anche i lavoratori in cassa integrazione Covid, impiegati in settori o professioni in crisi o ad alto rischio di tenuta occupazionale » conclude Parisi. Saranno tre gli ambiti principali di intervento di Anpal nei prossimi mesi: riattivare milioni di persone in cassaintegrazione, avviare azioni preventive per proteggere le categorie
a rischio come i giovani e gli under 50 e infine favorire nuovi posti di lavoro in ambiti cruciali quali il verde e il digitale.
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L’INTERVISTA
Ichino: «Restano inutilizzati grandi giacimenti occupazionali»
di Luca Mazza su Avvenire
Professor Pietro Ichino, dai dati Anpal risulta che oltre un quarto dei beneficiari del reddito di cittadinanza tenuti alla sottoscrizione di un patto per il lavoro ha trovato un’occupazione da quando è stata istituita la misura. Significa che lo strumento è efficace anche sul fronte delle politiche attive?
È un dato molto positivo, che andrà disaggregato e studiato attentamente – risponde il giuslavorista -. Non mi sembra, però, che lo si possa attribuire alle politiche attive del lavoro, perché non mi risulta che in questi ultimi due anni ne siano state effettivamente praticate, in particolare in favore di questo segmento della forza-lavoro.
Sono stati assunti migliaia di navigator…
Ma non conosco nessun caso in cui un navigator sia stato effettivamente adibito ad assistere le persone nella ricerca di un lavoro. Del resto, questa è un’attività che richiede una preparazione specifica: nessun navigator la possiede. Nei Paesi del centro e nord- Europa i Job Advisor che svolgono questa funzione hanno una formazione specialistica di due o tre anni post-laurea.
Anpal e Unioncamere avvertono che in Italia potrebbero essere attivati 1,8 milioni di nuovi posti se ci fossero competenze disponibili. C’è ancora un pesante gap di professionalità da colmare?
Ecco, questo è ciò di cui dovrebbero occuparsi le politiche attive del lavoro: quegli veri e propri enormi ‘giacimenti occupazionali’ che restano
inutilizzati, per la non corrispondenza tra la manodopera che le imprese cercano e le attitudini delle persone che cercano lavoro.
Continuare a prorogare il divieto di licenziare è indispensabile? Non si rischia di rimandare sempre di più il momento in cui si dovranno fare i conti con la realtà?
Siamo il solo Paese in Europa ad aver adottato questa misura. A marzo e aprile era pienamente giustificata dall’emergenza; ma il suo prolungamento è stato e resta un errore grave. Sostenere il reddito di chi ha perso il posto di lavoro è sacrosanto, e andrebbe fatto anche più robustamente; ma al tempo stesso, quando il vecchio posto non c’è più, occorrerebbe attivare tutti i percorsi che conducono verso la domanda di manodopera esistente. Che, come dicevamo prima, c’è anche in questo periodo di crisi e paradossalmente resta insoddisfatta.
Quali interventi servirebbero sul lavoro alla luce dei cambiamenti dovuti alla pandemia?
Indipendentemente dalla pandemia, sarebbe indispensabile innervare capillarmente tutto il mercato del lavoro di servizi efficaci di informazione, formazione mirata e assistenza alla mobilità delle persone, in funzione dell’aumento della loro capacità effettiva di scelta. Occorrerebbe un servizio capillare di orientamento, soprattutto ma non soltanto per i giovani. E un monitoraggio a tappeto della formazione professionale, in modo che di ogni corso si possa rilevare il tasso di coerenza con gli sbocchi occupazionali effettivi.
L’economia e in particolare il mercato del lavoro posso reggere a un nuovo lockdown?
Temo che sarebbe un colpo mortale. Proprio per evitarlo credo che sarebbe fondamentale consentire il lavoro in azienda per le persone sotto i 50 anni o i 55 anni, per le quali il Covid-19 non costituisce un pericolo letale, e riservare il lavoro da remoto, o la cassa integrazione, alle classi di età superiori. Questo schema consentirebbe anche di garantire maggiore continuità alle attività scolastiche: i ragazzi potrebbero continuare ad andare a scuola, seguiti di persona dagli insegnanti under 55, mentre gli over 55 potrebbero fare lezione da remoto, contando sull’assistenza in classe di un insegnante più giovane.

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