America, America
LE DUE AMERICHE IN SOSPESO
di Marino de Medici
Il vincitore della contesa presidenziale ancora non è noto ma una conclusione è lapidaria: esistono due Americhe, una “blue” e una “red”. Il trumpismo ha radici profonde in America che continueranno a dettare il corso degli eventi politici ed economici per molto tempo ancora. I democratici speravano in una netta vittoria che avrebbe spazzato via le barriere a mutamenti di politica progressivi ma il responso del 3 Novembre ha arrestato ogni progresso in quella direzione.
Al momento in cui scrivo, Joe Biden ha una buona possibilità di strappare la presidenza a Donald Trump grazie al voto dei grandi stati industriali della Pennsylvania, Michigan e Wisconsin.
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L’evento più sorprendente ed incoraggiante per Biden è stata la conquista di uno stato “rosso”, l’Arizona. Resta il fatto che nelle ultime settimane precedenti il voto, i sondaggi avevano segnalato la forte possibilità di un trionfo democratico, che avrebbe ripudiato l’era trumpiana ed il partito democratico, ampliando la maggioranza democratica alla Camera dei Rappresentanti e assicurando il controllo democratico del Senato, un’affermazione di proporzioni tali da sbloccare la legislazione fondamentale per i diritti di voto, un corso di azione collaborativo in ordine al mutamento del clima, la riforma della politica di immigrazione ed altre priorità democratiche. Tutto questo non si è verificato.
Il risultato dell’elezione non si presta ad interpretazioni di parte. La nazione americana è spaccata a metà, con il Senato ancora in mano ai repubbicani e la spada di Damocle di sentenze anti-sociali e ultra conservative della Corte Suprema. Trump ha confermato chiaro e tondo il proposito già espresso, quello di far leva sulla Corte Suprema per arrestare il conteggio dei voti in assenza e per corrispondenza. Ed ancora, il presidente ha accusato i democratici e la stampa di privare i suoi sostenitori del diritto di voto. Dal canto suo, Joe Biden ha invitato alla calma e ad una serena attesa del risultato finale.
Per i democratici la delusione maggiore è quella di non aver fatto progressi elettorali nel Sud e nella Florida in particolare, dove Biden faceva conto sull’elettorato hispanico. Di fatto, il fallimento si farà sentire al Congresso dove è prevedibile l’intensificarsi del “gridlock” ossia dell’ingorgo che paralizzerà il varo di nuove leggi destinate a riformare settori cruciali come gli interventi economici per alleviare le conseguenze del Covid 19 e il regolamento dell’immigrazione. Da notare a quest’ultimo proposito che la massa trumpiana appoggia pienamente le misure restrittive dell’immigrazione imposte da Trump con colpi di mano esecutivi.
Farà molto discutere nel campo democratico il deficit registrato nel voto hispanico (Trump ha ricevuto un terzo di quel suffragio) determinante per il successo di Trump in Florida e la conservazione dei voti elettorali del Texas.
In aggiunta, Trump ha riscosso il voto dei cubano-americani, tradizionalmente repubblicani, e di elettori latino-americani che hanno causato la perdita di due seggi democratici di Miami alla Camera dei Rappresentanti. In breve, per il futuro, i democratici non possono più far conto su un blocco di elettori hispanici, per quanto sia ormai accertato che gli stessi latinos sono divisi, tra quelli repubblicani della Florida e quelli democratici dell’Arizona. Un’altra dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, della misura in cui è spaccata l’America contemporanea.
Il dibattito in seno al partito democratico promette di essere acceso e possibilmente determinante ai fini della scelta di una nuova compagine di candidati per le elezioni del 2024. Un’altra conclusione autorizzata dall’esito, per quanto temporaneo, della consultazione è che Joe Biden non ha saputo difendersi in modo più risoluto dall’accusa di voler condurre l’America sulla strada del socialismo. Ma questo non è un rovescio attribuibile al solo Biden, in quanto l’ala della sinistra americana era pesantemente esposta a quell’accusa a motivo dell’estremismo di giovani donne deputate – prime fra tutte la Alexandria Ocasio Cortez con altre tre esponenti della cosiddetta ”Squad” – che guarda caso sono state rielette alla Camera con una netta maggioranza dei voti. La loro influenza risulterà certamente affievolita mentre aumenteranno le pressioni su Biden – qualora questi venisse eletto – per un approccio più moderato in termini di legislazione sociale.
Last but not least, va registrato il fatto che anche questa volta i sondaggi demoscopici hanno fatto cilecca. Occorrerà qualche giorno per proclamare il vincitore della contesa presidenziale ma gli americani non dimenticheranno facilmente che i “poll” avevano dato Joe Biden vincente con otto punti di vantaggio, uno scarto che si è rivelato una chimera. Ed infine, la stessa stampa esce dalla comune con le ossa rotte, avendo costantemente e ostinatamente bollato Donald Trump come razzista, misogino e aspirante dittatore. Trump certamente rispecchia tali aspetti, ma una massa di americani manifestamente non è d’accordo su tale raffigurazione del presidente repubblicano. E’ certo comunque che i media non hanno saputo individuare quegli aspetti della presa che Trump ha presso un vasto settore dell’elettorato. Tra quegli aspetti, la capacità di un modo spregiudicato di fare comunicazione è indubbiamente il più rilevante.
Tutto lascia pensare che costituirà una pesante ipoteca sul futuro della democrazia americana.
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