America, America
LA MORTE DI UN GIUDICE VENERATO E LO SPETTRO DI UN’AUTOCRAZIA
di Marino de Medici
Che l’America fosse polarizzata a seguito della sciagurata presidenza Trump era ormai accertato, ma che fosse addirittura spaccata a metà, tra un’America rossa (repubblicana) ed un’America blu (democratica), è stato lo stesso presidente a confermarlo con una tra le più grottesche dichiarazioni di questo avvilente scorcio pre-elettorale. Ha detto Trump: “Gli stati blu hanno medie di mortalità tremende. Se escludiamo gli stati blu, ci troviamo ad un livello che non credo alcun altro al mondo potrebbe registrare”. Tra i tanti, un personaggio televisivo di nome Seth Meyers ha chiamato Trump un “sociopatico” ed ha commentato la dichiarazione del presidente come il prodotto di un’ideologia che tratta i dimostranti come “traditori” e cerca di processare per “sedizione” coloro che protestano.
La spaccatura minaccia ora di approfondirsi per un subitaneo evento, la morte di Ruth Bader Ginsburg [nella foto], Giudice della Corte Suprema, divenuta un’icona della lotta per la completa parificazione delle donne, per la difesa del diritto all’aborto e altre cause a favore di una società improntata ai diritti civili e allo scrupoloso rispetto della costituzione. [segue] Il Giudice Ginsburg è stata infatti l’ispiratrice delle donne americane che chiedevano parità di diritti e di opportunità, dignità e una potente partecipazione alla vita politica della nazione. Il cambio intervenuto
da quando entrò a far parte della Corte Suprema nell’Ottobre del 1993 è dovuto in buona parte alla sua azione mirata a fissare nuove pietre miliari nell’ordinamento legale e giudiziario degli Stati Uniti. Il vuoto che lascia nella Corte Suprema non sarà colmato per lungo tempo ma intanto incombe il
pericolo che la illimitata partigianeria di Donald Trump e del leader del Senato McConnell farà carte false nel tentativo di imporre la nomina di un nuovo
Giudice di provata fede trumpista. Il tempo per una tale scelta è infausto ma la protervia del presidente è tale da far supporre che cercherà di approfittare
del periodo di interregno precedente l’investitura ufficiale del presidente Trump, qualora venisse rieletto, oppure del suo sfidante Joe Biden. C’è un precedente che fa perdere il sonno ai liberals americani: il sen. Mitch McConnell si rifiutò’ di autorizzare che venisse ascoltato in sede di commissione il giurista scelto dal presidente Obama nel Marzo del 2016, Merrick Garland, otto mesi prima delle elezioni presidenziali, con l’assurdo argomento che spettava al popolo americano decidere se insediare un Giudice della Corte Suprema prima che si svolgessero le elezioni. Parte integrante dell’argomento di McConnell era che la nomina spettava al presidente che sarebbe stato eletto. La nomina di Garland restò bloccata per 293 giorni e giunse a scadenza il 3 Gennaio 2016. Il 31 Gennaio il neo presidente Trump nominava Neil Gorsuch.
L’elezione del nuovo Giudice conservatore avveniva nell’Aprile successivo. Di fatto, era una vittoria di McConnell, un brutto rospo che i democratici dovevano ingoiare. Ed ora McConnell ci riprova.
La disonestà del sen. McConnell, e del presidente, è tale che il leader repubblicano ignorerà quel precedente e farà il possibile per approvare la nomina di un nuovo Giudice conservatore durante la breve sessione di fine legislatura. Non c’è da illudersi -
confessa il portavoce democratico – che McConnell si comporti con la decenza politica che impone il codice democratico di rispetto delle tradizioni relative ad un ponderato trapasso di funzioni nella massima magistratura. In tal caso, Donald Trump sarebbe il secondo presidente ad insediare tre Giudici della Corte Suprema durante il suo mandato. Il primo era stato Richard Nixon.
Purtroppo per i liberals americani, l’enormità di un terzo seggio ultra conservatore nella Corte Suprema è una forte possibilità, tanto più che Trump ha già
pubblicato una lista di candidati tra i quali il senatore dell’Arkansas Tom Cotton, bestia nera dei democratici.
Resta infine l’interrogativo circa le ripercussioni politiche, ma soprattutto elettorali, che potrà avere il pericolo immanente dell’approvazione di un nuovo Giudice conservatore, tali da alterare a fondo la composizione della corte suprema e il suo equilibrio
ideologico già fortemente compromesso dalla maggioranza repubblicana (che include un Giudice italo-americano di spinto conservatorismo). In pratica, la scomparsa di Ruth Bader Ginsburg chiude un periodo storico in cui, grazie al suo indomito spirito progressista, le istanze delle donne avevano sospinto grandi cause sociali ad onta dell’avversione che non mancava di farsi sentire entro la stessa corte. Tra i tanti timori che si affacciano vi è quello che una netta maggioranza conservatrice riprenderà in esame e ribalterà la legge Roe vs Wade del 1973, con la quale la corte suprema aveva sancito la protezione di una donna, libera di abortire senza eccessive restrizioni governative. Questo ed altri precedenti giuridici sono da tempo sotto tiro da parte di quell’elettorato che forma la base del presidente Trump. La battaglia al senato sarà dunque accanita ed il suo esito concorrerà a delineare il futuro sociale e politico dell’America per il lungo periodo. I Padri Fondatori a tutto avevano pensato meno che alla possibilità che la Corte Suprema finisse col divenire il terreno di scontro di una elezione presidenziale nella quale l’ipocrisia della leadership di un partito ha solo un obiettivo, quello di mantenere il potere anche a costo di trasformare la loro Repubblica in un’autocrazia senza alcun ritegno.
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