America, America

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GLI ITALO-AMERICANI, DA WOPS A WASP TRUMPISTI
di Marino de Medici

L’ultimo in ordine di tempo a rinnegare le radici democratiche degli italo-americani è il Postmaster General degli Stati Uniti, Louis DeJoy, che si è messo in luce come fedele esecutore della volontà del presidente Trump di sabotare il voto per posta.
Mr DeJoy è uno dei tanti italiani emigrati in America che hanno cambiato nome per cancellare la loro provenienza italiana. Il bisnonno paterno si chiamava Luigi De Gioia, nato in Italia nel 1875 ed emigrato in America. Il figlio era un meccanico che si fece strada nel campo dei trasporti privati. Louis DeJoy ebbe l’abilità di moltiplicare i profitti di quell’attività. Da buon miliardario repubblicano, contribuiva con un’ingente donazione alla campagna elettorale di Donald Trump. La nomina a Postmaster General era la ricompensa. In quell’incarico, l’oriundo De Gioia procedeva ad azzoppare il sistema postale ai danni di tutti quegli americani che contano sulle poste per ricevere, in aggiunta alle schede di voto, le medicine inviate per posta da consegnare in tempo utile. In pratica, il miliardario italo-americano oggi partecipa attivamente al piano di Trump volto a sopprimere il maggior numero possibile di voti postali che egli sospetta favoriscano il partito democratico.

Il caso di De Gioia è sintomatico di un fenomeno storico, quello della trasformazione di una massa di immigrati, con una maggioranza di poveri e analfabeti provenienti dal derelitto Mezzogiorno, in una minoranza etnica con caratteristiche WASP (bianca e anglosassone), in altre parole affluente. La vera ragione di tale trasformazione, evidente nelle ultime generazioni italo-americane, è però un’altra. Gli italo-americani dei giorni nostri non hanno più bisogno delle loro radici. Di fatto, le hanno rimpiazzate con nuove radici americane. Contrariamente ai loro padri, non lottano per entrare a far parte dell’establishment. Ora sono l’establishment. I De Gioia e tanti altri avevano cambiato nome perché al loro arrivo nutrivano vergogna per il loro nome italiano e di conseguenza rinnegavano la loro eredità di sangue. Di fatto, rinnegavano i connazionali sbarcati in America con le valigie legate con lo spago, sottoposti sin dagli inizi ad un trattamento ostile, da Ellis Island al porto di New Orleans, i derelitti che avevano trovato rifugio nelle organizzazioni sociali che promuovevano l’assimilazione degli immigrati.
Tra queste si distingueva la ILGWU (il sindacato dei lavoratori della moda) capeggiato da Luigi Antonini, una roccaforte democratica con forte ascendente socialista di spirito europeo. Gli italo-americani erano devoti sostenitori del New Deal rooseveltiano. E’ stato osservato che nel giro di due generazioni gli italiani d’America sono passati da Wops – il termine dispregiativo che li bollava come elementi indesiderabili – a WASP.
Agli inizi del ventesimo secolo, l’elite anglosassone era decisa a porre fine al pericoloso afflusso di immigranti che “inquinavano” la pura razza bianca. Nel 1924, quando la percentuale di immigrati era poco al disotto del 15 per cento, il Congresso approvava la legge Johnson-Reed che imponeva quote all’immigrazione. Quella italiana veniva colpita a fondo. Scopo proclamato della legge immigratoria era quello di “preservare l’ideale di omogeneità degli Stati Uniti”.

Passiamo ai giorni nostri, quando governa un’amministrazione repubblicana che ha pratica una politica migratoria che molti non esitano a definire crudele. Incredibile ma vero, tra i funzionari governativi incaricati di mettere alla porta i migranti illegali e clandestini, dopo averli rinchiusi in centri di penosa detenzione e negando loro ogni possibilità di asilo, figurano i discendenti degli immigrati italiani.
Matthew Albence, nipote di Bernardino, è stato direttore dell’ICE (Immigration and Custom Enforcement) ma verrà ricordato per il duro trattamento riservato agli immigrati al punto che è passata alla storia una sua dichiarazione dinanzi ad una commissione congressuale in cui paragonava gli indecenti centri di detenzione delle famiglie illegali a “campi di vacanza”. Albence si è dimesso alla fine di luglio dopo una carriera di funzionario addetto a reprimere l’immigrazione illegale.

Albence era in buona compagnia, in quanto un altro oriundo italiano ricopriva un simile incarico presso il Department of Homeland Security, creato all’indomani dell’11 settembre con funzioni di “pubblica sicurezza”, simili a quelle di un ministero dell’interno europeo. Ken Cuccinelli, vice direttore dell’ente, si era distinto per la sua fede ultra-conservatrice, che lo portava ad osteggiare qualsiasi politica tollerante degli immigrati illegali. Cuccinelli, pronipote di un immigrante italiano analfabeta di nome Luigi, si era messo in luce come Attorney General della
Virginia per la sua fanatica opposizione al matrimonio omosessuale ed alla scienza dedicata al cambio del clima, al punto di accusare di frode gli scienziati impegnati in quegli studi. Della sua feroce opposizione all’immigrazione si ricorda ormai una frase odiosa con cui derideva il famoso poema di Emma Lazarus, simbolo della libertà per gli immigrati. Cuccinelli alterava il poema con vile sarcasmo: “Datemi le vostre genti stanche e i vostri poveri che non riescono a reggersi su due piedi”.
Siamo di fronte insomma ad una straordinaria ironia. Gli italo-americani chiamati dal Presidente Trump a sbarrare le porte dell’America all’immigrazione appartengono alla terza generazione degli immigrati sbarcati in America e vittimizzati dalla elite WASP.

E’ superfluo aggiungere che ora sono tutti ferventi repubblicani, nell’orbita di Donald Trump. Nel fitto stuolo di italo-americani dalle credenziali trumpiste si distingue il segretario di stato Mike Pompeo, pronipote di emigrati originari di Pacentro (Abruzzo). Pompeo verrà ricordato per il suo avvilente attaccamento alla causa di Donald Trump e per il suo completo disinteresse a servire la causa degli interessi nazionali. Il tratto che contraddistingue Pompeo è la sua incapacità ad agire da consigliere presidenziale ed a frenare gli impulsi di un presidente che decide in base ad istinti viscerali senza chiedere od accettare consigli. L’unica preoccupazione
di questa deplorevole figura di capo della diplomazia americana è in apparenza quella di non intralciare in modo alcuno il vanitoso e imprevedibile comportamento del presidente, nell’intento di conservare il posto. E’ notorio infatti che Trump ha licenziato in tronco una miriade di funzionari, tra i quali il predecessore di Pompeo, Rex Tillerson, fatto fuori con un tweet.

Da pervicace servitore del presidente, Pompeo ha lavorato contro l’Unione Europea, le alleanze tradizionali dell’America ed il multilateralismo. Il suo “stile” diplomatico, ispirato al confronto ed al rigetto di ogni compromesso, ha portato gli Stati Uniti ad esercitare una politica fallimentare nel Medio Oriente, con il pericolo di uno scontro con l’Iran e con l’asservimento di principi e valori americani alla protervia del principe saudita Mohamad Bin Salman. Mai prima d’oggi un segretario di stato americano aveva preso le parti di un monarca arabo fino al punto di negare il suo convolgimento nell’assassinio del giornalista della Washington Post Jamal Khashoggi. Ed infine, Pompeo si è guardato bene dal ricorrere al suo stretto rapporto con il presidente al fine di portare sotto controllo l’ingerenza politica di Rudi Giuliani nelle esplosive relazioni con l’Ucraina. Anche in tema di immigrazione, Pompeo si è schierato a favore di dure misure punitive, mirate a bloccare un accesso legale alla cittadinanza ed il rilascio di immigranti illegali a basso rischio.

Tali e tante sono le ambizioni di Mike Pompeo che il segretario di stato non si è sottratto alla convenienza di portare acqua al mulino del presidente con un peana a Trump registrato sul tetto di un palazzo a Gerusalemme e proiettato nel corso della convenzione repubblicana. Si è trattato di violazione di una precisa legge – lo Hatch Act – che vieta a funzionari federali di fare politica interna.
A conti fatti, sono molti a ritenere che Mike Pompeo passerà alla storia come il peggiore segretario di stato dell’ultimo secolo.

La poco edificante storia del contributo degli italo-americani al deterioramento della politica negli Stati Uniti e, quel che peggio, della loro missione stabilizzatrice nel mondo ha molti protagonisti transfughi dalle file democratiche verso quelle repubblicane. La concentrazione di italo-americani ultra-conservatori è ormai tale che i pochi personaggi democratici attivi in politica (segnatamente lo Speaker della Camera Nancy Pelosi ed il governatore dello stato di New York Andrew Cuomo) non alterano il deprimente quadro della metamorfosi pro-repubblicana della
maggioranza degli italo-americani. Tra questi si distinguono due giudici della Corte Suprema: il primo giudice italo-americano Antonin Scalia, un agguerrito conservatore nominato dal presidente Ford e morto nel 2016, ed il Giudice Samuel Alito, nominato da George W. Bush, autore tra l’altro di una tesi sulla Corte Costituzionale italiana.
Alito è associato alla giurisprudenza di destra spinta ed è giudicato negativamente dallo ACLU (American Civil Liberties Union) per le sue sentenze avverse ai diritti e alle libertà civili.

Rudi Giuliani, noto come il sindaco di New York all’epoca della distruzione delle due torri, è un capitolo a parte. Originariamente, era un democratico, sostenitore del presidente Kennedy e addirittura di George Mc Govern. Divenne repubblicano nel 1980. Fu una conversione rapida che lo portò agli estremi del conservatorismo americano. La sua posizione circa l’immigrazione è quanto meno curiosa. Nel 1996, denunciò il governo federale per aver adottato pratiche anticostituzionali ai danni dei migranti. Nel 2006 si dichiarò favorevole ad un progetto dilegge senatoriale di immigrazione che prevedeva uno sbocco in termini di cittadinanza ed esprimeva appoggio all’idea di un aumento dell’immigrazione legale. Col passar del tempo, la sua posizione mutava a favore di una politica fortemente conservatrice abbracciando la filosofia giuridica dei giudici Scalia, Alito e Thomas. Il voltafaccia di Giuliani coincideva con il suo passaggio al servizio del presidente repubblicano e la sua difesa del tentativo di Trump di usare gli ucraini per diffamare Joseph Biden. Donald Trump premiava il suo ruolo di fedelissimo concedendogli uno spezzone oratorio nella convenzione repubblicana.
Rudi continua a svolgere un ruolo misterioso e apparentemente illegale per proteggere sia il presidente sia i propri oscuri interessi finanziari. Il valore di Giuliani per Trump è nel
parallelismo della politica di lotta alla criminalità, al tempo in cui Rudi era sindaco di New
York, con la strategia di “law and order” alla quale si appella il presidente nella campagna
per la rielezione.

Lo sconcertante capitolo storico che vede gli italo-americani plagiati dal trumpismo, una forma di governo autoritario e velleitario che è agli antipodi delle radici liberal-democratiche degli immigrati italiani nello scorso secolo, sciorina un gran numero di personaggi che tra gli altri includono: l’avvocato della Casa Bianca Pat Cipollone, il governatore della Florida Ron De Santis, il Minority Whip della Camera Steve Scalise, il ministro del Lavoro Eugene Scalia (figlio del Giudice Antonin Scalia). A questi va aggiunto Anthony Scaramucci, che ha ricoperto per un bravissimo periodo l’incarico di direttore delle comunicazioni della Casa Bianca, un faccendiere portato alla polemica fino alla provocazione. Non sorprende che gli uomini di Trump lo abbiano rapidamente estromesso. Attualmente Scaramucci è impegnato a “salvare il partito repubblicano” esortando i suoi elettori a votare per Biden. Infine, nella fazione dei trumpisti rientra un altro italo-americano, l’ex senatore repubblicano della Pennsylvania Rick Santorum, il cui nonno Pietro emigrò in America da Riva del Garda nel 1920. Santorum è stato senatore dal 1995 al 2007 ed aspirante alla candidatura presidenziale nel 2012 e 2016. La sua carriera politica di conservatore sociale era fondata sull’opposizione all’aborto ed al matrimonio
omosessuale. In particolare, Santorum ha promosso in varie sedi la teoria anti-evoluzionista dell’intelligent design. Alleato con Trump, ha costantemente inveito contro l’immigrazione illegale, avversando l’amnistia e la concessione di benefici federali ad immigrati illegali.

Resta in fondo un quesito cui è difficile rispondere, quello del perché della sottomissione degli italo-americani ad un uomo, Donald Trump, che nulla ha fatto per loro salvo che far leva sull’abbraccio tipicamente italiano ad un politico forte. Nella storia degli italo-americani c’è sempre stato un sostrato di risentimento, a partire da quel fatale giorno – il 14 Marzo 1891 – in cui undici italiani vennero linciati a New Orleans per l’assassinio del capo della polizia
locale, senza alcun riguardo al fatto che alcuni di essi erano già stati assolti in un processo. Il presidente Benjamin Harrison, ansioso di calmare gli animi degli immigrati italiani e di scongiurare un conflitto con l’Italia, che a quel tempo disponeva di corazzate in grado di bombardare la costa americana, proclamò la giornata celebrativa di Colombo. Particolare interessante: in un momento in cui le statue di Colombo in America vengono abbattute, Trump ha dichiarato a proposito della festività: “Per me, sarà sempre chiamato Columbus Day. A molti può non piacere. A me si”. Se il calcolo di Trump era quello di ricordare agli italo-americani che per un secolo o giù di lì erano stati una classe oppressa, la decisione di una massa di italo-americani di sostenerlo significa che quello sforzo è andato a buon fine. Ma il risultato non è confortante perché l’abbraccio a Donald Trump approfondisce le divisioni etniche e razziali che turbano il panorama politico e culturale dell’America contemporanea. Un’altra conclusione non può che essere questa: in una congiuntura in cui gli italo-americani – che un tempo non venivano neppure raggruppati nella razza bianca – hanno raggiunto lo status di WASP ricchi o benestanti, è fuori luogo parlare di “orgoglio etnico”. Ma è preoccupante che da poveri che erano gli oriundi italiani siano ora indifferenti al grido di dolore delle vittime del razzismo e della diseguaglianza sociale ed economica. La loro metamorfosi da Wops a Wasp sarà anche storica, ma non fa onore a tutti coloro, dagli anarchici ai democratici, che si erano battuti per l’assimilazione nel vecchio schema socio-politico del “melting pot” ossia del crogiolo, superato ormai dalla trionfante diversità di una nuova America al prezzo di una crescente polarizzazione. In ultima analisi, sono questi gli elementi che spiegano il trumpismo assai poco democratico di tanti italo-americani.

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