Referendum. Vincere o perdere: tutto è possibile
Considerazioni semplici.
di Franco Meloni.
Dopo i giorni terribili del lockdown riprendiamo a incontrarci tra amici in qualche serata conviviale. Vietate le effusioni, mantenendo le distanze, tuttavia, almeno tra pochi, liberi dalle mascherine. Con cautela e con un certo riaffacciarsi dell’angoscia per l’aumento dei contagi, sperando che non siano necessarie nuove chiusure e soprattutto che il vaccino, quello buono perché scientificamente validato, arrivi presto. Questo è il tema principe delle conversazioni, intramezzato dallo scambio di notizie belle o brutte che siano, in primis la salute: hai saputo del tale? come sta talaltra? Tra i maschi, soprattutto, un po’ di sport. E così via. Di politica niente o poco. Per esempio: di referendum? Qualcosa. Ecco parliamone. In uno di questi incontri ho provato a inserire, seppur con molta cautela, l’argomento. Senza però mascherature: io voto NO, perché, perché… E tu? L’interlocutore, nel mio caso l’interlocutrice – chiamiamola Tommasa – (mi limiterò a due soli attori dell’incontro: bastano per il mio ragionamento) con mia meraviglia rispetto a quanto la conosco (o credevo di conoscerla) dichiara: “Non ho ancora deciso se andare a votare, ma nel caso decidessi di andare voterei SI. Si, senza esitazioni, perché è un’occasione per dare una mazzata a questa classe politica, di cui ho profonda disistima” . Ma così, dico io, riprendendo il discorso d’esordio, favorisci le oligarchie di partito, diminuisci le rappresentanze, magari impedendo l’elezione di qualche persona onesta e competente. “Ma scusa – fa Tommasa – questi che oggi ci rappresentano cosa fanno di buono per noi? Intendo noi cittadini. A proposito, tu li conosci? Dico personalmente. E soprattutto ti hanno mai coinvolto individualmente o come esponente delle organizzazioni in cui sei impegnato, quelle che tu chiami della ‘società civile’?”. Beh! Devo dire che con questa domanda Tommasa mi ha proprio steso. Pensate che sono riuscito a ricordarmi solo due dei nostri parlamentari sardi; precisamente i due che ho votato: Gianni Marilotti, senatore di 5 Stelle e Andrea Frailis, deputato del Pd. E gli altri chi c… sono? Vabbè, è anche colpa mia non essere informato dell’attività dei nostri parlamentari. Ora che mi ricordo Marilotti ha organizzato al Senato la presentazione del libro di Francesco Casula contro Carlo Felice e i Savoia E poi ha anche partecipato a iniziative del CoStat. Di Frailis poco so, salvo qualche dichiarazione, ma lasciamo perdere. Ripeto in parte è colpa mia. “Si? – incalza Tommasa – Ma tu non hai mai smesso di fare attività culturale e, ultimamente, animazione di quartiere. Li hai incontrati i politici, questi o altri che siano, nelle tue iniziative?”. La conversazione è andata per le lunghe e non vi voglio annoiare ulteriormente. Tutti siamo rimasti nelle opinioni di partenza, rispettosamente. Traggo solo alcune semplici conclusioni: 1) resto convinto che tagliare il numero dei parlamentari sia sbagliato, fondamentalmente antidemocratico; 2) non possiamo però accettare lo status quo, urge una reimpostazione delle forme della rappresentanza politica a partire dalla democratizzazione dei partiti e dalla riforma dei sistemi elettorali in chiave proporzionale. È un discorso complesso ma va continuato, come facciamo nel CoStat. E anche nel nostro piccolo della nostra News continueremo a farlo. Per il referendum niente è ancora perduto, nel senso che, nonostante le previsioni contrarie, il NO può ancora vincere, magari se tanti progressisti e di sinistra lo sosterranno. Noi del NO ci siamo oggi e ci saremo comunque le cose vadano.
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Se andrò a votare, voterò SI
Messaggio del prof. Umberto Allegretti, cagliaritano, già ordinario di diritto pubblico dell’Università di Firenze.
Cari amici, non avendo il privilegio di scrivere sui giornali, voglio dire con chiarezza almeno agli amici che voto NO al referendum per la ragione principale che il Si favorirebbe all’estremo le cupole di partiti. Umberto
[…] numerosità avrebbe ricuperato in potere effettivo con il rafforzamento delle oligarchie di partito. Non ripeto le argomentazioni per il NO che sopravanzavano, come sopravanzano, quelle per il SI, quand’anche sostenute da eminenti giuristi come Zagrebelsky, Onida, Carlassare, ed altri. I […]
[…] numerosità avrebbe ricuperato in potere effettivo con il rafforzamento delle oligarchie di partito. Non ripeto le argomentazioni per il NO che sopravanzavano, come sopravanzano, quelle per il SI, quand’anche sostenute da eminenti giuristi come Zagrebelsky, Onida, Carlassare, ed altri. I […]