Il totem di Gianni
Il mio amico Gianni Loy è uomo di multiforme ingegno e come tale ama cimentarsi in varie attività umane. Le passioni vanno e vengono secondo misteriosi calendari astrali. Così ci fu un periodo in cui Gianni s’innamorò dell’arte dell’intaglio del legno. Coincise con un campeggio montano, uno di quelli organizzati da padre Agostino Pirri. Eravamo precisamente in Val d’Ayas. Gianni adocchiò un grosso tronco di pino, di recente sradicamento ma totalmente sfrondato, giacente tristemente per terra. Pensò allora di dargli nuova vita. Armato di scalpelli vari, chissà come procurati, si mise all’opera e con il lavoro di almeno due giorni, trasformò l’inutile (fino ad allora) tronco in un magnifico totem indiano (sioux). Aiutato da tutti gli amici del campo agostiniano, fu scavata una buca e sulla stessa fu issata l’“opera d’arte”, che impreziosiva il nostro campo dandogli una certa visibilità. Mentre tutti si godeva di un questa nuova scenografia, giunse al campo un omino (un contadin) visibilmente agitato che sbracciandosi urlava frasi incomprensibili. Quando ci fu vicino capimmo: “Come vi siete permessi? Avete rovinato questo tronco, che è di mia proprietà”. E lì a tentare di calmarlo, in primis lo stesso Gianni coadiuvato da padre Agostino. A nulla valsero gli argomenti dei nostri, tesi a sostenere come il tronco fosse stato valorizzato dall’intervento dell’Artista, e non di poco. [segue] Il proprietario pretese un risarcimento, che in via transattiva (accordo bonario sentenziò il dott. Loy) fu fissato, se ben ricordo, in 10.000 lire, pagate dalla cassa comune. “Anche sul prezzo c’è poi da ridire – citò Gianni - ben io ricordo che pria di partire v’eran tariffe inferiori alle 3 mila lire!” Ci godemmo il totem fino alla fine del campeggio. Ne eravamo ormai proprietari, ma non potemmo portarcelo a casa per ragioni di insostenibile ingombro per il trasporto. A fine campeggio lo regalammo quindi all’incolto ex proprietario, nonostante per niente lo meritasse.
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La foto del totem non è di quello realizzato da Gianni Loy, bensì una foto di repertorio tratta da wikipedia.
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