Che succede?
EUROPA, USA, CINA. LE TENSIONI IN CAMPO
6 Giugno 2020 su C3dem.
—————
IL PREMIER CONTE, GLI STATI GENERALI E IL MES
6 Giugno 2020 su C3dem.
—————
PENSARE IN GRANDE. MA ANCHE IN PICCOLO…
5 Giugno 2020 su C3dem
—————
Assistenti civici e spinta gentile
di Vittorio Sammarco.
30 Maggio 2020 by Forcesi | su C3dem.
[segue]
———
EUROPA, USA, CINA. LE TENSIONI IN CAMPO
6 Giugno 2020 su C3dem.
Adriana Cerretelli illustra le prospettive dell’Unione europea: “Quando la forza economica di Berlino spiazza l’Europa” (Sole 24 ore). Sui rapporti Europa-Cina scrivono David Carretta: “Merkel non si fida di Xi” (Foglio); Danilo Taino: “Unione europea-Cina, servono idee chiare” (Corriere) e Marta Dassù: “Angela, Donald e il G7 anti-Cina” (Repubblica). Su Europa e Libia scrivono Vittorio E. Parsi: “La Ue non può permettersi la deriva siriana per la Libia” (Messaggero) e Giorgio Ferrari: “Libia, la presa di Erdogan è più che una vittoria” (Avvenire). Sui rapporti sempre più critici tra Usa e Cina scrivono Lucio Caracciolo: “Tra Usa e Cina lo spettro della guerra” (La Stampa), e Niall Ferguson: “Perché una nuova Guerra fredda serve” (intervista a Repubblica). Sugli Usa travolti dalla protesta per l’uccisione di George Floyd: Massimo Gaggi, “Trump sotto attacco. Rischia la sconfitta?” e “L’esercito difende la Costituzione Usa” (Corriere); Sergio Romano, “L’America stanca della leadership paga l’isolazionismo di Trump” (intervista al Riformista); Michael Walzer, “Che cosa manca alla protesta” (Repubblica). Alessandro Portelli, “La civiltà del ginocchio sul collo” (Manifesto). Fabrizio Tonello, “Il peccato originale degli Stati Uniti” (Manifesto). Nadia Urbinati, “Non c’è una sola America” (Repubblica). Paul Berman, “L’America rinasce negli slogan dei ragazzi” (Repubblica) e “Lezioni sul futuro. L’evoluzione del pensiero politico post-pandemia” (The Tablet – tr. it. linkiesta). Su Hong Kong: Qiu Xiaolong, “Hong Kong rischia un’altra Tiananmen” (La Stampa).
—————
IL PREMIER CONTE, GLI STATI GENERALI E IL MES
6 Giugno 2020 su C3dem.
Alessandro Penati, “Stati generali, il fantasma di Luigi XVI” (Repubblica). Paolo Pombeni, “Gli Stati generali scavalcano i partiti” (Il Quotidiano). Marco Conti, “L’alto là del Pd a Conte su Stati generali e Mes” (Messaggero). Gianni Trovati, “Mes: Pd e Conte divisi dal fattore urgenza” (Sole 24 ore). Stefano Folli, “Il cavaliere solitario al bivio del Mes” (Repubblica). Roberto Petrini, “Quest’anno solo 2 miliardi dal Recovery Fund” (Repubblica). Ma il Mes non piace anche alla sinistra-sinistra: Luigi Pandolfi, “Il Mes come le sirene di Ulisse” (Manifesto); e il premier ha buoni consensi: Tommaso Rodano, “Una Lista Conte oggi vale il 14%” (Il Fatto). Annalisa Cuzzocrea, “Il Piano Colao: Paese digitale, lotta alla burocrazia e scudo penale per le imprese” (Repubblica). LA PAURA FRENA LA RIPRESA: Marzio Barbagli, “La ripresa è paralizzata dalla paura” (intervista a Qn). Walter Veltroni, “Ma chi decide il ritorno alla normalità?” (Corriere). Massimo Recalcati, “Una politica in stato di minorità” (La Stampa). Mario Rusconi, “Per la scuola servono misure praticabili” (intervista al Messaggero). Paolo Balduzzi, “La scommessa sull’istruzione. Senza piano futuro a rischio” (Messaggero). INOLTRE: Maria Calderini (Politecnico di Milano), “Economia sociale. C’è un tesoro nel terzo settore” (Repubblica). Elsa Fornero e Giovanna Nicodano, “Il database della crisi economica” (La Stampa). Pier Carlo Padoan, “La pandemia e il futuro della buona globalizzazione” (Foglio).
————–
PENSARE IN GRANDE. MA ANCHE IN PICCOLO…
5 Giugno 2020 su C3dem
Nell’impossibilità di fare come in Germania (Isabella Bufacchi, “Dal governo Merkel manovra di rilancio per altri 100 miliardi: 70 progetti in 60 pagine”, Sole 24 ore) si registrano consensi ma anche perplessità dopo la conferenza stampa di Conte sul futuro del paese: Paolo Pombeni, “Conte studia da grande timoniere, ma ha il problema della ciurma” e “La via maestra degli Stati generali” (Il Quotidiano del Sud); Dario Di Vico, “I (troppi) dossier non chiusi” (Corriere della sera); Stefano Folli, “L’ambizione dietro il libro dei sogni” (Repubblica); Federico Fubini, “Adesso ci serve un piano” (Corriere della sera); F. Bassanini, M. De Vincenti, M. Messori: “Aiuti Eu: servono progetti e pragmatismo” (Sole 24 ore); Francesco Riccardi, “Ciò che genera un nuovo patto” (Avvenire); Lina Palmerini, “Sulla sfida di Conte pesano freni e divisioni” (Sole 24 ore); Claudio Tito, “Il peccato originale” (Repubblica); Massimo Riva, “Il sindacato dei ventenni” (Repubblica), Leonardo Becchetti, “L’altro pilastro del welfare” (Avvenire); Chiara Saraceno, “Nel governo la scuola non esiste” (La Stampa); Vladimiro Zagrebelsky, “Democrazia tra diritti e conflitti” (La Stampa). PENSARE IN PICCOLO: C’anche chi suggerisce a Conte un’osservazione di metodo: Tito Boeri e Roberto Perotti, “Pensare in piccolo” (Repubblica); così, sullo stesso giornale, Adam Gopnik, “La sinistra delle piccole cose”. E, IN QUESTO, IL PD? Nicola Zingaretti, “Perché dico sì al Mes senza se e senza ma” (Sole 24 ore). L’opinione di Tommaso Nannicini: “I grillini sono di destra. Al Pd serve una visione progressista, non l’alleanza permanente con i Cinque Stelle” (linkiesta.it).
——————————————–
Assistenti civici e spinta gentile
di Vittorio Sammarco.
30 Maggio 2020 by Forcesi | su C3dem.
So di essere tra i pochi, e persino poco difendibili, che non disdegnavano la proposta dei cosiddetti Assistenti civici, volontari che avrebbero dovuto avere – credo che ormai l’idea sia stata accantonata – il compito di valutare il grado di applicazione da parte dei cittadini delle norme di sicurezza contro il contagio e, di conseguenza, suggerire i comportamenti giusti. La proposta è stata aspramente criticata e persino derisa, tanto che il proponente (in particolare il ministro Boccia) ha dovuto presto fare un passo indietro. Almeno finora. Di fronte all’incalzare dei giornalisti e dell’opinione pubblica (i social su tutti…), che esprimevano la netta opposizione, la risposta, però, mi è apparsa incerta e balbettante.
La critica viene da un concetto di base ormai accreditato in tutte le democrazie: ogni norma, se non è accompagnata dalla sanzione per un’eventuale sua violazione, non serve a nulla. Di più: quelle sanzioni, se non incutono timore, hanno un debole effetto di deterrenza che col tempo viene a scemare, se non a sparire.
Ma la persistenza di comportamenti scorretti (illegittimi, illegali, reati, colpa, e quant’altro) spingerebbe a ripensare – quanto meno – che questo assioma, diciamo così, positivistico (causa-reazione-effetto) non sia del tutto efficace e neppure efficiente. E invece è su un altro criterio di fondo che avrebbe potuto e dovuto basarsi quella proposta, che, sia aggiunto per inciso, avrebbe visto protagonisti autentici volontari, cioè persone non pagate. Non il criterio del controllo, della minaccia, della severa punizione in caso di distanze ravvicinate o mascherine mancate. Ma quello del suggerimento, del ricordo, della parola che accompagna e sostiene, anche, ripeto anche, in nome di uno Stato civile e non minaccioso. Si dice: ma questo possono farlo anche i vigili urbani o la Polizia. Sì, ma la forza pubblica se è in presenza di un comportamento non regolare, può – al massimo – chiudere un occhio, ma lo fa a proprio rischio e pericolo, dovendo invece certificare e sanzionare. Punire. Il volontario, che, appunto, non ha poteri, non ha altro potere che ricordare che lo Stato siamo tutti, e non c’è una partita in cui il moloch sta da una parte e il povero suddito dall’altra, a temere ed eseguire. C’è invece una collettività, fatta anche di persone che si collocano nel mezzo, anzi, proprio dalla parte di chi deve “abitare” le stesse regole di tutti e non ha altra funzione che ricordare e suggerire, accettando un eventuale fallimento (il mavalà supponente…), senza però ricorrere alla sanzione. E allora? Quante volte la Forza Pubblica, pur sorvegliando e punendo, non sortisce effetti? Se non – per paradosso – quello di far considerare inetto e incapace lo Stato se non si fa rispettare a dovere. Un corpo di volontari cittadini, invece, che al pari degli altri non hanno altro strumento che la parola, consapevoli dei propri limiti, ma desiderosi di prendersi cura e di far rispettare le regole, è proprio così indecente? Purché non si chiamino “guardiani”, è proprio una funzione da considerare inutile e deleteria?
D’accordo, sono tempi difficili, di autoritarismo spinto che mette a rischio anche democrazie consolidate. Strutture istituzionali solide e meccanismi procedurali forti e verificati offrono maggiori garanzie di resistenza ad eventuali attacchi. Ma la cultura che spinge ad accettare le une e gli altri, a sentirsene protagonisti attivi e a limitare la deresponsabilizzazione offerta dalla facile delega, si poggia su processi lenti e sotterranei, duraturi e diffusi. Nei quali si colloca anche quella dinamica che ha consentito all’economista Richard Thaler di vincere il premio Nobel nel 2017. La cosiddetta “spinta gentile”. Dice Thaler: «Anche nei comportamenti più casuali, (…) è possibile spingere (le persone) ad un comportamento positivo in modo lieve». Senza costringere e minacciare; e, così, ottenendo migliori risultati, studiati e testimoniati da decine e decine di indagini. I fautori dell’economia del libero mercato e dell’autonomia delle libere scelte dell’individuo, nel migliore dei modi, lo hanno tacciato di “paternalismo liberale”, nell’ossessione di considerare l’individuo sempre refrattario a qualsiasi intervento pubblico.
Ma episodi frequenti e drammatici in molte parti del mondo mostrano che una faccia dura e cattiva dello Stato non può che suscitare una forza uguale e contraria in chi, ormai, di questo Stato si sente sempre meno parte. Parlare allora di un’assistenza civile e ideale – oltre a quella, sia chiaro, economica sostanziale -, e praticarla, non sembra essere proprio un’idea peregrina.
Vittorio Sammarco
Lascia un Commento