Massimo Fini contro la Sardegna: ragli d’asino che non arrivano in cielo!

A Marco Travaglio, Direttore del Il Fatto Quotidiano ho scritto questa Lettera

asino-sardo-300x258Egregio Direttore,
il 30 maggio scorso su Il Fatto, con disappunto, ho letto un’intera pagina scritta da Massimo Fini contro la Sardegna. Lei, pur prendendo le distanze, la derubrica a semplice “invettiva”. Di ben altro si tratta: di un cumulo di falsità contumelie e ingiurie contro i Sardi.
Se tale pagina fosse apparsa su uno dei tanti fogliacci nordisti, nulla quaestio. Come Sardi siamo adusi ai loro insulti. Ma leggerla su Il Fatto, uno dei pochi Quotidiani italiani “potabili”, specie dopo la definitiva svolta padronale e neosabauda di Repubblica, sorprende.
Mi son chiesto il perché di tanta acrimonia antisarda unita a spocchiosa saccenza. E mi è tornato in mente certo giornalista e uomo d’affari francese Gustave Jourdan che deluso per non essere riuscito dopo un anno di soggiorno in Sardegna, a coltivare gli asfodeli per ottenerne alcool, parla dell’Isola terra di barbarie in seno alla civiltà che non ha assimilato dai suoi dominatori altro che i loro vizi.
Fini che delusioni ha avuto? Ma termino, seguendo il saggio apoftegma latino De minimis, (pardon, de Maximo) praetor non curat. Anche perché – come mi insegna un bel detto nella nostra bella lingua sarda: sos orrios de sos molentes no arribant in chelu (i ragli degli asini non arrivano in cielo).
Con cordialità
Francesco Casula – Cagliari
P. S.
Mi son limitato a queste poche righe, le canoniche 1200 battute richieste dalla Direzione de Il Fatto.
Sulla descrizione delle donne sarde vestite di nero, schiamazzanti come galline non aggiungo niente a quello che egregiamente ha scritto Cristina Muntoni, secondo cui in essa Fini “cavalca uno stereotipo di una tale ignoranza da non meritate altro che una risata (io, indossando orgogliosamente una gonna nera della nostra tradizione, ho tenuto un seminario sul potere delle parole alla sede di Roma del Parlamento Europeo e, oltre che sul contenuto, proprio sul mio abbigliamento, ho ricevuto enormi attestazioni di valore visto che portavo la mia identità culturale anche in modo visivo)”.
Qualche riga invece vorrei aggiungere [segue] rispetto all’affermazione finiana secondo cui in Sardegna “Non c’è nulla da vedere perché i Nuraghi una volta che ne hai visto uno gli hai visti tutti”.
Ecco, Fini lasci perdere i Nuraghi: non è pane per i suoi denti. E si metta, caso mai a studiare. E scoprirebbe che quella nuragica è stata la più grande civiltà della storia di tutto il mediterraneo centro-occidentale del secondo millennio avanti Cristo. Con migliaia di nuraghi (8.000 secondo le fonti ufficiali: l’Istituto geografico militare, che però li censisce secondo modalità militari e non archeologiche; 20.000 secondo Sergio Salvi e 25–30.000 secondo altre fonti non ufficiali) costruzioni megalitiche tronco-coniche dalle volte ogivali con scale elicoidali; pozzi sacri, betili mammellari, terrazze pensili, androni ad arco acuto, innumerevoli dolmens e menhir, migliaia di statuette e di navicelle di bronzo.Con un’economia dell’abbondanza: di carne, pesce, frutti naturali. Che produce oro, argento, rame, formaggi, sale, stoffe, vini. Ma anche la musica delle launeddas
Quella Sardegna, (per Omero la Scherìa, la terra dei Feaci, abitanti di un’Isola su tutte felice), posta a Occidente nel mezzo del Mediterraneo, aperta al mondo, che combatte, alleata con i Popoli del mare contro i potenti eserciti dei Faraoni e dei re di Atti che tiranneggiano e opprimono i popoli.
La Sardegna, l’Isola sacra in fondo al mare di Esiodo, l’Isola dalle vene d’argento (Argyròflebs) di Platone poi Ichnusa Sandalia ecc. oltre che Isola “felice” è infatti Isola libera, indipendente e senza stato. Organizzata in una confederazione di comunità nuragiche mentre altrove dominano monarchi e faraoni, tiranni e oligarchi. E dunque schiavitù. Non a caso le comunità nuragiche costruiscono nuraghi, monumenti alla libertà, all’egualitarismo e all’autonomia; mentre centinaia di migliaia di schiavi, sotto il controllo e la frusta delle guardie, sono costretti a erigere decine di piramidi, vere e proprie tombe di cadaveri di faraoni divinizzati.

2 Responses to Massimo Fini contro la Sardegna: ragli d’asino che non arrivano in cielo!

  1. Angelo Corda scrive:

    Voglio solo ricordare, come esempio di civiltà dei sardi, Eleonora d’Arborea e la sua Carta ed “il testamento a sa sardisca ” che riconosceva pari diritti a tutti i figli (maschi e femmine) in tempi in cui nel resto d’Europa tutta l’eredità era riservata al primogenito maschio.

  2. Francesco scrive:

    mi incanto sempre a sentire il Prof. Casula; conoscere è capire, apprezzare, amare

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