Oggi mercoledì 27 maggio 2020
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—————————Opinioni, Commenti e “Riflessioni, Appuntamenti—————————————————-
La sorte dei popoli? E’ condizionata dal debito ambientale
27 Maggio 2020
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
La Terra non soffre solo del problema climatico, ma anche di altre crisi che stanno esponendo l’umanità a diverse gravi tipologie di rischio. In un recente rapporto della Fondazione Lancet-Rockefeller sullo “stato di salute” del pianeta (inclusivo, oltre a quello dell’ambiente, anche di quello degli uomini e degli animali) denunciava che le sue alterazioni […]
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La scelta assurda della “guardia civica”
Giulio Marcon
Sbilanciamoci, 26 Maggio 2020 | Sezione: Editoriale, Politica
È fortunatamente naufragato l’annuncio di istituire una guardia civica di cassintegrati, disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza, volontari per i controlli della movida. Ma resta il suo messaggio irricevibile e sbagliato: non servono 60mila guardie civiche, ma 60mila operatori socio-sanitari e assistenti sociali per le tantissime persone non autosufficienti.
L’annuncio di istituire una sorta di guardia civica di 60mila cassintegrati, disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza e volontari vari da dedicare ai controlli della movida facendo i surrogati dei vigili urbani nelle città per far rispettare il distanziamento sociale, sembra fortunatamente naufragato. Si trattava di una scelta completamente sbagliata, oltre che irrealizzabile e ingestibile: una proposta irrispettosa verso il mondo del volontariato che in questi due mesi non è mai stato fermo, aiutando i poveri nelle periferie e i senza fissa dimora.
Il messaggio sociale e culturale è indigeribile: voi che ricevete la cassa integrazione, l’indennità di disoccupazione, il reddito di cittadinanza siate riconoscenti allo Stato, non state con le mani in mano, datevi da fare e aiutateci a fare il controllo sociale e a garantire l’ordine pubblico delle città. Il “volontariato di Stato”, poi, è inaccettabile e va rispedito al mittente. Non è un volontariato per portare i pacchi alimentari a casa dei poveri, per soccorrere i senza fissa dimora sotto i portici, per accompagnare l’anziano a fare la visita medica in clinica. No: è il volontariato questurino dei vigilantes davanti ai locali notturni. Inaccettabile.
La proposta, poi, concretamente non sarebbe stata in piedi: come dovevano essere organizzati, chi li doveva “gestire”, quali erano le mansioni? Era tutto per aria: avrebbero dato il compito di coordinare alla Protezione civile, ma insieme ai Comuni, non si sa come. Comuni che, con l’esperienza del servizio civile, spesso hanno dimostrato le difficoltà a gestire le attività ordinarie e programmate dei ragazzi e delle ragazze in servizio civile, molto più normate ed organizzate.
Invece di queste proposte sbagliate, servono infermieri, medici, insegnanti, assistenti sociali: qualcosa l’ultimo Decreto Rilancio fa, ma ancora troppo poco. Invece di 60mila guardie civiche, assumiamo 60mila operatori socio-sanitari e assistenti sociali per le tantissime persone non autosufficienti che devono ricorrere al mercato per avere qualche aiuto.
In Italia abbiamo oltre 335mila organizzazioni non profit e 5,5 milioni di volontari. Perché invece di lanciare questo assurdo e sconclusionato bando, il governo non ha lanciato un piano speciale di sostegno a queste organizzazioni (troppo poco c’è nell’ultimo decreto per il terzo settore ed il servizio civile), come la Caritas o l’Arci, siglando specifici accordi e protocolli d’intesa per lo svolgimento di determinate funzioni in ambito sociale, sanitario, culturale, eccetera?
L’articolo 118 della Costituzione recita: Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà. Il reclutamento di una “guardia civica” è una cosa ben diversa.
Abbiamo subito chiesto che a questo annuncio non fosse dato seguito. Speriamo che la proposta sia archiviata per sempre. La strada è un’altra: è quella che abbiamo indicato nel nostro documento In salute, giusta, sostenibile. L’Italia che vogliamo. Per il welfare e per le nostre città serve un piano pubblico di investimenti, di assunzioni, di politiche capaci di sconfiggere la povertà e l’emarginazione, contribuendo a ricostruire le condizioni della convivenza civile e sociale.
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