Il 27 Aprile del 1937 morì Antonio Gramsci, assassinato dalla dittatura fascista.
di Pietro Maurandi.
“Una disgrazia senza l’uguale” scrive Sraffa il 27 aprile del 1937, alla morte del suo amico Antonio Gramsci, per i postumi di una tubercolosi contratta nel carcere fascista. [segue]
Da Cambridge dove risiedeva, Sraffa aveva incaricato una libreria di Milano di inviare all’amico libri e riviste per consentirgli di lavorare sui Quaderni.
Alla morte di Gramsci, sua cognata Tania Schucht fece pervenire tutto il suo materiale a Sraffa, che andò a Mosca e lo consegnò alla sua vedova Julka Schucht, che a sua volta lo consegnò a Palmiro Togliatti.
Gramsci e Sraffa si erano conosciuti a Torino, per opera del professor Umberto Cosmo, che aveva intuito le potenzialità nascoste nell’intelligenza dell’uno e dell’altro. L’uno proveniva da una terra povera e avara, da una famiglia di sette figli, cresciuti da una madre piena di amore e di coraggio. L’altro era nato a Torino in una famiglia borghese e antifascista. Due persone e due storie che non potevano essere più diverse. Ma due personalità fatte per incontrarsi e per capirsi.
Sraffa si occupa di Economia, si era laureato con Luigi Einaudi. Nel 1925 aveva scritto un saggio su Alfred Marshall, un mostro sacro per gli economisti, che Keynes fece pubblicare.
Nel marzo del 1926 Sraffa vince il concorso per la cattedra di Economia a Cagliari. Ma ormai in Italia imperversa il fascismo. Perciò, accettando l’invito di Keynes, va a Cambridge nel 1927 e non tornerà più a risiedere in Italia. Keynes gli affidò il compito di pubblicare tutti gli scritti di David Ricardo insieme con Smith il più importante economista classico.
L’opera fondamentale di Sraffa “Produzione di merci a mezzo di merci”, pubblicata nel 1960, si riallacciava direttamente ai classici e a Marx. Un’opera complessa, al di fuori delle linee battute dagli economisti in quel periodo. Ma una sua maggiore diffusione e una riflessione più attenta, collocherà Sraffa tra gli economisti più originali e più importanti del Novecento.
Sraffa non cessò mai di occuparsi della memoria dell’amico, assicurandosi che la Fondazione Gramsci, istituita dal PCI, ne conservasse gli scritti e li mettesse a disposizione degli studiosi.
Gli scritti di Gramsci sono diffusi e studiati in tutto il mondo, più di quindicimila libri sono stati scritti su di lui. Egli parla anche agli uomini di oggi, con il suo pensiero e il suo stile di vita. Per questo il suo ricordo nell’anniversario della morte, insieme con quello del suo amico Sraffa, non è una fredda commemorazione ma un riconoscimento dovuto alla sua opera e alla sua vita.
Pietro Maurandi
Presidente dell’Istituto Antonio Gramsci della Sardegna.
Articolo inviato all’Unione Sarda, nel rispetto della dimensione indicatami, e NON pubblicato.
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Antonio Gramsci è vivo
Riccardo Bianco su il manifesto sardo
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Lettera a Teresina del 26 marzo 1927 : “….il sardo non è un dialetto, ma una lingua a sé…” [di Antonio Gramsci]
27 Aprile 2020 Su Democraziaoggi.
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[…] l’anniversario della morte di Gramsci, avvenuta il 27.4.1937, piace ricordare il senso del rapporto amicale che egli ha intrattenuto con Piero Sraffa. I due […]
“Il mio articolo sul rapporto fra Gramsci e Sraffa è pubblicato su L’Unione Sarda di oggi 28 aprile.”
Dalla pagina fb di Pietro Maurandi: https://www.facebook.com/pietro.maurandi.9/posts/3038229942910316