Che succede nel tempo del coronavirus?

c3dem_banner_04UNA SFIDA EPOCALE PER L’UNIONE EUROPEA
17 Marzo 2020 by Forcesi | su C3dem.
Alberto D’Argenio, “Europa chiusa al mondo” (Repubblica). Federico Fubini, “I preoccupanti silenzi europei” (Corriere della sera). Stefano Folli, “C’era una volta l’Europa” (Repubblica). Giampiero Massolo, “Una sfida epocale per l’Unione” (La Stampa). Romano Prodi, “Ora servono Eurobond per centinaia di miliardi” (intervista a La Stampa). Alberto Quadrio Curzio, “Un piano europeo di infrastrutture per superare gli effetti della crisi” (Sole 24 ore). Gian Maria Gros-Pietro, “A Bruxelles serve più potere” (intervista a La Stampa). Alberto Gualtieri, “L’Europa condivida oneri e prospettive” (Sole 24 ore). Andrea Bonanni, “Sospendere le regole Ue ha un costo. Chi lo pagherà?” (Repubblica). Alberto Orioli, “Chi e come pagherà il nuovo debito inevitabile?” (Sole 24 ore). Luigi Ferrajoli, “La globalizzazione messa coi piedi per terra” (Manifesto). Daniele Raineri, Micol Flammini, “L’ora dei cattivi” (Foglio). Massimiliano Panarari, “Fra contagio e libertà dei cittadini” e “Se l’alleato diventa Xi” (La Stampa). Simone Sabattini, “Perché il caso italiano non ha fatto scuola” (Corriere).
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L’epidemia fra congetture, dati numerici, processi fisiopatologici e spinte “razionali”
Francesco Domenico Capizzi* – 18.03.2020 su Mentepolitica
Molti si stanno chiedendo, e qualche lettore di “Mentepolitica” mi ha interrogato a proposito, se i decessi avvengano “per il virus o con il virus” viste le età avanzate, accompagnate da pluri-morbilità, di larga parte delle persone ricoverate in Reparti di terapia sub-intensiva e intensiva e decedute. [segue] Per sciogliere questo dilemma bisogna giustapporre i dati acquisiti ai processi fisiopatologici di base, cioè affacciarsi sulla catena di fenomeni che precedono e dominano ogni patologia d’organo e di organismo, dalle infezioni alle già pandemiche malattie croniche e degenerative. 
Cominciamo dai dati statistici disponibili su questa epidemia nazionale. Parlano chiaro: nei due terzi le persone decedute presentano nelle loro anamnesi da 2 a 3 malattie associate (in prevalenza ipertensione arteriosa, diabete, obesità), con età media di 81 anni e con circa 20 anni in più rispetto all’età media delle persone risultate positive al virus. In particolare, i decessi si sono verificati nel 14.1% con età superiori ai 90 anni, nel 42,4% nella fascia compresa fra gli 80 e gli 89 anni con una lieve prevalenza del sesso maschile, nel 32.4% fra i 70 e i 79 anni, nell’8.4% fra i 60 e i 69 anni, nel 2.8% tra i 50 e i 59 anni (Istituto Superiore di Sanità).
 Ai dati numerici accostiamo ora gli aspetti fisiopatologici prodromici di ogni malattia, comprese le malattie infettive, almeno per quanto riguarda il decorso e gli esiti finali: essenzialmente, lo stato di malattia deriva da forzature, deformazioni, logoramenti e rotture dei meccanismi di difesa e di equilibrio (omeostasi) insiti negli organismi, divenuti instabili a causa delle persistenti precarie condizioni psico-fisiche derivate da errati stili di vita e ambientali sotto cui la persona ha vissuto. La loro combinazione con l’agente patogeno, nel nostro caso il Coronavirus, va a creare fenomeni di potenziamento reciproco, una sorta di corto-circuito, a causa di età avanzate, preesistenti logoramenti fisici, defedamenti organici e psicologici, condizioni di stress, malattie metaboliche e degenerative, obesità, ipertensioni arteriose, cardiopatie, alcoolismi, tabagismi, alimentazioni errate, consumo di droghe, assunzioni cospicue e continuate di farmaci immunodepressivi, antibiotico-resistenza, inquinamenti significativi, ecc.. Cioè, il grado di efficienza dei meccanismi omeostatici è centrale per contrastare l’agente patogeno virale penetrato nell’organismo e i suoi effetti nocivi. Meccanismi omeostatici indeboliti, con ogni probabilità, non potranno evitare la conseguente estensione polmonare dell’infezione virale fino ad alterare e rendere insufficienti gli scambi gassosi dell’organismo, la possibile sovrapposizione batterica, la ventilazione artificiale e, ciononostante, l’insufficienza respiratoria acuta non dominabile e, infine, un tasso elevato di exitus.
 Chiariti i meccanismi patogenetici che condizionano l’evoluzione della malattia, si può rispondere, su basi solide, alla domanda se i decessi avvengano “per il virus o con il virus”: certamente “per il virus”, che quasi sempre agisce drammaticamente su un terreno predisposto dalle note condizioni patologiche preesistenti. 
Circola la convinzione che l’Italia uscirà cambiata da questa terribile esperienza e che nulla resterà come prima. E’ probabile, ma soprattutto è davvero auspicabile che ciò avvenga verso molteplici direzioni:
 I – l’acquisizione di una robusta coscienza deontologica di vivere in una Comunità; 
II – fornire informazioni dettagliate ed inequivocabili, fin dalle Scuole primarie e in tutte le forme di trasmissione del Sapere fatta salva l’autonomia didattica, sulle origini dei grandi gruppi di malattie pandemiche, la loro evitabilità e prevenibilità;
 III – l’impegno programmato per l’eliminazione dei molteplici cancerogeni circolanti, di amianto ed emissioni tossiche; 
IV - tutti quei provvedimenti che favoriscano aggregazioni, assistenze attive e mirate per contrastare la povertà, la solitudine ed il decadimento fisico e mentale; 
V – accantonare definitivamente l’idea orribile e pericolosissima, che va consolidandosi in nome della “razionalità emergenziale”, secondo cui si possano adottare principi riservati alla dottrina della “Chirurgia di guerra”: soccorrere chi con maggiore probabilità “può farcela”. Una scelta tanto disumana è inaccettabile ed incompatibile, sotto ogni punto di vista, con il nostro grado di Civiltà: si moltiplichino, piuttosto, immediatamente i mezzi necessari in termini di apparati tecnologici e di sanitari senza badare a spese!  
 
* Già docente di Chirurgia Generale nell’Università di Bologna e direttore di Chirurgia generale negli Ospedali Bellaria e Maggiore di Bologna

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