Cosa ci insegna la tragedia del coronavirus. Cosa fare subito e al più presto.
una Terra
un popolo
una Costituzione
una scuola
IMPARARE DA CIÒ CHE PATIAMO
La situazione creatasi col virus, che riguarda direttamente tutti gli abitanti della Terra – e per la prima volta noi lo sappiamo – ci consegna dei mandati che a crisi risolta (e alcuni anche subito) occorre mettere a tema delle cose da fare e da pensare, come è nel progetto della nostra scuola.
1. Avvalorandosì l’idea della necessità di istituti di garanzia e attuazione dei dettati costituzionali, si manifesta che il più urgente di tutti è un’autorità mondiale per la sanità con mezzi efficaci e misure omogenee, o comunque decise sulla base di criteri omogenei e globali, a beneficio di tutta la popolazione, nonostante e al di là dei confini statuali. Se c’è un Trump negazionista della pandemia o mezza Europa che pensa a trarne vantaggio politico o finanziario, non si può lasciare che ciò metta a rischio l’intera popolazione della Terra e ne azzeri il diritto alla vita. A differenza dell’attuale Organizzazione Mondiale della Sanità o come suo sviluppo l’autorità sanitaria mondiale dovrà avere, anche grazie a una apposita fiscalità, mezzi adeguati, corrispondenti a una ragionevole quota del PIL mondiale, per assicurare vaccini, farmaci salvavita, e cure essenziali a tutti gli abitanti della Terra, nessuno escluso. Le modalità, i limiti, l’armonizzazione con le autorità nazionali anche ai fini della prevenzione, sono tutti da studiare.
2. In Italia il governo e il suo presidente hanno esercitato poteri eccezionali ma con fondate motivazioni, gradualità e costante cura della persuasione e del consenso, mentre la ministra degli Interni ne cura l’osservanza con moderazione grazie al fatto che non opera pensando a sè o a propri interessi ma ai cittadini. È chiaro tuttavia che questo uso dei poteri nei casi d’eccezione presenta un rischio di infedeltà al dettato costituzionale in assenza di agibili garanzie. Perciò, come ha sottolineato il quotidiano “Avvenire” in un articolo di Marco Olivetti che riprendiamo sul nostro sito, a crisi conclusa si dovrà prevedere un quadro normativo adeguato anche a fronte di eventi eccezionali e imprevedibili come quello in corso.
3. Nelle condizioni straordinarie in cui è costretta a vivere un’intera comunità è essenziale una corretta informazione e anche la fornitura di contenuti culturali didattici e formativi che possano lenire il danno della chiusura delle scuole, dei teatri, dei musei e delle altre strutture ordinate alla vita intellettuale delle persone, mentre un’accentuata comunicazione, non sempre edificante, corre nei social. Ciò conferma l’importanza e la necessità di un servizio pubblico come quello oggi espletato dalla Rai e da Radio Radicale nelle trasmissioni in convenzione; né tutto si può affidare ai computer e agli altri oggetti telematici perché gran parte della popolazione povera o anziana ne è sprovvista e in questa materia non si possono dare per scontate opzioni di classe o di fasce d’età. Quindi bisogna puntare sul mezzo più tradizionale e più facilmente fruibile, la televisione, di cui dovrebbero essere fornite a spese dello Stato anche le famiglie che ne sono sprovviste, a cominciare dal Sud. Un canale della RAI dovrebbe essere interamente dedicato a questo scopo, visibile in chiaro, senza inquinamenti pubblicitari, con particolare riguardo agli studenti della fascia dell’obbligo scolastico nelle ore del mattino o del primo pomeriggio, con una limpida e non arrogante informazione, con la proposizione di contenuti attinenti al nostro grande patrimonio culturale e ideale e anche con forme di scambio interattivo oggi tecnicamente possibili. Una parziale sopravvivenza di tutto ciò potrebbe venire bene anche a crisi conclusa come riserva di uno spazio comunicativo informativo e dialogico non posseduto e determinato dal mercato.
[Fonte: Newsletter n. 7 del 13 marzo 2020]
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“QU’EST CE QUE EST L’EUROPE?”
di Francesco Domenico Capizzi*
In questi giorni drammatici per l’Italia, per i Paesi europei e il Mondo intero si assiste ad una sostanziale assenza della Unione europea, come anche di Organismi internazionali: principalmente l’ONU con la sua Agenzia che risponde al nome di Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Mancano progetti e coordinamenti sovranazionali comuni per fronteggiare l’avanzata del virus. La dichiarazione, inevitabile, di “pandemia” non esaudisce le attese, che conferirebbero valore ad Unione europea ed Organizzazioni internazionali, di un coordinato soccorso scientifico e materiale che, ovviamente, non può che essere realizzato globalmente e con metodo interlocutorio con le realtà epidemiche rapidamente cangevoli che si affacciano in ogni istante in tutte le Regioni geografiche del Pianeta. Nella realtà ed in sostanza, ogni Stato pensa a sé stesso come se i confini politico-geografici possano limitare, differenziare e addirittura impedire l’impatto dell’onda epidemica.
Ridiventa così attuale, in verità senza mai aver perso i suoi connotati amletici, l’antico aforisma del XVII secolo coniato da Bernard le Bouyier le Fontenelle, membro della Académie Royale des Sciences de Paris, applicabile alle attività di varie Organizzazioni e Assemblee internazionali: “qu’est ce que est l’Europe? Une pensèe qui ne se contente jamais, une recherche desespérée qui fait sa gloire et sa tourmente”** (Pluralité des Mondes 1686, Éditions Sociales, Paris 1967).
La inerzia europea ed internazionale si manifesta dolorosamente in questo drammatico frangente, corposo e inatteso diaframma della contemporaneità, ma è ben preceduta storicamente e probabilmente anticipata dalla solita flemma, pur a fronte di situazioni pandemiche già imperanti note ed arcinote ad Europa, OMS, riunioni di G7 e G20 e ad ogni parte del Mondo e relative organizzazioni e connessioni (Stroke, 38, 915, 2007; Lancet Public Health, 2017; European Respiratory Society, 2017; Arch Dis Child, 102, 7, 2017; Si-Environmental Health Perspective», 2017, ecc.).
Il 90% della popolazione mondiale respira inquinanti tali da causare 7 milioni di decessi per anno a causa di inalazioni di polveri sottili ed ultrasottili, prodotti dalla combustione di carbone, legna e derivati del petrolio. Nella metà dei casi i decessi avvengono per infarto miocardico e ictus cerebrali, nella restante metà per bronco-pneumopatie cronico-ostruttive (BPCO), enfisemi e tumori polmonari. Secondo stime più pessimistiche l’inquinamento atmosferico è causa, addirittura, di 9 milioni di morti nel Mondo per anno, in particolare di 6,5 milioni per malattie cardiovascolari e respiratorie, di 1,8 milioni per inquinamento delle acque. Per le medesime ragioni in Europa si contano 500.000 decessi per anno, dei quali 7% bambini e ragazzi che non hanno ancora compiuto i 15 anni. Con valori medi di “particolato” per metro cubo di aria ambiente, le Città italiane (fra cui soprattutto spiccano Torino con 39, Milano con 37, Napoli con 35) risultano fra le più inquinate d’Europa con quantità di polveri sottili (Pm10) che superano il valore limite dichiarato inopinatamente “accettabile” dall’OMS e dall’Europa.
In Italia sono 8.500 i decessi (9-10%) della mortalità complessiva fra gli adulti al di sopra dei trent’anni per tante cause (alcoolismi, droghe, tumori) con esclusione degli incidenti stradali.
Soltanto di recente l’OMS ha manifestato l’intenzione di indagare, sui possibili effetti dei microfilamenti di plastica ingeriti, dopo che «Orb Media», rivista no-profit con sede in Washington, nel 2017 ne ha denunciato la presenza in bottiglie di plastica in misura del 93%.
Amianto? Nonostante siano stati riconosciuti potenti cancerogeni fin dagli anni ‘60-’70 in Italia ne persistono sparsi almeno 30 milioni di tonnellate.
Il 45% della popolazione italiana è in sovrappeso od obesa (5.000.000), con conseguenti malattie associate ed una minore attesa di vita, di cui il 22% in età preadolescenziale con associati diabete, ipertensione arteriosa (nei bambini obesi si attesta sul 24%!), aterosclerosi, steatosi epatica, cardiopatie, osteo-artropatie, ecc. Cancerogeni in libera circolazione? Assommano in un numero di circa 150 accertati e di altrettanti sospetti.
Tabagismo? A fronte di 90.000 decessi all’anno per tumori polmonari (90%), infarti miocardici (4/5), ictus cerebrali (80%), tumori dell’apparato digerente (20%) e dell’apparato urinario (80%) mancano informazioni serie rivolte ai cittadini che continuano a fumare 51 miliardi di sigarette in Italia.
Antibiotico-resistenza? L’Italia, con 7.000-10.000 decessi per anno, è in testa alle classifiche a causa di un consumo smodato di antibiotici, cresciuto in pochi anni del 40% e con il 70% utilizzato negli animali d’allevamento. Infezione da virus dell’epatite C (HCV)? Il 25% dei portatori è affetto da cirrosi, con relativa esposizione al carcinoma epato-cellulare. Si stima che l’evoluzione verso la cirrosi raggiungerà il 50% entro pochi anni se non si troverà il modo di prevenire l’infezione e rendere accessibili, sul piano economico e organizzativo, i farmaci specifici.
Eccessi di consumo di alcool? In Italia sono a rischio di cirrosi 10 milioni di persone.
Morbo di Alzheimer? In Italia i malati di Alzheimer sfiorano il milione, in Europa i 7 milioni e gli attuali 50 milioni di malati nel Mondo potrebbero raggiungere i 135 milioni nel 2050.
Autismo? Evidenziata una relazione con l’esposizione delle madri ai pesticidi utilizzati in agricoltura. Le Istituzioni preposte tendono ad imporre la riduzione dei dosaggi piuttosto che ad impedirne la produzione e la libera circolazione nel commercio mondiale
Cosa è prevedile trascorso il ciclone pandemia “SARS-CoV-2”? Che le Istituzioni nazionali ed internazionali ignoreranno le pandemie già esistenti. Viene da chiedersi se progresso e sviluppo e la nostra stessa esistenza debbano incentrarsi nel comprare e vendere, come sostiene Moni Ovadia, e se dovremo fare nostra, europei e cittadini del Mondo, la denuncia da Robert Kennedy pronunciata all’Università di Kansas City 80 giorni prima dell’assassinio: “…Il prodotto interno lordo non apprezza la salute, la qualità dell’educazione e le gioie della vita, la bellezza della poesia e la solidità dei valori familiari, l’intelligenza e l’onestà, la giustizia nei tribunali e l’equità sociale, l’arguzia e il coraggio, la saggezza e la conoscenza né la compassione e la devozione che si devono alla Comunità nazionale. Misura tutto eccetto quanto rende la vita degna di essere vissuta. Ci dice molto dell’America, ma non ci rende orgogliosi di essere americani».
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*Francesco Domenico Capizzi, già docente di Chirurgia Generale nell’Università di Bologna e direttore di Chirurgia generale negli Ospedali Bellaria e Maggiore di Bologna.
- Articolo pubblicato anche sulla news online Mentepolitica.
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**Cos’è l’Europa? Un pensiero che non è mai soddisfatto, una ricerca disperata che fa la sua gloria e il suo tormento.
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- Illustrazione dell’articolo sulla medicina: George Grosz, Eclissi di sole: “È forse il sole più livido della storia dell’arte, quello dipinto nel 1926 da George Grosz, uno dei più noti espressionisti tedeschi, nel quadro Eclissi di sole (Huntington, New York, Heckscher Museum).
Si intravede oltre la finestra di una stanza in cui sono riuniti i potenti della Germania, presaga della tragedia del nazismo. Intorno a un tavolo da poker, siedono un industriale con un fascio di mitra sotto il braccio e un generale che ha appoggiato minacciosamente la sciabola insanguinata sul panno verde accanto a un crocifisso. Dettano gli ordini a quattro politici senza testa, che scrivono senza discutere. Un asinello con il paraocchi, simbolo delle classi asservite, cammina sul tavolo verso un abisso dove si intravedono visi angosciati di prigionieri dietro le sbarre e scheletri insanguinati. Fuori dalla finestra, una gigantesca moneta arroventata con il simbolo del dollaro oscura il sole, lasciando trapelare solo un alone di luce verdastra”.
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