Tempo sospeso: riflessioni sui tempi del coronavirus
Il coronavirus passerà, i furbetti e gli opportunisti ci faranno ancora compagnia nella buona e nella cattiva sorte.
di Gianni Pisanu
Tempo sospeso
Se non proprio ad imparare, proviamo a fare un ripasso. Il coronavirus o come si chiama, ci fornisce qualche elemento di riflessione. Intanto abbiamo imparato subito la prudenza quando ci incontriamo, nel salutare, nello scegliere come utilizzare gli spazi migliori in caso di affollamento e la rivalutazione di antichi buoni usi come cedere volentieri il passo con un sorriso. Niente dita nel naso bocca e occhi. Mani pulite.
In questi giorni di coronavirus ne abbiamo sentito tante. Non mi imbarco in una elencazione metodica delle sentenze e delle critiche rivolte alla gestione [segue] dell’emergenza, anche perché sarebbe impossibile. Ricordo a caso. Chiusura dei voli diretti con la Cina, mancato divieto per i bambini cinesi di frequentare le scuole, eccesso di presenzialismo sui media del presidente del consiglio, chiusura delle scuole qua e là, riunione del consiglio dei ministri nella sede della protezione civile, mancata sospensione dell’accordo di Schengen, mascherina del presidente lombardo Fontana, presidente siciliano che dichiara indesiderabili i lombardo-veneti, chiusura di teatri e chiese seguite da riaperture ecc., allarmismo del ministro Speranza che predisponeva un’organizzazione comunque in grado di fronteggiare eventi come colera o peste, giornali che titolano “prove tecniche di strage” e dopo due giorni “calma ora si esagera”. Mi fermo, senza entrare nel merito poiché per ogni punto si potrebbe riscatenare una guerra di religione.
Alle obiezioni della conduttrice Gruber in merito all’esibizione del presidente Fontana e al messaggio veicolato attraverso la stampa, il direttore Sallusti rivendicava la bontà del tentativo di spallata di Salvini in quanto a suo dire giustificata da carenza di leadership nazionale e affermava che il gesto di Fontana trovava spazio e giustificazione in una situazione di vuoto di potere, mentre niente si poteva addebitare alla direzione di “Libero” che comunque fruiva della libertà di stampa.
Che dire sul comportamento fatte poche eccezioni della stampa nel suo complesso. Oltre alla folta letteratura alla ricerca spesso del colore, manca una lettura complessiva del fenomeno, non c’è stato lo sforzo per essere un riferimento positivo e rendere un’immagine del Paese in tutte le sue componenti corrispondente al senso di responsabilità che viene dimostrato dagli italiani.
Attenzione, nessuna rimozione. Ma sarebbe buona cosa, almeno in casi come questo, trattare i fatti come fatti e i commenti idem. Evitare il tono sensazionalistico nei pro o contro sarebbe il minimo sindacale.
Interessante l’attivismo di alcuni mattatori della scena politica, e interessante come ci viene servito dalla stampa e dai media. Leggiamo o vediamo un racconto che valorizza l’abilità /furbizia nella speculazione al limite – spesso superato – dello sciacallaggio. Il tutto senza che i grandi sacerdoti dell’opinione pubblica escano allo scoperto chiamando con chiarezza le cose col loro nome. Si producono in articoli all’insegna del perfetto cerchiobottismo, nell’attesa di scegliere il campo del vincitore. Poche le voci libere, fra i pesci in barile non mancano gli esperti che assumono l’atteggiamento più consono al talk show che volta per volta li ospita. Penoso.
Da tutto questo casino mediatico ho tratto una conferma su come la penso: attenti alla destra. Attenti anche al centro, mai stare troppo sereni. Il coronavirus passerà, i furbetti e gli opportunisti ci faranno ancora compagnia nella buona e nella cattiva sorte.
Gianni Pisanu
Lascia un Commento