Crisi di sfiducia planetaria. La sfiducia è guidata da un crescente senso di iniquità e ingiustizia nel sistema.

asvis-30-genn20
I cittadini hanno poca fiducia nel capitalismo: non risolverà le sfide del futuro
di Andrea De Tommasi*

Un intervistato su due dell’Edelman Trust Barometer è insoddisfatto dell’attuale sistema economico. Preoccupazione per lavoro e stato dell’informazione. Non convince l’azione dei leader globali. Europei più pessimisti degli altri. 29/1/20 su ASviS.

Nei giorni in cui il Fondo monetario internazionale ha tagliato le stime sul Pil globale rispetto al rapporto di ottobre (con prospettive di crescita al 3,3% quest’anno e al 3,4% nel 2021), anche la fiducia dei cittadini, in particolare quelli europei, nell’attuale sistema economico e nelle istituzioni segna il passo. È quanto rileva l’Edelman Trust Barometer 2020, l’indagine realizzata dalla multinazionale Edelman tra 34mila persone di 28 Paesi, che è stata presentata nei giorni scorsi al World economic forum di Davos. I risultati indicano che, nonostante un’economia globale forte e un’alta occupazione, nessuna delle quattro istituzioni sociali oggetto dello studio – governo, imprese, organizzazioni non governative e media – incontra la fiducia delle persone. La maggior parte degli intervistati non pensa che tra cinque anni starà meglio e più della metà (56%) crede che il capitalismo nella sua forma attuale stia apportando più danni che benefici al mondo.

La sfiducia è guidata da un crescente senso di iniquità e ingiustizia nel sistema. Il governo, tra le istituzioni, è considerato il meno equo: il 57% della popolazione afferma che serve gli interessi di pochi mentre soltanto per il 30% fa gli interessi della collettività. Sullo sfondo della crescente sfiducia intorno al capitalismo ci sono profonde paure per il futuro. In particolare, l’83% dei dipendenti afferma di temere per il posto di lavoro, attribuendo alla gig economy le cause del declino: recessione incombente, mancanza di competenze, concorrenti stranieri più competitivi e delocalizzazione. Tali questioni, osserva il Rapporto, richiederanno livelli più elevati di cooperazione tra le istituzioni. Ma solo circa un terzo delle persone crede che le imprese facciano un buon lavoro di collaborazione con le Ong o i governi. Un alto numero di intervistati (83%) ritiene che sia dovere delle imprese pagare salari dignitosi e investire sulla formazione dei lavoratori minacciati dall’automazione dei processi produttivi. Eppure meno di un terzo delle persone è fiducioso che ciò verrà fatto.

Per il 61% delle persone i governi non comprendono abbastanza le tecnologie emergenti per regolarle in modo efficace. Le preoccupazioni per la qualità dell’informazione e le fake news continuano ad essere diffusissime (76%) a livello globale. Oltre la metà dei cittadini (66%) non crede che gli attuali leader mondiali saranno in grado di vincere le sfide della nostra epoca. I primi Paesi del Trust Barometer in termini di fiducia sono nell’ordine: Kenya, Indonesia, India, Colombia, Emirati arabi, Brasile, Cina, Arabia Saudita, Messico e Malesia, con percentuali di ottimismo oscillanti tra il 90% e il 60%. Nel Regno Unito e in Italia la quota di persone contagiate da ottimismo è decisamente più bassa (27% e 29%), in Germania è del 23%.

Un trend negativo confermato anche dal Ceo Global Survey di PwC presentato a Davos, che rileva come il pessimismo dei dirigenti d’azienda sulla crescita globale nel 2020 raggiunga livelli record. Tra i 1581 amministratori delegati rappresentativi di 83 Paesi, più della metà (53%) prevede un calo di crescita economica nell’anno in corso (rispetto al 29% nel 2019 e solo il 5% nel 2018). Allo stesso tempo, il numero di dirigenti che prevedono un aumento del tasso di crescita economica è sceso dal 42% nel 2019 al 22% nel 2020.

* Andrea De Tommasi. L’articolo e l’illustrazione in testa è tratta dal sito web dell’ASviS.
——————————————
Giovannini: governance innovativa Ue per l’Agenda 2030. Gli effetti sull’Italia

Audizione presso la commissione Affari europei della Camera: “Il raggiungimento degli Obiettivi è ancora lontano e occorre agire con determinazione e rendere coerenti le politiche a livello europeo e nazionale”. 30/1/20

“Il progresso verso l’attuazione dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 è evidente da molti punti di vista. Tuttavia, nonostante l’ampiezza delle azioni messe in campo, il cambio di direzione sta avvenendo a una velocità e con una intensità insufficienti”. È quanto ha dichiarato il 29 gennaio, in audizione alla Commissione Affari europei della Camera dei deputati, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle politiche dell’Unione europea per l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) Enrico Giovannini. .

Giovannini ha ribadito come sia urgente rafforzare gli interventi in ogni campo perché i prossimi dieci anni siano decisivi per il presente e il futuro dell’umanità e del pianeta. “I quattro pilastri dello sviluppo sostenibile sono tutti ugualmente importanti: economia, società, ambiente e istituzioni. A tal fine è rilevante la struttura della nuova Commissione europea, che ha responsabilizzato l’istituzione nel suo complesso, i vicepresidenti e ciascun commissario per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, ha introdotto un commissario alle diseguaglianze, ha affidato al commissario per gli Affari economici il compito di valutare gli avanzamenti e ha stabilito che l’Agenda 2030 dovrà essere al centro di un rinnovato Semestre europeo”. Queste novità, unite ai nuovi orientamenti della Bce per agevolare le banche che investono nella lotta al cambiamento climatico, in energie rinnovabili e nell’economia circolare, e della Bei per interrompere i finanziamenti ai progetti legati all’energia fossile dall’inizio del 2022, vanno nella direzione auspicata dall’ASviS fin dalla sua costituzione.

Per Giovannini, la svolta europea avrà effetti positivi anche sull’Italia, dando maggiore consistenza agli impegni sul Green Deal promessi dal Governo. “Il nostro Paese potrà attingere al fondo di mille miliardi di investimenti e dovrà essere pronto a sviluppare adeguate capacità progettuali”. A tal fine l’ASviS propone di inserire nella Costituzione il principio di sviluppo sostenibile, di dar vita a una legge annuale sulla sostenibilità, di introdurre i 17 Obiettivi nel sistema di codificazione degli atti parlamentari e la valutazione ex-ante delle nuove iniziative legislative. Inoltre, va rafforzato il ruolo della presidenza del Consiglio per il coordinamento delle politiche e vanno intensificate le relazioni con le regioni, le province e i comuni per portare le politiche di sviluppo sostenibile anche sul territorio.

Sul sito ASviS:

Scarica le slide dell’ASviS

Comunicato stampa

di Andrea De Tommasi
giovedì 30 gennaio 2020

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>