Sardine
Erri De Luca: “Finalmente si torna in piazza. Viva le sardine!”
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Per lo scrittore con le innumerevoli manifestazioni di questi giorni si sta affermando il protagonismo di una nuova generazione che “si sta scrollando di dosso la catasta ammuffita delle gerarchie dei partiti”. E a chi accusa le sardine di avere un programma vago, replica: “Questa gioventù ha deciso di manifestarsi prima di tutto a se stessa. Usa la valorosa parola inclusione, la più efficiente risposta alla politica delle separazioni e delle esclusioni”.
intervista a Erri De Luca di Giacomo Russo Spena
“Il tonno come specie è destinata a ridursi, le sardine no”. Erri de Luca è un grande conoscitore del mare e, da scrittore, ama dilettarsi con le allegorie letterarie. L’immagine delle sardine gli è congeniale perché “si uniscono sulla superficie dell’acqua per dare le sembianze di un unico grande pesce e spaventare così il tonno”. I pesci, in effetti, stanno crescendo. Da Nord a Sud si riempiono le piazze. Il movimento chiama a sé persone non strettamente politicizzate, che però partecipano mossi da sentimenti di umanità e repulsione verso una propaganda cattiva e inquinatrice del vivere collettivo. Come già affermato su Il Fatto, Erri De Luca si sofferma sull’incredibile spontaneità e sul dato generazionale di questo movimento: “Giro per il mondo esiste una gioventù che si è messa di traverso e scende per le strade. Succede – con drammaticità diversa – da Teheran a Hong Kong al Cile. Si è diffusa una febbre civile”
Qualcuno, a sinistra, guarda con sospetto al movimento delle sardine. Qual è invece il suo giudizio? E come replica agli scettici?
Lascia che aggrottino le ciglia e si grattino perplessi la pelata. A me riguarda che questa gioventù si stia scrollando di dosso la catasta ammuffita delle gerarchie dei partiti. La società cambia quando fermentano le piazze, ossigeno nascente delle parole nuove. L’immagine di una gioventù chiusa nell’isolamento delle relazioni in rete, è stata capovolta in poche settimane. La loro convocazione fisica stabilisce la dichiarazione della loro cittadinanza.
Ma le sardine esprimono ancora un programma vago: si limitano a schierarsi contro il salvinismo e a sottolineare genericamente i limiti del centrosinistra, eppure riempiono le piazze ovunque nel Paese. A cosa è dovuto il loro successo?
Il programma sembra vago a chi è affezionato al formato classico: punto uno, punto due… Questa gioventù ha deciso di manifestarsi prima di tutto a se stessa. Usa la valorosa parola inclusione, la più efficiente risposta alla politica delle separazioni e delle esclusioni. Includere è un programma vago? Può esserlo in un dibattito televisivo, non lo è in piazza.
Come vede la decisione delle sardine di non far intervenire nessun partito o organizzazione dal palco finale del 14 dicembre?
Dove esiste un movimento allo stato nascente non esistono partiti, ma persone. Non è antagonismo, è pura estraneità. Sarebbe come invitare sul palco un rettore universitario o un rappresentante dell’ordine dei farmacisti.
Tra le parole d’ordine delle sardine c’è la difesa della Costituzione, ma non sembrano reclamare una discontinuità sul tema immigrazione rispetto all’era di Salvini al Viminale: ad esempio, perché non pretendere l’abrogazione dei decreti sicurezza?
Perché non cadono nel gioco dei dettagli di leggi e normative. La loro parola inclusione basta e avanza per sapere cosa pensano e sentano dei porti chiusi e dei naufragi procurati.
In piazza a Roma sono previste migliaia di persone in piazza, il problema è capire cosa succederà il giorno dopo. Secondo lei come si struttureranno? Hanno la possibilità di diventare un partito?
Non lo desiderano. Il passaggio alla forma partito è la fase mortale di un movimento. Il partito irreggimenta. Credo che la loro forma decisionale resterà l’assemblea.
Secondo lei, le sardine non verranno sussunte dal Pd? Gli stessi quattro organizzatori del Pd non fanno mistero di sostenere Bonaccini in Emilia Romagna…
Non credo che si appiattiranno su una indicazione di voto né si pronunceranno sulla modesta contingenza di un voto regionale.
Ha dichiarato che “il tonno se ne deve andare”. Ma come si sconfigge politicamente Salvini? Veramente sono sufficienti le sardine?
Il tonno va confuso e messo in condizione di non nuocere, suscitandogli contro una massa critica portatrice di sentimenti e parole opposte, come, insisto, inclusione.
(10 dicembre 2019)
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Aggiornamento di sabato 14 dicembre 2019 ore 19
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Le sei proposte delle sardine ai politici – Se nei giorni scorsi era circolata il manifesto delle 6mila sardine, oggi il fondatore Santori dal palco ha annunciato le sei proposte che fanno ai politici:
“Uno. Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi politiche invece di fare campagna elettorale permanentemente.
Due. Pretendiamo che chiunque ricopre la carica di ministro comunichi solamente nei canali istituzionali.
Tre. Pretendiamo trasparenza nell’uso che la politica fa dei social network, sia economica che comunicativa.
Quattro. Pretendiamo che il mondo dell’informazione traduca lo sforzo” che facciamo “in messaggi fedeli ai fatti.
Cinque. Pretendiamo che la violenza venga esclusa dai toni e dai contenuti della politica in ogni sua forma. E’ il momento che la violenza verbale venga equiparata alla violenza fisica.
Sei. Chiediamo di ripensare il decreto Sicurezza: c’è bisogno di leggi che non mettano al centro la paura, ma il desiderio di costruire una società inclusiva. Ci auguriamo che la politica possa migliorarsi, la politica è partecipazione. Oggi state facendo politica”.
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