Sardine più Costituzione per un futuro migliore

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Anche a Cagliari migliaia di “sardine”: la grande folla riempie piazza Garibaldi

democraziaoggi-loghettoUna folla enorme riempie piazza Garibaldi e le vie laterali dall’altezza di via Alghero sino alle vie Bacaredda e Paoli. Uno sciame di sardine sono accorse a Cagliari con una semplice chiamata via Facebook. Un successo, una bella manifestazione contro razzismo e odio, per la Costituzione e i suoi valori, come già accaduto in una trentina di città italiane.
E’ una folla composta, persone di ogni età: dai bambini accompagnati dai giovani genitori ai pensionati. “Cagliari non si lega“, recita più di un cartello. Ma, ahinoi!, si è già legata! E legata si è anche la Sardegna. Qui sarebbe meglio dire “Cagliari si slega“, la “Sardegna si slega“. Un impegno generoso, ma difficile. Chi slegherà Cagliari da Truzzu, e la Sardegna da Solinas? Non è alle viste alcuno slegatore, inteso in senso collettivo, come forze politiche. Ma questa manifestazione è un bell’inizio in questa direzione. Così come è bello e tutto un programma il canto di ‘Bella ciao‘, nelle due versioni: prima lenta poi con ritmo rock. Non poteva mancare “Procurade ‘e moderare“, anche se i baroni più che moderati andrebbero cacciati. Cartelli, musica e tanta buona volontà. Nessun intervento o quasi, senza microfono. Basso profilo dei personalismi. Forte impegno collettivo per la democrazia.

Ora su questo movimento pubblichiamo una riflessione di
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Alfiero Grandi, vice presidente nazionale del Coordinamento per la democrazia costituzionale

Sardine più Costituzione: la parola d’ordine per un futuro migliore

La destra è rimasta interdetta di fronte alle manifestazioni (riuscite) delle “sardine” che il 14 dicembre avranno l’importante appuntamento della manifestazione nazionale a Roma. Per tante ragioni: i toni non aggressivi, la critica all’istigazione all’odio verso i diversi di qualunque natura, la determinata opposizione ai toni beceri e arroganti della destra. Ora la destra si sta riprendendo dallo stupore, si preoccupa che i risultati elettorali potrebbero essere diversi da quanto raccontano i sondaggi e cerca di sminuire il valore delle sardine concentrando l’attacco su una presunta assenza di risposte sugli argomenti attualmente oggetto di polemica politica. La destra non riesce a concepire che possa esserci una reazione di cittadini, un loro protagonismo disinteressato, in particolare di giovani, che si propone un obiettivo preciso come fermare l’avanzata della destra, che troppo in fretta è stata data per pressoché inarrestabile. Le piazze piene sono la prova che le sardine hanno ragione. Hanno dimostrato che una mobilitazione contro la destra è possibile e vorrà pur dire qualcosa se dopo molte settimane ancora non si è vista un’iniziativa dei partiti non di destra in grado di misurarsi con l’obiettivo di riempire le piazze.
Le forze che per comodità definisco democratiche e di sinistra non erano evidentemente in grado di mobilitare con altrettanta forza. Anzi proprio la loro scarsa energia ha spinto le sardine, giovani ma non solo, a muoversi per bloccare la destra, per contribuire ad invertire un clima di scontro, di aggressività e di paura alimentato ad arte da Salvini, Meloni e alleati subalterni. Un ruolo politico di prima grandezza. Le sardine hanno occupato uno spazio vuoto e che probabilmente i partiti che avrebbero dovuto non avevano la forza di riempire, neppure volendo. Mentre l’accoglienza dell’opinione pubblica di centro sinistra, per quanto delusa, c’è stata perché le sardine hanno saputo presentarsi in modo semplice, senza pretese, contribuendo ad unire le energie anziché a dividerle. Del resto lo spettacolo dei contrasti, delle polemiche – fino ad evocare la possibilità della crisi di governo – in queste ore conferma che da qui non potrebbe venire un messaggio unitario, di tranquilla e determinata alternatività alla destra. Per questo le sardine hanno trovato ascolto e credito in tanti che si erano astenuti, che hanno votato per partiti della attuale maggioranza salvo restarne delusi, che hanno provato a votare per altre componenti minori, che però non hanno raccolto granché. Lo spazio occupato dalla sardine è quello di offrire un’occasione ai delusi, ai critici per farsi sentire, dimostrando di essere tanti e soprattutto disponibili ad entrare in campo se chiamati a farlo da soggetti credibili. Le sardine hanno chiarito che non intendono farsi partito, partecipare in proprio alle elezioni. Anzi hanno esplicitato che vogliono rivolgersi alla rappresentanza politica che c’è provando a smuoverla dai suoi difetti, dai suoi errori. Potrebbe perfino uscirne un rafforzamento elettorale dei soggetti politici attuali.
Molto diversa questa posizione da quella che portò alla nascita del Movimento 5 Stelle che era di critica radicale alla rappresentanza politica esistente, fino a tentare di formarne una nuova. Prova che si sta rivelando in crisi, se non fallimentare. La stessa ideologia né di destra né di sinistra per motivare una nuova posizione politica si è rivelata errata, al punto che oggi la destra è in campo come tale, rafforzata proprio dalla collaborazione di governo con i 5 Stelle che nel frattempo hanno dimezzato i voti. I democratici e la sinistra hanno maggiormente sofferto in questa fase riducendo i consensi elettorali perché incapaci di recuperare una alternatività forte e visibile alla destra. Il superamento della destra e della sinistra si è risolto in un favore alla destra che si è rafforzata, mentre la sinistra balbetta. Le sardine la spingono a recuperare. Le sardine rivelano che c’è uno spazio potenziale per recuperare e se questa area di elettori si convincesse che non si tratta solo di fare diga contro la destra ma occorre schierarsi per una politica alternativa, il futuro dell’Italia potrebbe essere diverso e migliore da quello che sembrerebbe inevitabile. Le sardine quindi riempiono un vuoto, danno corpo ad una richiesta di novità, offrono l’occasione per recuperare e correggere un andazzo che, se continuasse, lascerebbe alla destra la possibilità di una vittoria elettorale. Un’occasione non una certezza.
Nella vicenda del Fondo salva stati è emerso chiaramente che oggi la polemica arrogante e becera di Salvini è strumentale per coprire il nulla politico suo, e della Lega, sull’argomento durante il primo governo Conte, di cui era vicepresidente. Il problema però non è tanto il fracasso della Lega ma che posizione dovrebbero avere le forze democratiche e di sinistra sull’argomento, invece ancora una volta emerge una subalternità, un’incapacità ad affrontare in modo alternativo la soluzione di un nodo fondamentale per il futuro dell’Italia. Le sardine occupano uno spazio vuoto e per ciò stesso mettono in luce che è del tutto aperto il problema politico dell’autonomia e dell’alternatività alla destra che dovrebbero caratterizzare i democratici e la sinistra. Se queste forze non riusciranno a superare i limiti attuali si porranno seri problemi e forse in futuro le sardine o i loro eredi dovranno rassegnarsi a inventarsi altro. In questo momento tuttavia il bisogno di mobilitarsi e contrastare in campo aperto, con le manifestazioni, la destra è un problema reale e alle sardine potrebbe essere utile definire una piattaforma di riferimento più solida.
Del resto questa piattaforma esiste già, basta richiamarla per recuperare l’orizzonte di un programma forte e convincente, che così si potrebbe materializzare. Si tratta della Costituzione. Non solo, la Costituzione definisce il quadro istituzionale della nostra democrazia e non è poco. Non solo il richiamo alla Costituzione ha bloccato 3 anni fa, con la vittoria del No al referendum costituzionale, gli apprendisti stregoni che la stavano massacrando con la proposta voluta da Renzi. La Costituzione è anche un insieme di valori, di diritti garantiti ai cittadini e non a caso nello splendido art. 3 si afferma non solo che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali, ma aggiunge che la Repubblica rimuove gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini. Principi come questo possono ispirare un programma politico che potrebbe fare il nostro paese migliore, amico dei giovani, attento a chi è in difficoltà, unirlo in un impegno solidale per uscire, insieme, dalle difficoltà. Richiamare la Costituzione, invocarne l’attuazione, difenderne con determinazione l’impianto contro chiunque è un programma politico forte. Semmai sono i singoli partiti che hanno fatto pasticci e se ne sono allontanati, attratti dalla sirene di quello che Fitoussi chiama la neolingua, o se si vuole il pensiero unico.
Sardine più Costituzione, potrebbe essere questa la parola d’ordine per un futuro migliore del nostro paese.
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Costituzione della Repubblica Italiana
Principi fondamentali

Art. 1
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 5
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.

Art. 6
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Art.7
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Art. 8
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Art. 9
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Art. 10
L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.

Art. 11
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
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- La fotografia in testa all’articolo è del nostro amico e collaboratore Renato d’Ascanio Ticca, che ringraziamo.

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