Start up e giovane impresa opportunità di lavoro per i giovani e per lo sviluppo della Sardegna

farmacia-politica-cagliarifarmacia-politica-31-10-19Interessante dibattito promosso dall’Associazione Farmacia politica: occorre un’iniziativa forte e produttiva nei confronti del potere politico da parte dei giovani imprenditori e aspiranti tali
di Franco Meloni
Idee valutabili come eccellenti o comunque buone; ottima preparazione accademica degli aspiranti imprenditori; apprezzabile incubazione dei progetti di impresa finanziata dal sostegno pubblico… Ma complessiva impreparazione ad affrontare il mercato, con scarso sostegno pubblico proprio nella fase più complessa. Questa è la fotografia della situazione della giovane impresa innovativa cagliaritana consegnataci dall’incontro di giovedì 31 ottobre organizzato dall’associazione Farmacia Politica di Cagliari. [segue]
Certo, il campione costituito dalle due start up presenti non era ampio, tuttavia è sembrato sufficiente per dare un’idea attendibile delle potenzialità e delle criticità di tale settore dell’economia, tenuto conto che il quadro fornito dai responsabili delle due Start up ( Marcella Palmas per Glambnb e Matteo Angioni per NapShower), si è chiaramente definito con l’introduzione di Fabio Vitello, presidente di Farmacia Politica, di Davide Vitiello di Sardegna Project (il quale ha inquadrato la problematica generale delle start up con specifico riferimento all’eco-sistema cagliaritano), nonché con gli interventi dei consiglieri comunali Marzia Cillocu e Guido Portoghese, e delle persone intervenute nel dibattito. La start up Glambnb (https://www.facebook.com/glambnb/) diffonde e cura una “nuova forma di turismo che non altera l’ambiente e che consente un modo rispettoso di viaggiare incentivando le economie locali”. La start up NapShower (https://www.facebook.com/NapShower/) “permette la prenotazione di una doccia o un pisolino all’interno di abitazioni private e strutture ricettive”. Maggiori dettagli possono essere rintracciati nei siti web dedicati (alcuni già segnalati). In questa sede vogliamo dare spazio a considerazioni generali e particolari che si sono sviluppate nel corso dell’evento. E anche raccogliere qualche proposta meritevole di ulteriori approfondimenti. Vorrei prima introdurre una distinzione (incompleta, in quanto salta una serie di categorie di imprese innovative quali “gli incubatori certificati” e le “pmi innovative”) limitata a una tripartizione tra: 1) le start innovative in senso stretto, 2) quelle non ascrivibili a tale categoria e, infine, 3) la giovane impresa, categoria che comprende ma non si esaurisce nelle prime due, anzi di cui le prime due sono parte minoritaria. Le start up innovative sono precisamente definite dal decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito dalla Legge 221 del 17 dicembre 2012 e successive modifiche e integrazioni. La normativa prevede una serie di requisiti che ne consentono l’iscrizione a un apposito registro della Camera di commercio e, quanto più interessa, l’accesso a una serie di agevolazioni nell’arco di massimo cinque anni dalla loro costituzione. Ma non ci soffermiamo, rinviando per chi vuole un approfondimento all’apposito sito web dell’Unioncamere (http://startup.registroimprese.it/isin/static/startup/index.html). Le due esperienze di start up presentate al nostro incontro sono ascrivibili alla seconda categoria, in quanto allo stato non formalmente costituite come società di capitali e pertanto prive del requisito di iscrizione al citato registro della Camera di commercio. Non è detto che questo debba essere un esito scontato, potendo scegliere le stesse altre forme di presenza nel sistema socio-economico (società di capitale non start up innovative, società di persone, imprenditoria individuale, passaggio al settore no profit eventualmente come entità del terzo settore). Proprio questa delicata fase di passaggio risulta poco assistita dalla pubblica amministrazione, che invece dovrebbe garantire aiuti adeguati e perlomeno una forma di consulenza esperta (al riguardo si è richiamata la scarsa operatività della Camera di Commercio e di taluni Enti regionali di promozione del lavoro come l’Insar). Un ruolo positivo è stato invece ampiamente riconosciuto alle Università, in primis quella di Cagliari, con il Centro CREA che gestisce il Contamination Lab e altri progetti finanziati dall’Unione Europea (fondi FESR e FSE). Così pure è stato dato un giudizio positivo delle attività di Sardegna Ricerche e del ruolo propulsivo del CRS4, sebbene rivolti, come giusto che sia, al fronte dell’innovazione. In tale contesto un capitolo a parte meriterebbero le iniziative del settore privato come Open Campus di Tiscali e l’incubatore Net Value. Veniamo invece a quella che abbiamo definito genericamente “giovane impresa”, escludendo le start up innovative di cui abbiamo già parlato. In favore dell’autoimpiego e l’autoimprenditorialità sono previsti molti interventi di aiuto pubblico (entro il regime del c.d. “de minimis”) in gran parte gestiti dalle Regioni (ma anche lo Stato e direttamente l’Unione Europea ne mantengono una parte), cofinanziati dall’Unione Europea soprattutto attraverso i fondi c.d. strutturali di cui già si è detto, anche attraverso azioni delegate alla gestione dei Comuni (si è fatto l’esempio dell’ITI di Is Mirrionis). In questo ambito il giudizio è tutto sommato positivo, ma si è lamentata la lentezza dei percorsi attuativi dei bandi e una eccessiva burocratizzazione, anche dovuta a regolamenti farraginosi, a volte complicati da assurdi limiti e vincoli, che con tutta probabilità potrebbero essere rimossi. Al riguardo è stata auspicata una maggiore capacità propositiva che le “giovani imprese” di tutte le forme consentite dalle leggi possono esercitare per modificare in meglio i regolamenti, non solo a livello regionale e comunale ma anche al livello europeo. Ciò richiama la necessità di promuovere associazioni di rappresentanza degli interessi delle “giovani imprese”, che, anche costituendo opportune alleanze con altri soggetti, possano svolgere un ruolo di credibile interlocuzione con le Istituzioni. In questa direzione va sicuramente l’iniziativa di Farmacia politica, che è stata inviata a organizzare ulteriori momenti di confronto, anche finalizzati a rafforzare il protagonismo e la capacità vertenziale della “categoria giovane impresa”. Infine, al Comune di Cagliari è stata richiesta una maggiore attenzione per la promozione delle “giovani imprese”, operando “a sistema” con le altre Amministrazioni, in particolare per quanto nelle sue competenze quali la riduzione delle tasse comunali e la messa a disposizione di spazi comuni attrezzati per le “giovani imprese”, a prezzi sostenibili almeno per tutta la fase di avviamento delle stesse. Uno strumento da prendere in considerazione è quello delle Zone franche urbane, delle quali si è fatto solo cenno nel dibattito. I consiglieri comunali presenti, pur rammentando i limiti dell’attuale ruolo di opposizione rivestito in Consiglio comunale, hanno garantito il loro impegno, disponibili a un confronto continuo che dia conto di effettivi progressi nel rendere concrete le istanze dei giovani imprenditori o aspiranti tali. Molte altre riflessioni e considerazioni sono state fatte in un incontro-dibattito partecipato e ricco di stimoli per tutti. Attendiamo che tale ricchezza si concretizzi, anche favorita da nuovi contributi su questa News, verso futuri ravvicinati appuntamenti.

Franco Meloni

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>