Elezioni umbre. Poteva andar meglio. E come?
di Gianni Pisanu
Anche le elezioni regionali dell’Umbria sono… andate
Posto che l’esito del voto benché riguardante un campione limitato è particolarmente severo per la coalizione P.D. – M5s e LeU, si possono individuare molti elementi che meritano attente riflessioni.
A destra la conferma della Lega, l’ulteriore flessione di Forza Italia e il forte aumento di Fratelli d’Italia. Si può dire che tutto era prevedibile o quasi se si esclude la doppia cifra a Fratelli d’Italia.
Nella coalizione cosiddetta Giallorossa il discorso si allarga a molti fattori che hanno concorso. La scissione di Renzi, la “perplessità” di Di Maio che tranquillamente dichiara “teniamo il movimento lontano dalla sinistra”, e per quanto riguarda il P.D. e LeU la responsabilità di una gestione lunga 50 anni e solo per questo difficile da difendere in tempi che impongono il cambiamento come valore positivo a priori. Inoltre i recenti scandali nella sanità in regione hanno pesato eccome, nonostante le dimissioni imposte dal Segretario Zingaretti al vecchio gruppo dirigente. [segue]
Non penso che la regione Umbria fosse amministrata nel migliore dei modi, come pure non fosse quell’inferno che ha meritato ben 66 comizi del purificatore Salvini a fronte di Zingaretti 12, Di Maio 6. Anche in Sardegna l’allora Ministro Salvini è stato presente per tutta la campagna elettorale, la regione è in mano alla destra e i risultati (per fortuna) ancora non si vedono. Speriamo bene.
Nonostante il distacco fra i due principali contendenti sia stato di 20 punti la vittoria era contendibile. Occorreva che nella coalizione Gialloverde si puntasse a confermare da parte del M5s il 14.6% delle europee, o almeno evitare il disastro e portare a casa un 12 – 13%; e che Renzi, dopo essere stato l’ostetrico dell’attuale governo, fosse stato conseguente e, come si dice, ci avesse messo la faccia invece di defilarsi definendo la presenza nella stessa manifestazione di Zingaretti, Di Maio e Speranza col candidato Bianconi un “genialata”, in tal modo strizzando l’occhio al suo mondo di riferimento che ha potuto nel migliore dei casi astenersi, oppure votare, perché no, per una delle liste di centro destra e civiche. Chiudo il discorso aritmetico ricordando che, con l’apporto di + 6% da parte del M5s passato a Salvini e compagnia, e del potenziale +5% di estrazione renziana, i voti corrispondenti, circa 10-12%, avrebbero potuto ribaltare il risultato o quantomeno ridurre fortemente le distanze con vantaggio politico per la parte progressista.
Ho cercato di dare uno spunto di riflessione in merito alla capacità dei quattro partiti che formano l’attuale coalizione di governo di unirsi nei momenti di confronto contro un avversario comune, il Centro destra o Destra centro o Destra e basta. Ma forse l’avversario non è poi così brutto almeno per qualcuno o due, meglio tenerselo buono. Il fatto è, o così a me pare, che per qualcuno o due la sinistra è meglio tenerla alla larga. Col senno di prima si capiva da quando “la Lega è la prima scelta” e lo sostenevo dal marzo 2018. La storia degli ultimi 18 mesi è nota. Il governo è stato imposto da Renzi, la scelta per il PD era obbligata, ora sembra che il PD abbia anche il dovere di fare il bravo, compreso tenersi anche i decreti sicurezza del governo Conte 1, tanto Zingaretti ha un buon carattere e tutti possono fare i c… loro compreso defilarsi e sfottere (Renzi) o essere perplessi (Di Maio) in campagna elettorale. Se non è troppo, a quando un po’ di decenza?
Gianni Pisanu
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